Identita’ e differenza

Catti Cifatte
gruppo donne della Comunità di Oregina – Genova

All’ultimo Incontro nazionale dei Gruppi donne cdb, nel laboratorio “la casa e la strada” noi donne di Oregina affermiamo convinte che “le diversità ci appassionano”: ma in che senso? Certamente perché i due contesti di vita quello familiare (la casa) e quello sociale (la strada) sono entrambi coinvolgenti, ma anche perché, nelle narrazioni, a partire dalla nostra vita, evidenziamo positivamente le differenze tra noi ed alcune diversità di vedute sugli stessi temi: il divino, la crisi d’identità, la violenza sulle donne, le relazioni tra i generi, l’omofobia, il femminismo, la ricerca teologica.

Queste diversità, che rileviamo come necessarie ed utili, si accentuano poi all’interno del gruppo misto di comunità, anche se tutti/e siamo tesi allo scambio costruttivo. L’interesse per le diversità quindi non è solo curiosità, per individuarne l’origine e far sì che dalle narrazioni possano emergere elementi necessari, talvolta nascosti, per un reale confronto di gruppo ma è anche necessità d’accettazione degli altri ed altre e ricerca di nuove identità nelle differenze.

E’ incominciato così un percorso di riflessione utile anche per prepararci al prossimo incontro nazionale dei gruppi donne, a cominciare dalle differenze tra i nostri corpi, non disgiunte dalla mente: ognuna/o di noi ha la sua storia, la sua cultura, il contesto in cui è vissuta/o e le genealogie da scoprire.

Come non rilevare però che vi è anche una seria crisi d’identità del maschile? Quali sono i desideri maschili?

Su questo tema è utile prendere spunto dall’ invito dell’ Incontro nazionale dell’Associazione Identità e differenza che si svolge, presso la Casa Sacro Cuore, Suore S. Francesco di Sales a TORREGLIA (PV) sulla “ Crisi dell’autorità maschile e paterna”: www.identitaedifferenza.it

“La crisi attuale dell’autorità maschile–paterna non va letta semplicemente come conseguenza delle trasformazioni sociali del capitalismo che alimenta l’idea di un soggetto libero, senza vincoli, proiettato verso i consumi dalla sua volontà di godimento. Infatti, il contributo decisivo a tale crisi è stato dato dal femminismo e dall’azione, spesso non registrata, della libertà femminile che ha operato soprattutto sugli uomini un grande disorientamento, mettendo in evidenza i loro limiti e costringendoli a relativizzarsi.
Questa crisi si manifesta oggi non solo con l’abdicazione maschile a svolgere la funzione ideale-normativa, ma soprattutto con la mancata testimonianza del proprio desiderio da parte degli uomini: desiderio come energia che spinge ad esistere e ad agire sapendosi rapportare, nella consapevolezza della propria parzialità con la realtà di sé, degli altri, del mondo. (…)
È giunto il tempo che i progetti degli uomini contemplino, oltre che il sostegno alle donne, anche la libertà femminile. Non ostacolare e fare spazio alla libertà femminile vuol dire riconoscere che essa favorisce anche la libertà maschile.
Un comune terreno di ricerca (…) è interrogarsi su come la relazione tra due libertà viene pensata e vissuta dagli uomini e dalle donne; come sollecitare gli uomini a mollare gli ormeggi e vincere le paure; come praticare relazioni di differenza libere perché ci sia maggior felicità tra noi.”

Ecco perché in questa fase mi sembra importante lavorare nei gruppi misti, e rilevare alcune questioni basilari per la relazione positiva tra i due generi.

– il riconoscersi nella diversità: l’apporto che i singoli, con i loro desideri spesso inespressi, portano al confronto comune nelle differenti storie di vita, il metodo dell’analisi e dei perché delle diverse visioni aiuta a comprendersi e a valorizzarsi. Si tratta di riconoscere identità maschili e femminili che non si identificano con funzioni e stereotipi convenzionali o imposti;
– il retrocedere (o il fermarsi) per dare spazio all’altro/a: spesso sono i maschi, ed ancor più quelli che hanno studiato da conduttori di comunità (i preti), a doversi fare da parte per lasciare spazio alle/agli altri/e. Nelle comunità questo metodo è stato ricercato da molti anni: “né padri, né maestri” (e quindi anche “né madri, né maestre”), ha significato la necessità di relazioni alla pari.
– il rispetto reciproco: quando il confronto è aperto, ogni visione, ogni posizione, ogni idea va accettata e rispettata. Un rispetto che non significa rinuncia al confronto e/o al conflitto, ma comprensione, ricerca della condivisione e delle motivazione di fondo;
– la costruzione insieme: il ricercare modalità nuove di compartecipazione, darsi reciprocamente ruoli condivisi, individuare compiti e funzioni per la valorizzazione dell’apporto di tutte e tutti.

“Alcuni uomini hanno riconosciuto che il manifestarsi della libertà femminile e della politica delle donne ha indicato loro una via di uscita nel dare valore e nel praticare le relazioni non strumentali (pensare in presenza, decidere in presenza, a volte anche sentire in presenza). Hanno visto nell’apertura alla relazione la possibilità di darsi una identità maschile che non ha più bisogno di ricorrere alla sopraffazione e al rapporto di forza, e che li rende disponibili ad assumere anche responsabilità pubbliche senza desiderio di potere.”

Genova, 27 maggio 2011

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L’eros maschile in un mondo di donne libere

Alberto Leiss
www.dea.it, 22 maggio 2011

Tutto il mondo discute sui comportamenti di Dominique Strauss-Kahn e di Silvio Berlusconi. Dietro queste figure una schiera di altri uomini potenti che hanno dato non buona o pessima prova di sé nei rapporti con l’altro sesso.

Quanto bisogna essere garantisti? Quanto moralisti e puritani? Hanno ragione i (e le) possibilisti latini, o i rigoristi americani?

Io penso che ogni caso è una storia a sé, e che giudicare è quasi impossibile sulla base di conoscenze indirette. DSK e il Cavaliere sono accusati di reati gravi, violenza sessuale e prostituzione minorile. Su questo non si può che essere garantisti: c’è la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

Quanto a gogne e persecuzioni mediatiche personalmente le detesto: ma chi ha tanto potere e tanta fama deve anche mettere nel conto un contrappasso quando inciampa.

Due cose, però, le penso. DSK ha messo in mostra in numerose occasioni, a quanto pare, atteggiamenti quanto meno sconvenienti nei confronti delle signore che aveva vicino. In particolare sue sottoposte negli uffici di cui è stato responsabile. Il Cavaliere ha dato prova di non essere in grado di esercitare alcun senso della misura circa la sua passione di circondarsi di donne giovani e giovanissime a pagamento.

Questi comportamenti – al di là di qualunque puritanesimo – sono assai deprecabili e fastidiosi, per almeno due motivi. Un uomo pubblico, che ha grandi responsabilità di governo, dovrebbe soprattutto essere, ma possibilmente anche sembrare, una persona in grado di comportarsi civilmente. Per esempio non infastidire le sue segretarie.

Non mettere in imbarazzo un funzionario di polizia con la richiesta di favorire una presunta nipote di Mubarak con la quale organizza festini notturni (un comportamento che nel mondo anglosassone, e forse anche altrove, sarebbe costato comunque dimissioni immediate).

Ma è soprattutto fastidioso che l’uso di mondo, per così dire, di questi uomini getti un totale discredito sulle capacità maschili di vivere uno dei pochi veri piaceri che ci è concesso: lo scambio erotico.

Si tratta – come tutti più o meno sappiamo – di una cosa molto complessa, e anche per questo molto desiderabile. Se il desiderio di un uomo si rivolge a una donna, sa che sarà molto difficile comprendere il desiderio dell’altra e rispondere con la capacità di creare uno scambio davvero bello per entrambi.

Lacan ci ha gelato: non esiste il rapporto sessuale. Freud ammise: chi lo sa che cosa vuole una donna?
Una cosa però, almeno da un secolo in qua, hanno provato a dircelo: guardate che ora siamo libere.

Dobbiamo farcene una ragione, anche se incontriamo una escort o una cameriera nera in un albergo di New York. Ecco il tema non ancora risolto: che fare dell’eros maschile in un mondo di donne libere?