USCIRE DALLA CRISI CON LA SOLIDARIETA’ CHE CAMMINA

di Ilvio Pannullo
da www.altrenotizie.org

In un periodo dove la parola crisi fa coppia fissa con la parola finanza, è forse opportuno tornare a ridiscutere di concetti comprensibili a tutti. L’economia, quella con la “e” piccola, quella comune di tutti i giorni. L’economia, per intenderci, della massaia e del pensionato, che risente e risentirà sempre più pesantemente di questa straordinaria crisi che si è abbattuta sul mondo intero. E mentre i grandi della terra si arrovellano nel tentativo di non trovare una via d’uscita ad una situazione che giorno dopo giorno sembra scivolare sempre più verso il basso, la gente comune, quella che difficilmente sbarca il lunario tra mille difficoltà, arranca. Urge, dunque, almeno una soluzione tampone per evitare che le piccole e la medie imprese, il collante dell’intero tessuto economico italiano, crollino sotto i colpi di un sistema bancario marcio sin dentro le ossa.

Non è più immaginabile né sopportabile continuare a rapportare la microeconomia reale con l’economia virtuale, quella delle cifre a sei zeri, distante anni luce dalle piccole spese quotidiane e da quei milioni di cittadini che rappresentano la vera anima di questo paese. Nel mare in tempesta della crisi sembrerebbe, però, avvistarsi all’orizzonte una piccola ancora di salvezza, un porticino dove gettare le ancore per il tempo necessario ad uscire dalle acque agitate. Questo porticino è situato in un arcipelago ben preciso di nome Scec.

La proposta è di quelle semplici ma ambiziose. La chiamano “Transition Money”, il mezzo attraverso il quale superare l’inferno del debito e giungere nel paradiso di un’economia delle risorse, ecosostenibile, equa e solidale. Il tutto cambiando semplicemente due lettere. Da un’economia che sul denaro ha fondato da millenni il suo potere, caricandolo di significati di sopraffazione, egoismo, avidità e schiavitù, si può passare solo attraverso questo semplice spostamento, nell’economia del donare, dove ciascuno fa un piccolo passo indietro e mette l’Io dietro al Noi. Dove un piccolo dono rende florida e abbondante una comunità. È opportuno, infatti, tornare a parlare di comunità e dimenticare, anche per un solo momento, l’economia. Questo perché la comunità rappresenta l’insieme delle persone e non è spersonalizzante e fredda come i termini e i grafici che sono soliti fare da sfondo a qualsiasi discussione economica.

L’idea di una “moneta” alternativa nasce da una constatazione quotidiana, da parte di un gruppo di cittadini, vogliosi di cambiamento; dalla constatazione di un paradosso che esiste nella nostra società. Il paradosso di popoli che continuano ostinatamente a sentirsi liberi pur essendo schiavi; il paradosso di una società dove, nonostante la produzione di beni e servizi non sia mai stata, nel corso della storia, così abbondante, la gente non dispone dei mezzi necessari per soddisfare i più elementari bisogni dell’esistenza. Un’altra faccia di questo problema è la quantità di lavoro necessario per il mantenimento del decoro delle nostre città e la contemporanea presenza di migliaia di disoccupati che, spesso, per dare da vivere alle proprie famiglie sono costretti ad emigrare o, peggio, a delinquere.

Ci sono persone che ancora credono fermamente che una situazione come quella descritta, in una società avanzata come quella in cui abbiamo la fortuna di vivere, si possa e dunque si debba risolvere, per il bene collettivo che dovrebbe essere all’ordine del giorno, utilizzando uno degli strumenti più importanti del nostro sistema economico: la moneta. L’obiettivo dell’Associazione – si legge nel sito – è “distribuire ad un vasto raggio di persone, un simbolo cartaceo, che sia in grado di far ripartire l’economia a livello locale. Questo strumento, viene chiamato SCEC (Solidarietà Che Cammina). Con questo simbolo cartaceo, funzionante come un buono sconto, si vuole che ciascuno sia in grado di fare gli acquisti ai quali oggi è costretto a rinunciare, per mettere in moto un circolo virtuoso grazie al quale rilanciare l’economia locale per il benessere di tutta la collettività”.

Per fare ciò l’Associazione propone un patto tra commercianti e consumatori: i commercianti, accettando una percentuale dei pagamenti in SCEC, daranno modo alle persone di acquistare beni e servizi ai quali prima erano costretti a rinunciare; in questo modo i commercianti riusciranno a vendere più facilmente i loro prodotti e ad aumentare la propria clientela ma, a differenza di un normale circuito di sconti, non perderanno gli SCEC che hanno incassato, perché a loro volta potranno spenderli presso le altre attività commerciali, fornitori, produttori e anche presso tutti quei consumatori che sceglieranno di offrire le loro capacità accettando gli SCEC. Ciascun iscritto può decidere liberamente la percentuale di SCEC che intende accettare, ed in qualsiasi momento cambiare la percentuale o sospenderne l’accettazione, previa comunicazione all’Associazione.

Tutti possono aderire: artigiani, commercianti, liberi professionisti, pensionati, dipendenti pubblici, casalinghe, disoccupati. Tutti sono invitati a farlo, e ciascuno troverà la propria convenienza. Non vi sono limiti di età, cultura, reddito e residenza. Nelle intenzioni dei proponenti, la “Solidarietà che cammina” oggi potrebbe rappresentare non la panacea di tutti i mali, ma una valida opportunità, una fonte di sviluppo possibile. La Solidarietà Che Cammina è in sintesi una rinuncia (Donare) fatta dal partecipante al circuito che offre un bene od un servizio ad una percentuale del prezzo precedentemente stabilito in euro (Denaro). Lo SCEC non è altro quindi che il simbolo e la rappresentazione grafica di questo atto, una sorta di attestato che permette a chi lo fa circolare di far vedere che partecipa attivamente all’economia del Donare.

Vediamo ora nel dettaglio cosa sono e come si possono ottenere i buoni SCEC. Questi buoni-moneta vengono stampati da Arcipelago SCEC, gestiti dalle Associazioni locali aderenti ad Arcipelago SCEC e consegnati gratuitamente agli iscritti e alle famiglie. Ad ogni distribuzione verrà richiesto solo un libero contributo per il recupero delle spese di stampa. Questi buoni hanno un rapporto 1 a1 con l’Euro, ma non sono convertibili. L’emissione viene fatta da Arcipelago SCEC che è il coordinamento nazionale di tutte le “Isole” regionali che lavorano sul territorio, in base a criteri condivisi e trasparenti che si trovano nel Regolamento di Gestione.

In pratica i Buoni SCEC danno diritto ad una riduzione di prezzo medio del 20% (dal 10% fino al 30%, ma tra privati nulla vieta che si possa arrivare fino al 100%) sui prezzi praticati, ma ogni esercente e chiunque sia in grado di offrire una prestazione o un servizio sceglie, comunicandola all’associazione ed esponendola nel proprio esercizio, la percentuale da applicare. Distribuiti direttamente alle famiglie del territorio, attireranno nel circuito locale anche coloro che di solito fanno la spesa nella grande distribuzione.

Definito il “cosa” ci si chiederà il “perché” utilizzarli. Per la risposta non serve scomodare necessariamente qualche luminare dell’Economia. I Buoni Locali di Solidarietà nascono dall’esperienza e dallo studio di oltre 4.000 esempi di monete complementari presenti in tutto il mondo, tra cui il circuito svizzero Wir (più di 75.000 aziende), il Regio Tedesco (oltre 60 monete locali in rete) e il sistema Buoni che copre l’intero Giappone. È necessario precisare che lo Scec non è una moneta complementare né una moneta alternativa all’Euro. Semplicemente non è una moneta. E’ uno strumento alternativo alla moneta, al di fuori dello schema della moneta. Si contrappone alla moneta perché non ne ha i caratteri né gli effetti giuridici o economici. Non nasce con debito, non crea debito, non crea interesse attivo-passivo, non è prestabile né convertibile. Non ha valore legale. Non costituisce titolo di credito perché non dà diritti al portatore.

Ecco
, dunque, che il suo utilizzo potrebbero divenire fonte di redistribuzione adottando un modo di fare impresa che ritorna ad avere come centro l’uomo. Un arcipelago che al momento in Italia conta 9 isole dal Friuli alla Sicilia. In tema di ottimismo questo potrebbe essere un buon inizio in attesa di tempi migliori per tutti.