L’Osservatore contro la teoria del gender “La diversità uomo-donna ha perso valore”

di Alessandra Longo
in “la Repubblica” dell’8 marzo 2009

Otto marzo: l’Osservatore Romano usa questa data per mandare un messaggio chiaro, per opporsi,
«con fondatezza e ragione», scrive in prima pagina Lucetta Scaraffia, penna voluta dalla gestione
Ratzinger, alla «teoria artificiosa del gender». Che la festa di oggi sia anche questo: «Una buona
occasione per riflettere sulla strada percorsa verso l’emancipazione delle donne». Un’emancipazione
più garantita dalla «lavatrice che dalla pillola», si legge anche sul quotidiano del Vaticano. Ma
questo è un altro articolo e un’altra storia.
Torniamo alla Scaraffia e all’attacco frontale a quella «teoria del genere» che legge l’umanità come
«insieme di individui indifferenziati» e dunque abbandona la classica, e rassicurante, per la Chiesa,
differenza biologica uomo/donna. A riassumerla brutalmente: ognuno di noi può scegliere la sua
identità psicologica, se vivere come uomo o come donna, prescindendo dai suoi organi sessuali.
Questa è la «teoria del genere». «Ideologia» aborrita da Ratzinger, già ai tempi in cui era prefetto
della Congregazione per la dottrina delle fede. Scrive Scaraffia: «La Chiesa cattolica difende la
possibilità di una uguaglianza nella differenza, considerando questa differenza come dono di Dio
all’umanità». Quel che succede in questo secolo preoccupa chi la pensa così: «A un inedito
intervento artificiale nell’ambito della procreazione corrisponde un abbandono della concezione
dell’umanità come sessuata, divisa tra uomini e donne. Se il concepimento può essere opera di uno
scienziato in un laboratorio, la differenza tra maschile e femminile sembra perdere rilievo…».
Perché parlare di questo proprio l’8 marzo? «Perché dietro c’è l’ombra della paura, l’ombra della
cattiva donna, che perde la specificità che la rende grande – dice Chiara Saraceno, sociologa –
l’ombra dell’omosessualità, fondata sulla cattiva lettura della omosessualità. Uomini e donne, vissuti
come due mondi diversi, immobili. Un’ipostizzazione della natura. Così si cancellano la storia, i
cambiamenti, si preferisce ignorare che gli esseri umani si costruiscono, sperimentano, inventano e
ciò che viene attribuito al femminile e al maschile è anche frutto di un’autocostruzione sociale.
Quella dell’Osservatore è un’analisi strumentale dettata dalla paura».
«La chiamerei una svolta riduttiva di tipo biologistico, materialistico», aggiunge Rina Gagliardi,
giornalista: «Vedo un’ossessione nei confronti di tutto quello che assomiglia alla libertà di scelta. Mi
viene in mente anche il caso di Eluana… la libera scelta è percepita come il nemico, Satana». Donne
e uomini, che escono dallo schema biologico della differenza sessuale, disturbano un ordine
millenario. Meglio ricordaglielo, allora, l’8 marzo. Lidia Menapace, storica femminista, ammira «la
grande abilità politica del Vaticano». L’attacco alla teoria del genere non è affidato ad un cardinale,
ma ad una donna, brillante docente di Storia Contemporanea. Anche Menapace attribuisce le
iniziative della Chiesa ad un disagio profondo: «Vedono le donne affrancarsi, prendere coscienza
della loro condizione di oppresse, temono che il patriarcato sia a rischio, che la politica dei generi
metta in discussione, alla fine, l’autorità unica, il Dio monoteista».