IL TEMPO DELL’ATTESA INTRECCIO TRA ESPERIENZE E VITA QUOTIDIANA

XXII incontro nazionale dei gruppi donne delle comunità cristiane di base italianein collaborazione con Donne in Cerchio, Donne in ricerca di Padova, Ravenna, Verona,Identità e differenza, Il Graal Italia, Thea Teologia al femminile

Verona 18-20 Novembre 2016

Parlare in questo seminario del tempo dell’attesa, nell’intreccio di esperienza e vita quotidiana, ha voluto dire mettere in campo il nostro desiderio di accogliere il tempo lento e profondo di una spiritualità del quotidiano che ci attraversa e ci pone in relazione alla materialità dell’esistenza e dei corpi, risvegliando la capacità generativa dello “stare nella vita”.Questo aspetto della spiritualità, libero dal fare compulsivo che spesso ci attanaglia attraverso l’angoscia dell’inadeguatezza e dei sensi di colpa, è stato l’oggetto di riflessione dei gruppi donne nei mesi precedenti al nostro incontro. Dai contributi di questa riflessione comune ha preso avvio l’intervento della filosofa Chiara Zamboni, che ha valorizzato e rilanciato aspetti significativi del nostro pensiero e delle nostre pratiche, evidenziandone anche le mancanze. Per la Zamboni la qualità del nostro esserci nel quotidiano e l’efficacia delle nostre azioni devono radicarsi in questo tempo del raccoglimento, in cui parole e avvenimenti vengono ascoltati dentro di sé, ricordati e meditati. E’ necessario lasciarsi toccare dalle parole, lasciarsi toccare nel lato inconscio del corpo.Le parole e gli avvenimenti, in questo spazio interno, non vengono pensati o interpretati, perché la meditazione non richiede pensiero. Si tratta più di esperienza che di pensiero, e deve mettere radice, crescere e fiorire. Quindi la quotidianità non è il luogo dove rifugiarsi, non esiste per consolarci. Si meditano gli eventi nel quotidiano, ma non sono soggettivi e personali. Dobbiamo essere consapevoli che facciamo crescere qualcosa a cui partecipiamo soggettivamente. Facciamo crescere quindi qualcosa di ordine impersonale per restituirlo al mondo, anche se la soggettività è in gioco. La fiducia ci porta ad individuare gli elementi importanti. Dobbiamo quindi aver fiducia nello scommettere su piccoli avvenimenti che sono in realtà grandi avvenimenti, aver fiducia che ciò che ad altri appare come secondario, insignificante o minaccioso per l’ordine costituito, per noi è importante, essenziale, vitale. Si tratta di sperimentazione libera e vincolata. Libera, in quanto ci prendiamo l’autorità di assumerci la competenza simbolica necessaria per ruminare gli accadimenti che ci hanno toccato e significarli. Vincolata, perché abbiamo la necessità e l’impegno di restituirli al mondo, nello spazio pubblico e politico, incarnando le trasformazioni.In questo momento storico è quindi fondamentale non perder di vista la battaglia che i governi giocano sulla biopolitica per il controllo dei corpi e dell’ambiente.Nel nostro caso è fuor di dubbio che crescita femminista e crescita spirituale vadano di pari passo.

Vicine all’idea di Simone Weil, che vedeva il rito come momento in cui è presente una materialità che si illumina e ci illumina e una postura del corpo che porta alla trasformazione dell’anima, abbiamo condiviso nella celebrazione liturgica pane e semi, preghiere libere, canti e un percorso nella letteratura sapienziale. Questa ci ha donato la figura femminile di Sofia/Sapienza che viene descritta come sorella, madre, amata, padrona di casa, profeta, guida, predicatrice, giudice, liberatrice. La Sapienza pervade il mondo per attirare sul giusto sentiero, verso la vita.

Abbiamo inoltre colto l’occasione per presentare opere recentemente prodotte da tre nostre care amiche e compagne di percorso presenti all’incontro: il saggio autobiografico sulla differenza sessuale intitolato “Le donne e il prete. L’isolotto raccontato da lei” di Mira Furlani, il piccolo poema “Tardi ti ho amato” di Paola Cavallari e la raccolta di composizioni poetiche “Evangelium Foeminae” di Rita Clemente.

In questo clima di elaborazione e di raccoglimento non sono mancati i consueti momenti di laboratorio del corpo, caratterizzati da creatività, prossimità, tatto, con la partecipazione di tutte le presenti.

Doranna Lupi