Ai vescovi appalti e lavori delle chiese dell’Aquila: un business da 50 milioni

di Emilio Fabio Torsello
da http://ilpicco.wordpress.com

All’Aquila gli appalti per le chiese li gestiranno i vescovi. La notizia l’ha confermata lo stesso segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, il 4 novembre scorso (fonte Ansa), in occasione della firma del protocollo d’intesa per il recupero del patrimonio artistico e culturale d’Abruzzo, alla presenza del premier Silvio Berlusconi: «Saranno i vescovi delle diocesi a fare gli appalti, in modo che prima di Natale il numero maggiore di chiese sia a disposizione per il culto e le celebrazioni dei fedeli.

E’ quanto ha detto a me anche Berlusconi. Questa firma sancisce l’impegno reciproco a portare avanti questa parte del lavoro con la messa a disposizione dei fondi alle diocesi». La messa di Natale è talmente importante da far sì che tutti gli appalti vengano affidati ai vescovi che – sarà un caso – hanno smesso di sparare ad altezza uomo sulla vita e sui costumi privati del premier. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo quanto valgono questi appalti.

Al 14 novembre 2009, erano 28 le buste ancora da aprire per l’attribuzione dei lavori in altrettante chiese dell’aquilano, da restaurare entro il 25 dicembre prossimo. Nel “Progetto una chiesa per Natale” che Il Picco mette a disposizione dei suoi lettori, sono riportati gli importi dei lavori previsti e quelli appaltati nel capoluogo abruzzese e nei comuni limitrofi.

Decine di migliaia di euro per ogni parrocchia a cui dovrebbero aggiungersi – secondo quanto è stato detto – anche i 50 milioni promessi dall ministro Bondi per il 2010. Ma non è tutto. La gestione diretta degli appalti da parte dei vescovi, senza una gara pubblica, farà spendere molto di più agli italiani che quei soldi li hanno versati con le tasse. E soprattutto: chi controllerà che le aziende che usufruiranno di quei fondi non siano gestite da prestanome della mafia?

E si va dalle 31mila euro per i lavori della chiesa di San Vito di Tornimparte ai 122mila euro per quella del Cristo Re dell’Aquila, ai 154mila euro della chiesa di San Pietro di Coppito. In tutto 30 siti per un ammontare complessivo previsto di 2.222.508,19 milioni di euro di lavori da appaltare. Una cifra di gran lunga inferiore alla stima totale di spesa che in alcuni casi raggiunge quasi il doppio dell’appalto, come nel caso della chiesa di Santa Maria di Valleverde, in località Camarda (L’Aquila), i cui lavori sono stati appaltati per 58.712 euro mentre la stima di spesa è di 96.500 euro.

Dalla Caritas, invece, sono stati stanziati 17.311.300 euro, raccolti anche attraverso le donazioni volontarie, per la realizzazione di centri di comunità, sedi Caritas, insieme a scuole primarie e dell’infanzia. E qui a gestire i soldi non saranno i vescovi.

Tutto questo mentre le casse del comune dell’Aquila sono vuote e il sindaco, Massimo Cialente, ha denunciato il rischio di fallimento per un buco di 45milioni di euro. Azzerate le entrate derivanti dall’Ici, dalla Tarsu, dalle mancate tasse sul patrimonio e dalla normale vita fiscale di una città, già si vocifera di un possibile commissariamento, prassi che snellirebbe ancor di più la burocrazia della ricostruzione e faciliterebbe numerosi passaggi. Ma questa è un’altra storia.