E ORA LO STOP ALLA PILLOLA CON L’AIUTO DEI TEODEM

di Eleonora Martini
da Il Manifesto

Che sulla trincea della bioetica la maggioranza di governo – chiamata a raccolta dalle trombe vaticane – stia schierando tutte le sue truppe, lo si capisce anche dall’impasse subito dall’iter di registrazione della pillola abortiva Ru486. Ieri, mentre l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dilatava oltre ogni limite in Commissione tecnico scientifica la valutazione della tanto discussa pillola e faceva slittare di nuovo a gennaio la riunione del Cda che dovrebbe dare il via libera definiti vo all’introduzione del farmaco anche in Italia, alla Camera e al Senato cominciava a circolare una mozione bipartisan per chiedere di sospendere completamente la procedura di autorizzazione.

E, dopo la denuncia sollevata in un’intervista a Econews dalla stessa Exelgyn, la casa farmaceutica francese produttrice del farmaco, circa le «forti pressioni nella valutazione della Ru486» che «non è difficile intuire da dove vengano originate, ossia dal Vaticano», l’Aduc (l’associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori vicina ai Radicali) ha annunciato che presenterà un ricorso alla Corte europea per violazione della direttiva sul mutuo riconoscimento dei farmaci. L’Aifa, da parte sua, oltre a tenere le bocche cucite, nel pomeriggio smentisce tutto in una nota con la quale precisa che la valutazione della Ru486 «non è mai stata inserita nell’ordine del giorno del Cda che si riunirà nei prossimi giorni e che, essendo la procedura di valutazione della Ru 486 ancora in corso e prevedendo anche un’analisi da parte del Comitato prezzi e rimborso, non è a tutt’oggi ipotizzabile alcuna data per l’analisi del farmaco da parte del Cda e, quindi, per la conclusione dell’iter registrativo».

Dunque secondo l’Aifa nulla ancora è stato deciso e il Comitato tecnico scientifico, riunitosi ieri per quella che. doveva essere l’ultima riunione in merito, non e arrivato a nessuna conclusione dopo più dì un anno da quando l’iter è cominciato il 10 novembre 2007.

Secondo alcune indiscrezioni invece la Commissione, composta da nove cattedratici, avrebbe già espresso parere favorevole. Protesta però la Exelgyn che ha già individuato la società distributrice in Italia della Mifegyne (nome commerciale della Ru 486): «Nel corso di due incontri consecutivi – riferisce l’azienda – il Comitato prezzi dell’Aifa ha ritardato l’esame della Ru486 per non meglio specificate ulteriori valutazioni del dossier. Il successivo incontro avrebbe dovuto esserci oggi (ieri, ndr) ma sembra che sia stato ulteriormente rinviato». A questo punto per 1’Aduc «è urgente che intervenga l’Unione europea con la procedura centralizzata di autorizzazione alla commercializzazione». Soprattutto perché, spiega l’associazione, «la direttiva europea 2001183/EC prevede che uno Stato membro approvi la richiesta di mutuo riconoscimento entro 120 giorni dalla presentazione (90 giorni per accordarsi col governo francese e 30 per decidere sul prezzo e l’etichettatura).

Ormai è passato più di un anno da quando la domanda di mutuo riconoscimento è stata posta all’Italia che, in violazione della legge europea, continua a non decidere». «Non si capisce questo accanimento contro la pillola Ru486 che costituisce soltanto un altro modo di praticare l’aborto con una tecnica meno invasiva», si chiede Vittoria Franco, ministro Ombra del Pd delle Pari Opportunità. Ma i perché sono ormai abbastanza chiari.

Dopo lo stop del Vaticano ieri Eugenia Roccella ha spiegato meglio: «L’Aifa è autonoma – ha detto la sottosegretaria al Welfare – tuttavia, nel rispetto dell’autonomia c’è il dovere da parte del ministero del Welfare di assicurare il massimo delle garanzie per la salute delle donne, chiarendo tutte gli aspetti ancora oscuri». Gli aspetti oscuri di cui parla Roccella sarebbero «i dubbi sulla sicurezza del farmaco che ad oggi ha registrato 16 morti accertate nel mondo», come spiegano i deputati e senatori di Pdl, Lega, Udc e Pd (40 tra i quali anche la teodem Paola Binetti) che ieri a Montecitorio hanno presentato la mozione per impegnare il governo ad adottare «gli opportuni provvedimenti» perché venga sospeso l’iter di registrazione della Ru486. Provati ad enunciare i «dubbi scientifici», presto però hanno ripiegato sui «dubbi morali».