Tagli alla scuola statale: a rischio anche l’ora alternativa?

di Luca Kocci
da www.adistaonline.it

I robusti tagli alla scuola statale decisi dal governo Berlusconi, oltre al forte ridimensionamento delle scuole di ogni ordine e grado, rischiano anche di far sparire l’ora alternativa all’insegnamento della religione. Lo denunciano, tra le molte altre cose, trecento presidi delle scuole del Lazio in una lettera stampata in oltre 40mila di copie e distribuita agli alunni e ai loro genitori per informarli sulla “grave situazione finanziaria della scuola” amministrata da Maria Stella Gelmini (v. Adista nn. 55/08 e 77/09).

“A cinque mesi dall’inizio del 2009 non abbiamo avuto neanche un euro per il funzionamento quotidiano delle scuole”, scrivono i presidi. “Dal corrente anno i fondi per pagare le supplenze sono stati ridotti del 40%. Non abbiamo i soldi per pagare le visite fiscali. Le scuole statali italiane devono avere dallo Stato circa un miliardo di euro per spese legittimamente affrontate negli anni passati e mai rimborsate dall’Amministrazione. Circa il 52% degli edifici scolastici del Lazio non ha le certificazioni relative alla sicurezza e le aule sono quasi tutte sovraffollate. A questa situazione si aggiungono i pesanti tagli del personale docente e del personale Ata (bidelli e amministrativi)”, “nonostante l’aumento degli alunni iscritti”. Tagli di risorse e di personale che, proseguono i presidi, avranno conseguenze immediate sulla didattica e sulla vita scolastica: “Scuole costrette ad elemosinare persino la carta igienica e le fotocopie; alunni che rischiano di restare senza docente per un gran numero di ore; forte riduzione del recupero scolastico e dei progetti educativi non finanziati direttamente dai genitori; ambienti ed aule chiusi perché inagibili e progressivo aumento del rischio di incidenti; azzeramento dell’ora alternativa all’insegnamento della religione nelle scuole medie e alle superiori”.

Sull’eventualità che l’ora alternativa alla religione cattolica (una delle tre opzioni concesse agli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, insieme allo studio individuale assistito e all’uscita da scuola) sparisca per mancanza di finanziamenti pubblici – violando così gli accordi concordatari che invece la prevedono espressamente – è intervenuta Antonia Sani del Comitato nazionale “Scuola e Costituzione”. “I tagli alle compresenze nella scuola primaria – ha spiegato ad Adista – e l’eliminazione delle ore ‘a disposizione’ (cioè quelle ore in cui un docente è in servizio ma non in e quindi viene utilizzato per altre attività didattiche, fra cui le supplenze nelle “scoperte” e l’ora alternativa, ndr) potrebbero rendere impossibile la predisposizione di attività alternative all’insegnamento della religione cattolica (Irc) ove richieste da genitori o studenti e l’esiguità dei fondi disponibili impedirà peraltro il ricorso a personale esterno. Tuttavia i dirigenti non possono ignorare che l’ora alternativa non è un’attività integrativa per arricchire il curricolo di alunni e alunne, ma un diritto irrinunciabile per coloro che non scelgono l’Irc. E soprattutto nel primo ciclo della scuola sappiamo che la richiesta dei genitori verte soprattutto verso un’attività formativa”.

A quanto paventato dai dirigenti scolastici si aggiunge, per il terzo anno consecutivo, un ulteriore elemento discriminatorio per gli studenti che non si avvalgono dell’Irc. Come già nel 2007 e nel 2008 (v. Adista nn. 41/07 e 45/08), anche quest’anno il ministro dell’Istruzione, nell’Ordinanza che regola lo svolgimento degli esami di Stato (n. 40 del 9 aprile 2009), ha stabilito che i docenti di religione prendano parte alle deliberazioni del consiglio di per l’attribuzione del “credito scolastico” (cioè una quota di 25 punti su 100 che si ottiene sia dalla media dei voti del triennio sia dalla valutazione di eventuali attività extrascolastiche regolarmente certificate e approvate dai docenti), penalizzando di conseguenza gli studenti che non partecipano ad alcuna attività alternativa o che optano per uscire da scuola. Un’Ordinanza contro cui alcuni studenti e diverse associazioni (fra cui l’associazione nazionale “Per la scuola della Repubblica”, Comitato insegnanti evangelici, Coordinamento genitori democratici, Cidi, Italia Laica) si apprestano a presentare un ricorso al Tar. Aggiunge a riguardo Antonia Sani: confermiamo “il nostro impegno e la nostra mobilitazione per la laicità della scuola e contro la soppressione di attività alternative, non imposte ma liberamente richieste da coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione”.