Nel nome della misericordia

Giovanna Romualdi

“La creazione vi chiama Dio e l’uomo vi chiama Padre; ma Salomone vi chiama Misericordia, che è il più bello di tutti i vostri nomi”. Questa citazione da I miserabili di Victor Hugo, fa quasi da sigillo in quarta di copertina all’ultimo saggio di Adriana Valerio, Misericordia. Nel cuore della riconciliazione (Gabrielli editori, 2015, pagg. 100, euro 12).
Un “breve” saggio dice l’autrice stessa, ma la ricchezza di riferimenti biblici (in appendice anche letterari), nonché di spunti teologici , fanno di queste pagine un valido contributo alla riscoperta dei tanti significati di una parola “tanto usata e abusata”, quasi svilita nella quotidianità, tornata sulla bocca di tutte/i perché abbinata da papa Francesco all’evento Giubileo, e spesso ripresa come stella polare nei suoi interventi sull’oggi.

Adriana Valerio ricorda però che già Giovanni XXIII aveva individuato “la medicina della misericordia” come cura della Chiesa per aprirsi ai segni dei tempi, “mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà, anche verso i figli da lei separati”.

Il percorso di riscoperta della misericordia proposto dall’autrice passa per la riscoperta di un “volto di Dio” così come emerge dall’esperienza salvifica del popolo d’Israele nei testi dell’Antico Testamento alla rivelazione da parte di Gesù di Nazareth nei testi evangelici: un Dio compassionevole, un Dio padre materno, non potente ma fragile, da aiutare con la stessa fragilità umana che – cosciente del limite – sia anche capacità di mettere in campo gesti di amore e cura verso la vita degli altri. “Solo dalla fragilità possiamo far nascere la forza della solidarietà, della misericordia, della consolazione” è il messaggio che chiude questo percorso.

Come altre volte, Adriana Valerio non manca di ricordare esempi significativi di “donne che hanno meditato sulla misericordia e, nello stesso tempo, l’hanno resa attuale nelle loro scelte di vita”, “donne di misericordia” con percorsi esistenziali agli “antipodi del potere.e delle logiche di violenza”.