Quando un paese è in declino…

di Roberto Cotroneo
da www.unita.it

C’è un piccolo dato, nel nostro paese, che spiega meglio di altri che le cose non vanno proprio. Eurostat ha pubblicato proprio ieri ieri i dati che riguardano la diffusione di internet in Europa. Siamo al terz’ultimo posto. Dopo di noi ci sono soltanto Romania e Bulgaria.

Il dato già così è sconcertante, ma c’è di più, dal 2007 a 2008 abbiamo perso un punto di percentuale: ovvero nel 2007 accedevano alla rete il 43 per cento degli italiani, mentre nel 2008 accedono il 42 per cento. È un calo unico, che non si ritrova i nessun paese d’Europa.

Per intenderci: l’Olanda è al 86 per cento, Norvegia e Svezia all’84, Danimarca 82 per cento, Lussembeurgo 80 per cento, Germania 75 per cento, Regno Unito 71 per cento. Con una media europea del 60 per cento. Tutti i paese europei, compresa Bulgaria e Romania sono comunque in crescita. Noi no.

Questo dato sembra piccolo e non lo è, ed è un segnale sul perché siamo un paese in declino. L’utilizzo di Internet, come accesso a informazioni, come miglioramento della qualità della vita attraverso l’informatizzazione dei gesti quotidiani, è un fatto ormai acquisito.

Non utilizzare la rete è per certi versi una nuova forma di analfabetismo. E soprattutto avere solo il 31 per cento di famiglie che utilizzano la banda larga contro il 48 per cento della media europea è un altro dato sconfortante.

I motivi sono vari. La miopia di non aver incoraggiato la banda larga, e questo vale per tutti i governi degli ultimi dieci anni, le tariffe di internet ancora troppo alte, più alte di quelle degli altri paesi europei. La scuola che sulla tecnologia e sull’uso della rete ha fatto soltanto piccoli passi, e poco efficaci.

Ma soprattutto siamo un paese culturalmente vecchio, che ha meno curiosità verso il mondo, che non sente il bisogno di confrontarsi, che non ha nessuna voglia di andarsi a cercare informazioni, di leggere, di usufruire di una posta immediata ed efficace. Di navigare e trovare nuove cose.

Siamo un paese ignorante e diffidente, dove la rete non viene considerata una ovvia opportunità, oltre che una comidità, ma viene vista come un surrogato della vita, un modo per perdere tempo. E c’è un secondo aspetto che spiega bene cosa siamo diventati. Siamo il primo paese in Europa per diffusione di telefoni cellulari. E gli ultimi per diffusione di internet.

Non informazione e qualità. Ma chiacchiera con il cellulare attaccato all’orecchio, e poca voglia di informarsi e capire cosa avviene nel mondo. Peggio di così…

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«Regolamentare internet», bastano due parole e la rete si scatena

di Francesco Costa

Sono bastati pochi minuti perché nel mondo della rete si scatenasse la discussione sulle parole di Berlusconi e sulla sua promessa di farsi promotore di una «regolamentazione mondiale di internet» durante il prossimo G8.

La proposta è bizzarra, specie considerata la sua provenienza: durante la scorsa campagna elettorale, proprio Berlusconi dichiarò pubblicamente di ritenersi «troppo vecchio per internet».

Non si può dire però che non si tratti di un proclama inquietante, visto che gli unici paesi al mondo in cui sono presenti filtri o restrizioni nei confronti di internet sono paesi governati da regimi dittatoriali: tra questi la Cina, l’Iran, Cuba, Arabia Saudita. Un club in cui i blogger italiani non hanno alcuna intenzione di entrare.

Allo stesso modo, se associamo alle dichiarazioni del premier il dato Eurostat reso pubblico ieri che vede l’Italia l’unico paese in Europa in cui la diffusione di internet indietreggia invece che avanzare, il quadro diventa ancora più preoccupante.

«Regolamentare internet? Cosa voleva dire? Regolamentare uguale controllare, chiudere, vigilare?», si legge su Politicablog. «Forse Berlusconi dovrebbe pensare a colmare l´enorme buco di ignoranza che il 90% degli italiani ha con le nuove tecnologie, per un futuro al servizio degli utenti e non un futuro di utenti al servizio della tecnologia», scrivono gli autori di Ischiablog, anche loro tra i primi a reagire alle minacce del premier.

Cattivamaestra ironizza sull’internet che immagina il premier: «Sarà interrotta ogni venti minuti da una televendita di materassi, sarà rapida e scattante come Davide Mengacci e sarà libera… di esprimere solo le idee del Cavaliere. Insomma, la nuova Internet sarà il Tg4».

Alfonso Fuggetta però non ha voglia di scherzare, e riportando la notizia, scrive: «Non voglio sembrare qualunquista o disfattista, ma io mi sento un tantino preoccupato».

La preoccupazione di Diarioelettorale è di altra natura: «Non mi preoccupa affatto il suo improbabile successo a livello mondiale ma il tentativo che dovremo aspettarci in patria. Prepariamoci al peggio». Come dargli torto.

Intanto però la rete si mobilita, ed è attesa per il 4 dicembre la protesta organizzata dagli aderenti alla campagna contro le leggi ammazza-blog: una giornata di oscuramento volontario di blog e siti personali allo scopo di «difendere la neutralità e libertà di Internet».

«Regolamentare internet – si chiede Il primo cerchio – basteranno due parole a scatenare l’inferno?». Probabilmente sì.