Qual è la libertà di una donna “cristiana”?

Mentre si stanno mettendo a punto gli atti dell’incontro nazionale 2015 “Le orme del divino sulle strade dell’oggi”, Maria Di Bello invia questo intervento che sviluppa alcune  idee ed interrogativi brevemente introdotti nel dibattito assembleare di quell’incontro.

Grazie per darmi l’occasione di chiarire il mio pensiero intorno a quelle mie espressioni poco sviluppate.

Comincio da una verità. La conoscenza della relazione della donna con il proprio mondo ha radici storiche, antropologiche, sociologiche, recenti, mentre la relazione dell’uomo con il proprio mondo è vecchia quanto le religioni.

Un’altra verità è che il mondo della donna è stato costruito dalle religioni fondate, in Occidente, dagli uomini del Dio unico. Purtroppo, la libertà della donna, spesso, è un copione della libertà dell’uomo. Stiamo combattendo per avere gli stessi diritti.

Credo che la donna non può essere riconoscibile soltanto dalle leggi dell’uomo. Siamo portatrici di tanto altro del mondo maschile. Personalmente, non mi sono mai sentita una “costola” dell’uomo, anzi ho sempre cercato di rendergliela nelle mie relazioni per il suo equilibrio psichico. Tanti uomini sono dei pazzi, uccidono anche le donne e i bambini. La follia maschile può essere arginata dalla donna? Fino ad oggi i risultati sono quelli che vediamo.

Il corredo genetico non si può cambiare che con l’aiuto della scienza, mentre il corredo del nostro pensiero non è contenibile negli orizzonti umani. Le pulsioni, le emozioni, i sentimenti sfuggono al controllo dell’individuo. Le religioni hanno costruito di tutto e di più a svantaggio della donna, la hanno imprigionata nello specchio della prostituta.

Qual è la libertà della donna “cristiana”? Qual è il suo mondo? Qual è la sua verginità? Non so se può reggere alla conoscenza la solitudine di una donna ai piedi di una croce. Una croce che ha fatto del martirio di un figlio la Resurrezione dell’umanità.

È ora per la donna di cambiare luogo. È ora di dire la sua verità, qualunque essa sia. È l’ora del coraggio: qual è il desiderio che ci spinge a farne un soggetto di vita? Come per l’uomo, la relazione della donna con il desiderio si forma normalmente intorno a un’immagine, a un volto, a uno sguardo, a una voce, a una parola. Il desiderio inconscio è il soggetto della vita.

Il corpo che piace è il suo complemento. Il desiderio è vero quando non tace nel silenzio. È ciò che respiri in una boccata d’amore. I soggetti del desiderio sono innumerevoli, tanti quanti sono gli individui. Di solito vivono della relazione con l’altro. È una relazione in cui il corpo, la vista, il mostrarsi, il linguaggio ha la priorità sul mondo dell’essere ciò che intimamente nascondiamo.

È semplice stabilire la comunicazione con l’altro. Il Galateo ci aiuta. La comunicazione è uno stereotipo sociale, comune, per non vivere da soli, comprare e vendere le cose che ci interessano.

Le religioni non fanno altro che voler adattare le donne e gli uomini ai loro credi.

Che universo è quello in cui tutti siamo figli dello stesso Dio? Siamo tutti chiesa della misericordia? Non so se papa Francesco sia più scaltro delle sue parole, certo è che verso il mondo della donna ha poca esperienza. Non è la Scrittura, ma è l’esperienza il principio del cambiamento. È l’esperienza che vive nel …può essere …può accadere …può avvenire …può nascere …non è scritto che avvenga.

È l’esperienza che non ha regole, che non si può comprare, né vendere, che non si copia perché sarebbe falsa. È un incontro. È l’incontro della donna con l’Amore, con il divino. È un legame esistenziale. È un legame all’Altro che conosci attraverso l’innamoramento, tramite la passione. È umano fino al punto in cui si vive con il corpo. Il linguaggio che lo accompagna è la poesia. È l’incontro con l’amore naturale, con la l’amore che si congiunge all’odio, non di rado, è l’amore della donna peccatrice.

Oltre il peccato, c’è un altro mondo il cui l’accesso è consentito da “Dio”. È il suo incontro tramite l’uomo, la donna. È la Parola del Vangelo. Se il divino è l’amore, il linguaggio di Gesù Cristo, come pure di altri profeti, è la sua espressione… le sue parole sono il divenire di una nuova relazione all’Altro. I valori umani sono valori cristiani. Si tratta di farne uso nel nostro linguaggio e di aderirli alle nostre intenzioni, obiettivi, scoperte, testi, poesie, pitture… Si tratta di divenire pace, amore, bellezza nel linguaggio della nostra relazione all’Altro.

Per quanto concerne la tematica della sessualità possiamo concederci prima di tutto di scoprire la consistenza della nostra in relazione al corpo maschile e femminile. Non è oggettivabile la relazione sessuale. Cambia da partner a partner, sia per l’uomo che per la donna. Possiamo affermare, ma non è assoluto, il dato che identifica la donna con l’utero della creazione. La donna è segno di vita fino a quando non conosce il tradimento. Poi sarà il figlio a dire la verità sulla donna- madre.

La verità è soggettiva nella relazione sessuale. Se ascolti quella degli uomini ti sorprende l’omologazione… le donne son tutte…

Se ascolti quella della donna, ti attrae il fascino del sogno. Il sogno del Dio dell’Antico Testamento non è donna.