L’IMMIGRAZIONE ARRICCHISCE IL PAESE, MA IL GOVERNO CONTINUA A NON CAPIRLO. IL DOSSIER CARITAS 2008

di Giampaolo Petrucci
da: www.adistaonline.it

Non c’è futuro senza immigrati. È quanto afferma il Dossier Statistico 2008 (il diciottesimo della serie) sullo stato dell’immigrazione in Italia, redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes e presentato a Roma lo scorso 30 ottobre, nella consueta cornice del Teatro Orione. Il Dossier – dal titolo Lungo le strade del futuro: importanza dell’immigrazione per l’Italia, edito da Idos (per ordinare il volume: tel. 06/66…, e-mail: idos@dossierimmigrazione.it) – ribadisce ancora una volta il contributo positivo, sotto ogni punto di vista, delle popolazioni straniere nel nostro Paese. Parallelamente rileva, però, che il timore degli italiani nei confronti dei fenomeni – anche cavalcato da alcuni partiti della maggioranza e da certi media – continua ad aumentare. Una paura assolutamente “ingiustificata”, legata a stereotipi e pregiudizi che la Caritas smonta pezzo per pezzo con la forza delle statistiche.

A “dare i numeri” del fenomeno, in sala, si sono alternati mons. Piergiorgio Saviola (direttore generale della Fondazione Migrantes), Franco Pittau (coordinatore del Dossier Statistico Immigrazione) e mons. Giuseppe Merisi (presidente della Caritas Italiana). Per certi aspetti, hanno ricordato i relatori, gli immigrati rappresentano una forza dinamica e produttiva, a volte più degli stessi italiani. Il loro contributo alla ricchezza nazionale è in costante aumento: 6,1% del Pil nel 2004, 8,8% nel 2005, 9,2% nel 2006. E questo dato acquista vigore se rapportato alla loro incidenza sulla popolazione: 6,7%, con 4 milioni di presenze circa.

L’immigrazione, si legge inoltre sul Dossier, “concorre fortemente e porre rimedio alle lacune del Paese”, una vera panacea dei nostri mali strutturali. I cittadini stranieri contribuiscono, ad esempio, a ‘ringiovanire’ l’Italia: l’80% di loro, infatti, non supera i 45 anni. Il tasso di fertilità delle donne straniere (con 2,51 figli ciascuna in media) è di molto superiore a quello delle italiane (1,26). La presenza di molti giovani lavoratori stranieri contribuisce poi a rimpolpare il gettito contributivo, salvando così il Paese dallo spettro di una crisi del sistema previdenziale.

Inoltre, lavorano di più e producono di più: il tasso di occupazione degli immigrati è del 73%, contro il 58,1% degli italiani. I lavoratori immigrati sono diventati indispensabili in alcuni settori agricoli, come la raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, del tabacco in Umbria e Toscana e del pomodoro in Puglia. E a chi contesta l’usurpazione dei posti di lavoro da parte degli immigrati, il Dossier ricorda che a “chiamarli” siamo stati proprio noi, con circa un milione e mezzo di domande d’assunzione tra il 2005 e il 2007. Infine, gli immigrati versano 3,7 miliardi di euro in tasse. Molto più di quanto costano al Paese in termini di servizi sociali erogati.

Dossier alla mano, la Caritas ritiene profondamente ingiuste le attuali posizioni culturali e politiche sugli stranieri. È ingiusta, ad esempio, la riduzione, prevista con la prossima finanziaria, del fondo per l’integrazione, che da 100 milioni di euro passerà a 5. L’analoga quota tocca in Spagna i 300 milioni circa e in Germania i 750 milioni. Soprattutto, è ingiusto che, a fronte di continui tagli, si perseveri nello stanziare ingenti cifre per la repressione (ad esempio gli ex centri di permanenza temporanea).

“È un errore – ha spiegato in merito il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, commentando i dati del Rapporto Caritas/Migrantes – trattare questa grande ricchezza come un problema, nella logica proposta dal pacchetto sicurezza”. Ne è un esempio calzante la presenza dei cittadini rumeni, considerata spesso responsabile di un aumento della violenza e della criminalità nel Paese. I rumeni sono la prima comunità di stranieri in Italia, sono un quarto degli immigrati sul territorio nazionale, ma incidono solo per un sesto sulle statistiche criminali: “L’enfasi posta sulla collettività rumena criminale a livello informativo e politico – ha detto Franco Pittau – è falsa”.

Più in generale, è scorretta l’equazione “immigrato uguale criminale”. La Caritas non nega l’evidente aumento della criminalità nel Paese, ma sottolinea che, a fronte dell’aumento esponenziale della loro presenza in Italia, non aumenta nella stessa proporzione la delinquenza generale. Inoltre, ha spiegato ancora Pittau, “equiparare immigrazione e criminalità è la più grande offesa che si possa fare alla ‘nostra’ immigrazione, che ha rischiato allora lo stesso stigma”.

Ingiusti, infine, gli scenari presentati dal ministro del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, invitato come rappresentante del governo a partecipare alla presentazione del Dossier Il ministro ha espresso tutta la sua “paura” “dopo casi di rapine violente commesse da immigrati, di comportamenti quotidiani da parte di stranieri che mettono a disagio”. Di fronte alla crisi finanziaria, ha poi aggiunto, “che sicuramente restringerà gli spazi occupazionali”, occorre “evitare di portare nel nostro Paese persone che rischiano la disoccupazione”.

Tra le righe, il rappresentante del governo ha annunciato una stretta sui flussi e sui finanziamenti all’integrazione, in risposta agli interventi precedenti che, più o meno velatamente, chiedevano al governo non di tagliare, ma di investire sugli stranieri come forza motrice dell’economia italiana. E il suo intervento è stato seguito, in sala, da una lunga scia di polemiche e fischi.

Considerando il beneficio apportato dall’immigrazione al sistema-Paese, la Caritas propone un approccio – e quindi un’adeguata gestione del finanziamento e delle politiche pubbliche – che miri all’integrazione piuttosto che alla repressio
ne, a cominciare dalla progettazione di un “pacchetto integrazione” che sostituisca, nella gestione del fenomeno migratorio, l’inopportuno “pacchetto sicurezza” proposto dal governo. Pittau ha inoltre chiesto al governo di semplificare le procedure burocratiche per ricongiungimenti, permessi di soggiorno e richieste di nazionalità, oggi una vera “corsa ad ostacoli” che incentiva lo straniero alla clandestinità.