Storia vivente – 22 febbraio 2018

Elena Lobina Cocco – Roma

Carissime, sarò sintetica, per restare nella ‘paginetta’!

La motivazione che mi ha spinto all’incontro di Milano era conoscere le donne della ‘comunità di storia vivente’ per capire lo scopo del loro stare insieme, le motivazioni e soprattutto le modalità operative della loro attività, quali metodologie usassero per elaborare e rendere ‘storia’ delle esperienze di vita di donne.

Questo perché il movimento dei ‘gruppi donne delle comunità di base e non solo’, al quale appartengo, a circa trent’anni dai suoi primi passi è oggi alla ricerca proprio di questo: individuare le modalità più appropriate per raccontare, per ‘scrivere’ la propria storia e quindi era per me interessante andare a sentire come un gruppo di donne della Libreria delle donne di Milano, che hanno costituito una ‘comunità di storia vivente’, scrivesse la sua, le sue storie.

I gruppi donne delle comunità di base e non solo, radicati ognuno in ambiti molto diversi tra loro, e singole donne non appartenenti a un gruppo, hanno portato avanti, a partire dal lontano 1988 in cui hanno cominciato a muovere i primi passi, una ‘organizzazione’ avente come ragione il comune interesse a investigare, scandagliare il rapporto donne-divino nei suoi molteplici aspetti che qui è impossibile dire, e su questo basata. Questa attività si è concretizzata finora in 22 incontri nazionali nei quali si è dipanato un percorso fatto di ricerca teologica, laica, politica, riappropriazione di espressività liturgiche, coinvolgimento dei corpi, avendo come punto fermo la coscienza dell’essere sessuate al femminile e il partire da sé.

Questa, per me, è la storia che vogliamo raccontare: intreccio tra la storia personale di ciascuna nel contesto del proprio ambito di vita e di attività e la eccezionale (a mio avviso) esperienza comune che da quelle singole storie nasce, ma che ha assunto nel suo realizzarsi una più vasta, globale significanza politica, sociale, religiosa, che le conferisce già per il suo stesso esistere una dimensione storica.

Diversi sono, da quel che ho imparato nell’incontro al quale ho partecipato con grande interesse, carattere, genesi, finalità della ‘comunità di storia vivente’, dalla quale ho ricevuto tuttavia, oltre che un’accoglienza e disponibilità squisite, stimoli molto positivi, con l’incoraggiamento alla fiducia in sé, con la conferma dell’importanza della narrazione, della testimonianza, del ricercare e lasciare tracce di storie di donne altrimenti destinate all’oblio. Sono uscita quindi dall’incontro rafforzata nella determinazione ad andare avanti nel progetto di raccontare la nostra storia, per lasciare appunto in prima persona memoria di noi, di un grande lavoro fatto e in fieri nella direzione della riappropriazione del nostro nominarci, forti dell’autorità che in questi anni ci siamo reciprocamente riconosciuta.

Un caro saluto.