L’ottimismo e la rabbia
di Carla Ronga
da www.aprileonline.info
“Niente speculazioni, niente mafia” assicura Berlusconi che annuncia un tetto per tutti entro la fine dell’estate. Ma Giuseppe Pisanu, oggi alla guida della Commissione antimafia, avverte: “Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra sono già in Abruzzo e puntano sulla ricostruzione”. Sui fondi il governo prepara un decreto con un “mix” d’interventi. Per Bersani (Pd), “occorrono circa 6-700 milioni di spesa corrente e circa un miliardo in conto capitale, che può essere anticipato dalla Cassa Depositi e Prestiti”. Somme che non sono difficili da reperire: “Un governo trova facilmente risorse così e se si risparmiassero i soldi del referendum…”
Nessuna tassa sui ricchi una tantum per finanziare la ricostruzione. La tassa non piace a palazzo Chigi e, durante la scorsa riunione di palazzo Grazioli, è stata scartata perché difficilmente giustificabile soprattutto dopo la rinuncia ai risparmi che potevano derivare dall’accorpamento di elezioni europee e referendum. Sul tavolo dell’esecutivo, i tecnici hanno messo un ventaglio ampio di possibili interventi con i quali recuperare fondi per la fase di medio periodo dell’emergenza ma, tra questi, l’unico certo sembra essere anche il più sbagliato: la destinazione del 5 per mille dell’Irpef.
E non tranquillizzano le dichiarazioni di Tremonti che parla di “possibilità aggiuntiva e non sostitutiva” perché uno Stato serio non può mettere in concorrenza l’associazionismo, il volontariato e l’Abruzzo, quasi fossero cose opposte o alternative, quando è proprio il volto dell’associazionismo e del volontariato il primo che hanno potuto vedere i terremotati colpiti da questa sciagura. Inoltre, il 5 per mille non è una tassa di scopo ad uso dello Stato.
Tra le ipotesi sul tavolo di palazzo Chigi ci sono poi le addizionali sui giochi, un aumento delle accise su benzina e sigarette, i tagli alla spesa pubblica, la riarticolazione dei fondi regionali e l’utilizzo di quelli dell’Unione europea per le emergenze, quantificati in 500 milioni di euro dal vice presidente della Commissione, Antonio Tajani, ma che per ora esistono solo sulla carta.
Mentre da Roma arriva la notizia che la lista delle vittime si allunga con la morte di un giovane estratto dalle macerie e ricoverato al Forlanini, i costi dei danni provocati dal sisma e le esigenze più immediate della popolazione crescono di giorno in giorno. Il costo per il ripristino degli immobili pubblici è già salito da 50 a 80 milioni di euro, senza contare le scuole. Almeno 20 mila persone non torneranno a casa per problemi di agibilità degli edifici.
C’è poi l’intera macchina amministrativa che deve ripartire: dall’anagrafe agli uffici tributari e quelli elettorali al momento è tutto ancora bloccato. In sostanza i 12 mila miliardi ipotizzati in un primo momento dal ministro Maroni, su stime che si riferivano ai terremoti dell’Umbria e delle Marche, potrebbero non essere sufficienti.
Oggi sono state recuperate le carte più importanti dell’Archivio di Stato conservate all’interno del palazzo della Prefettura dell’Aquila. Tra queste gli archivi notarili dal 400 all’800, gli elaborati grafici relativi al processo per la tragedia del Vajont, il cui primo grado si svolse all’Aquila, il catasto preonciario, il fondo archivistico dell’Archivio civico aquilano formato da 888 volumi tra registri e codici e 878 pergamene. Per un totale di mezzo chilometro di carte su circa quattro chilometri e mezzo di documentazione. Per il recupero del materiale restante si attende la messa in sicurezza dei locali. Il palazzo della Prefettura è andato completamente distrutto e quello che rimane è seriamente pericolante.
Il quadro dei costi più o meno complessivi per tornare alla normalità dovrebbe essere più definito per giovedì 23 aprile, quando il Consiglio dei ministri si riunirà proprio a L’Aquila per varare il decreto con il “mix” d’interventi necessari.
Per il restauro dei beni culturali danneggiati dal terremoto “c’è una lista di nozze” da sottoporre agli “amici” che si sono offerti di aiutare l’Italia, annuncia il presidente del Consiglio che nel pomeriggio all’Aquila si è recato a visionare di persona la chiesa di San Bernardino duramente colpita dal terremotoe che “entro la prossima settimana ci sarà l’elenco dei 38 beni artistici con le indicazioni di spesa e tempo” e che sottoporrà l’elenco “agli amici che si erano offerti di assisterci nel restauro dei beni culturali”. Fra questi ci sarebbero gli Stati Uniti e la Germania che si erano dichiarati pronti a contribuire al recupero di monumenti.
Il premier assicura di essere “sereno”. L’aver individuato “la possibilità dei fondi per l’Abruzzo” equivale, nella politica “dell’ottimismo” tanto cara a Berlusconi, ad avere già i soldi per la ricostruzione in tasca. Il premier così sorride, e promette che prima che torni il freddo dell’autunno saranno “chiuse tutte le tendopoli”:”Chi vuole ricostruire la propria casa dov’era o in un altro luogo avrà il sostegno dello Stato”.
Spiega che il governo non intende costruire baraccopoli né tendopoli, ma dare un alloggio a tutti, grazie anche alla disponibilità delle associazioni alberghiere e alla generosità degli italiani che hanno messo a disposizione le proprie case. “Faremo case tecnologicamente avanzate, appartamenti da 50 metri a 102-104 super sicure perché saranno costruite su una piastra che separa il tutto dal terreno e perciò anche se arriva qualsiasi tipo di scossa non accade nulla. Saranno anche piacevoli dal punto di vista estetico”, dice il premier, ingegnere ed esteta delle new town.
Per governare un popolo occorre una visione, un sogno da propagandare e il Cavaliere visionario lo sa bene. A rompere il quadro idilliaco sponsorizzato dal governo ci pensa uno sfollato tutt’altro che ammutolito difronte a cotanta futura bellezza: “Quattrocentoquaranta milioni di euro per la Lega”, grida (facendo riferimento ai mancati risparmi dovuti alla scelta di non tenere i referendum sulla legge elettorale insieme all’election day per europee e amministrative) all’indirizzo della ministra Gelmini che arringa la folla della tendopoli. “Vergognatevi, vergognatevi”, continua a sgolarsi l’esasperato cittadino mentre la ministra assicura in una costante presenza dell’esecutivo e di Berlusconi tra i senzatetto.
A qualche chilometro di distanza altri sfollati, abitanti loro malgrado delle nuove tendopoli ascoltano il presidente del consiglio e la promessa che il “frazionamento dei cantieri consentirà di procedere in tempi molto stretti” e che le speculazioni non saranno possibili. “Niente speculazioni, niente mafia” insiste Berlusconi che annuncia “controlli rigidissimi”.
Un ottimismo smentito però da Giuseppe Pisanu, già ministro degli Interni nello scorso governo di centrodestra, e oggi alla guida della Commissione antimafia che lancia l’allarme: “Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra sono già arrivate in Abruzzo e certamente puntano sulla ricostruzione. Bisogna proteggere gli investimenti pubblici con una ferrea task-force antimafia”. Il presidente della commissione antimafia, insiste nel sottolineare come “le mafie incombono su tutto il territorio nazionale e minacciano gravemente l’economia, la società e le istituzioni.
Anche il federalismo deve temerle e prevenirle, dal Sud, al Centro e al Nord”, e aggiunge che “purtroppo sono entrate nella pubblica amministrazione e nel mondo politico e riescono a influenzarne le decisioni, specialmente a livello di enti locali e regioni. Per di più dispongono di vere e proprie organizzazioni aziendali con manager, dirigenti, impiegati e consulenti esterni. La rottura del rapporto mafia-politica è condizione indispensabile per la vittorie, definitiva dello Stato”.
Sul fronte politico, il Partito democratico torna a dichiararsi pronto a confrontarsi con il governo per le misure da prendere sull’emergenza terr
emoto. A ribadirlo è Pier Luigi Bersani che ieri (mercoledì) è stato nelle zone colpite dal sisma dove ha incontrato Guido Bertolaso e gli amministratori locali e oggi ha riferito l’esito della visita durante la riunione della segreteria del Pd, in cui si sono discusse alcune proposte sul terremoto che sono state trasmesse ai gruppi parlamentari. Bersani ha spiegato che la prima emergenza è stata affrontata positivamente anche perché “il nostro è il paese occidentale con la migliore protezione civile, mentre negli altri fanno prevenzione…”.
Il responsabile Economia del Pd ha quindi sottolineato che ora la priorità è quella di concentrarsi “sulla fase due dell’emergenza da qui all’inverno. Per quel momento gli sfollati dovranno essere tutti fuori dalle tende e alloggiati in sistemazioni definitive o di medio termine. Inoltre bisognerà ripristinare alcune funzioni pubbliche, come l’università, l’ospedale e le scuole e quindi individuare forme di sostegno per le aziende per consentire che possano riprendere la loro attività”.
Per fare tutto questo, ha aggiunto Bersani, “le spese non sono quelle di cui parla il governo: occorrono circa 6-700 milioni di spesa corrente e circa un miliardo in conto capitale, che può essere anticipato dalla Cassa Depositi e Prestiti”. Somme che non sono difficili da reperire: “Un governo trova facilmente risorse così e se si risparmiassero i soldi del referendum…”. Insomma, secondo Bersani, non ci sarebbe bisogno di “scudo fiscale o una tantum.
Piuttosto il governo non cerchi di ammucchiare l’Abruzzo e la crisi, che sono cose molto diverse. Oltretutto non possiamo dimenticare che da 30 anni l’Italia spende due miliardi all’anno per ricostruzioni post terremoto: direi che è quasi una spesa ordinaria. Non vorrei che si mischino problemi diversi e si faccia confusione sulle risorse necessarie”.