E’ morta la pietà

di Giovanna Romualdi

“Che il Signore l’accolga e perdoni chi l’ha portata a questo punto”: questo sarebbe stato il primo commento del ’ministro della Salute’ del Vaticano, cardinale Javier Lozano Barragan, alla notizia della morte di Eluana Englaro.

Chi e cosa dovrebbe perdonare questo Signore della vita e della morte? Un padre che con sobrietà di parole per 17 anni ha accompagnato la tragedia di una figlia amata e morta allora, o lo vogliamo negare? E che ha voluto rispettare quel messaggio della figlia “la morte fa parte della vita” , che ha voluto ricordare all’annuncio della morte? Una madre che non abbiamo mai sentito o visto nel suo dolore? E’ questa la pietà cristiana di cui ci hanno riempito la testa da piccole?

Che deputati e senatori abbiano gridato all’assassinio non mi meraviglia: la vicenda Englaro è stata colta come occasione tutta di potere e certo non ha niente a che vedere con la “cultura della vita” tanto sbandierata. Così come non mi meraviglia che l’onorevole Binetti – la sento parlare , lei dice come medico, a “L’infedele” – disquisisca su questa morte annunciata da dieci anni. E da cattolica, addirittura sul messaggio quasi salvifico che –secondo lei – arrivava da quel corpo perché ci sollecitava interrogativi su grandi temi. In tutto questo periodo abbiamo sentito di tutto un po’.

Forse non mi dovrei neanche meravigliare delle parole del cardinale, che deve puntellare a tutti i costi questa costruzione oligarchica chiamata Chiesa cattolica. Diciamo allora che chiedo a cattoliche e cattolici di ribellarsi a questa ipocrisia spaventosa e di riflettere su quella bellissima frase che Englaro padre ha ricordato come detta dalla figlia. “La morte fa parte della vita”.

Questo è il nodo che ancora una volta ci è stato riproposto: una sacralizzazione della vita che la espropria della ricchezza delle relazioni, della capacità di inventarsela giorno per giorno e la riconduce al solo ambito vegetativo.

La nascita è già un accadimento che sfugge alla nostra libertà di scelta; non sappiamo se nasciamo per un caso, per un atto da’amore, per una distrazione, per una violenza… La vita poi va avanti nel bene o nel male, a seconda delle cure e degli affetti avuti nel tempo, delle possibilità concrete che ciascuna di noi ha potuto vivere: diciamo pure che la vita ce la dobbiamo inventare giorno per giorno.

Possiamo almeno affidare la morte non solo al caso, o per chi ci crede alla volontà del Padre, ma anche alla cura di chi mi sarà vicina/o, affidandogli il compito gravoso, so bene, di far sì che la nostra umanità non sia umiliata?

Grazie padre Englaro per aver cercato di fare tutto questo a sua figlia non in silenzio ma alla luce del giorno.