Un “operaio per il Regno” ci ha lasciato

Enzo Mazzi ci ha lasciato. In punta di piedi, senza pubblicità, non ha voluto neanche un funerale pubblico. La malattia che lo aveva colto è stata inesorabile.

Fino a poche settimane fa i suoi interventi sono apparsi sul “il manifesto”, “la repubblica”, “l’Unità”. È stato infatti instancabile nel suo lavoro, un vero “operaio del Regno”.

Quando alcune settimane fa con Dea siamo stati a trovarlo, abbiamo parlato a lungo di cose da fare, tra una pausa e l’altra che il suo male gli concedeva di rimanere seduto a parlare.

Abbiamo parlato di archivi dei documenti delle comunità di base. La sua preoccupazione da qualche anno a questa parte era che la memoria di quelli che sono stati i quarant’anni e più di vita delle comunità cristiane di base e del dissenso cattolico, non andasse dispersi, che tutto andasse conservato come una cosa preziosa.

E alla fine della giornata insieme nel salutarci ha detto: “Insomma, anche oggi abbiamo lavorato”. Ecco perché ho detto un vero operaio del Regno.

Se una data può essere presa a riferimento dell’inizio delle comunità di base questo è quel giorno del ’68, quando un gruppo di giovani credenti occupò il duomo di Parma, per contestare la costruzione di una nuova chiesa con il contributo finanziario di una banca.

La comunità parrocchiale dell’Isolotto, della quale don Enzo Mazzi era parroco, inviò una lettera di solidarietà a quei giovani e l’allora Arcivescovo di Firenze Florit, per tutta risposta destituì parroco e vice.

Da allora seguirono, occupazione della chiesa dell’Isolotto da parte dei parrocchiani e sgombero della polizia, e poi celebrazioni domenicali in piazza, fuori della chiesa, per decenni, etc, etc.

E da lì nacque la comunità di base dell’Isolotto e prese vita un movimento, detto allora del dissenso cattolico, da cui nacquero le comunità cristiane di base.

Di questo movimento Enzo è stato parte viva e per esso ha sempre lavorato intensamente, ma lui oggi non vorrebbe che questo venisse detto e per questo, per rispetto a lui, fermiamo qui questo ricordo.

Stefano Toppi
(CdB di San Paolo – Roma)

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Alla Comunità dell’Isolotto di Firenze

E’ con profondo dolore che la nostra Comunità ha appreso della scomparsa di Enzo.

Sappiamo che è un momento di grande sofferenza per la vostra Comunità ma lo è per tutte le Comunità di base Italiane e per quanti uomini e donne in questi anni hanno guardato all’esperienza di Enzo e dell’Isolotto come ad un punto di riferimento nel cammino della ricerca di una fede viva, adulta, laica e schierata dalla parte degli Ultimi.

Enzo ha saputo essere schivo, umile mescolando sempre la sua persona nell’humus vitale della comunità, ma oggi tutti noi possiamo ricordare con forza come in questi anni la sua persona, la sua testimonianza, il suo pensiero, il suo sorriso siano stati un faro per cercare di costruire una “Chiesa di base”.

Una chiesa povera, priva di ogni forma di sacralità, come lui con tenacia affermava, che navigando al di fuori di ogni recinto sapesse incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo nella condivisione delle loro lotte di liberazione.

Vi siamo vicini, fratelli e sorelle della Comunità dell’Isolotto, nella consapevolezza che il dolore di oggi si tramuterà in rinnovato impegno per il domani.

Enzo continua ad essere vivo fra voi e sarà sempre vivo per tutti noi.

Un abbraccio a tutti/e ed in particolare a Luciana a cui va il nostro affetto e la nostra vicinanza.

La Comunità del Cassano di Napoli

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Addio a Enzo Mazzi cristiano ribelle

Come ogni domenica, anche oggi l’appuntamento della Comunità dell’Isolotto è alle 10.30, alle «Baracche» in via degli Aceri 1. «Fra le altre cose – anticipa Carlo Consigli – socializzeremo l’assenza di Enzo, e la continuità della sua presenza».

Nel solco di quella esperienza comunitaria che Enzo Mazzi considerava essenziale. Come una bussola che lo ha guidato per una intera esistenza. Di cui ha fatto dono, non solo metaforico, alle donne e agli uomini della comunità.

Con loro non potrà più camminare insieme. Grazie a loro, e ai tantissimi che di settimana in settimana, anno dopo anno, hanno socializzato negli appuntamenti comunitari della domenica, Enzo Mazzi continuerà ad esserci.

Per sua espressa volontà, la morte non doveva essere una notizia. L’ennesimo rifiuto della «caratterizzazione personalistica» che l’ex parroco del quartiere popolare e operaio dell’Isolotto aveva abiurato, fin dagli albori della Comunità.

«Ma il manifesto era importante per Enzo», riconosce Consigli. Perché l’eretico quotidiano comunista era per lui un altro luogo dove comunicare con gli altri i temi delle riflessioni comunitarie della domenica.

Riflessioni che, negli anni, sarebbero finite anche sulle pagine fiorentine di altri quotidiani. Perché affrontavano questioni, fossero l’acqua bene comune oppure la democrazia in fabbrica, insieme locali e globali.

Anche in questi ultimi mesi, quando già la malattia ne fiaccava il corpo ma non lo spirito, a Enzo Mazzi non erano sfuggiti avvenimenti come il «Se non ora, quando?» del 13 febbraio. Affrontato così: «Le donne che si riprendono le piazze si riprendono anche per se stesse e per tutti noi il potere sulla sacralità della natura, dei corpi, della sessualità e, mettendo un po’ di enfasi, sulla sacralità di tutto l’esistente. «Se non ora, quando?».

Poi erano arrivate altre riflessioni critiche, di fronte al tentativo di considerare anche Primo Maggio «una festa da sacrificare all’orgia del consumo».

Infine, lo scorso 28 agosto sul manifesto, l’ultimo graffio: «Per la strategia liberista la gente deve scordare il suo passato sociale, e non avere altro ideale e identità che la religione del danaro».

Sempre nel segno delle comunità cristiane di base di cui all’Isolotto, insieme a Sergio Gomiti e Paolo Caciolli, era stato precursore. Raccontate in quel «Cristianesimo Ribelle», edito tre anni fa per “manifesto libri”, dove tirava le fila di quella spinta profonda che da 43 anni ha portato molti credenti a mettere in discussione le gerarchie ecclesiastiche e i nessi tra chiesa e potere.

Trovando nelle comunità un luogo-laboratorio dove socializzare riflessioni ed esperienze.

Riccardo Chiari (il manifesto, 23 ottobre 2011)

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Don Enzo Mazzi, il reportage di Rai Educational

E’ morto a Firenze Don Enzo Mazzi, il primo sacerdote ribelle che nel 1968 fu rimosso dalla sua parrocchia dell’Isolotto. La rottura con la Chiesa avvenne per la solidarieta’ data a un gruppo di giovani che a Parma aveva occupato la cattedrale contro la costruzione di una chiesa finanziata dalla locale Cassa di risparmio. Da allora aveva guidato la comunita’ di base del popolare quartiere fiorentino divenuta un punto di riferimento per i diseredati del capoluogo toscano e per i cattolici del dissenso. Aveva 84 anni. Vi proponiamo di ricordarlo con un reportage di Rai Educational

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Addio a Don Mazzi. Centinaia di persone per l’ultimo saluto

Fu rimosso dalla parrocchia dell’Isolotto dal cardinale Florit nel 1968. Verranno rispettate le sue volontà: Don Mazzi sarà cremato. Ai funerali anche Don Santoro

E’ morto nella notte tra venerdì e sabato, a Firenze, Don Enzo Mazzi, il sacerdote rimosso dalla sua parrocchia dell’Isolotto dal cardinale Ermenegildo Florit nel 1968. Aveva 84 anni ed era malato da tempo.

Questa mattina, intorno alle 10, centinaia di persone si sono strette intorno a lui per l’ultimo saluto. Ha scelto di essere cremato don Enzo Mazzi, lo si e’ appreso dalla stessa Comunita’ dell’Isolotto, che per oltre un giorno ha ‘custodito’ la notizia della morte. La salma di Mazzi, intanto, si trova in una cappella mortuaria del policlinico di
Careggi, ”ma non e’ visitabile”, ha detto un membro della Comunita’. La cremazione dovrebbe avvenire giovedì.

Tra le molte persone che oggi hanno voluto rendergli omaggio nella ‘Baracca’ nel popolare quartiere dell’Isolotto, sotto le tettoie del mercato, anche gli esponenti di diverse comunita’ di base di varie città italiane, tra cui Roma e Livorno, insieme a tutti quelli che hanno condiviso con lui gli oltre 40 anni di questa esperienza di base A conclusione della commemorazione, aperta dalle letture del Vangelo, anche il rito della Comunione usando del pane che e’ stato inviato alla Comunita’ da don Alessandro Santoro, un giovane prete ‘di frontiera’ considerato ‘erede’ di don Mazzi.

LA PAROLA AI FEDELI

”Scusi, lei e’ il parroco? Glielo chiedo perche’ e’ da quando hanno mandato via Don Mazzi che non entro in questa chiesa”: la signora Valentina, 80 anni, ha appena saputo che Don Enzo Mazzi e’ morto e non sembra darsi pace. ”Avrei voluto che fosse lui a darmi la benedizione, ma se puo’ farlo lei sono contenta lo stesso”: il parroco dell’Isolotto, don Piero Sabatini, lo fa e l’abbraccia. ”Sa – racconta la signora – e’ da 43 anni che non entro in questa chiesa, da quando lo mandarono via. Ma ho sempre pensato che, come diceva, don Enzo, ‘la chiesa e’ anche la’ fuori, e’ dappertutto”. ”Quando sono arrivata all’Isolotto ero una ragazza madre. Oggi ce ne sono tante ma allora era ancora piu’ difficile. E don Mazzi si e’ preso cura di me e di mio figlio, cosi’ come faceva con chiunque altro”, dice la signora. Ma lei c’era quando mandarono via Don Mazzi? ”Certo. Fecero malissimo a lui e a noi. E mi ricordo benissimo che tutti lo abbiamo seguito. Come abbiamo sempre seguito la ‘messa’ davanti alla chiesa in piazza”. E ora che non c’e’ piu’ cosa fara’? ”Continuero’ ad avere fede e spero che mi aspetti in paradiso. Io non lo so se mi vorranno, ma lui c’e’ arrivato davvero”.

LA STORIA 

La rottura con la Chiesa avvenne per la solidarietà data da Don Mazzi ai giovani che avevano occupato il duomo di Parma, nell’ottobre del 1968: una protesta contro la costruzione di una chiesa finanziata dalla locale Cassa di risparmio. Il cardinale Ermenegildo Florit chiese al sacerdote di ”ritrattare la lettera o di dimettersi” da parroco e, per tutta risposta, Mazzi convocò i suoi parrocchiani in assemblea in piazza e, davanti a loro, rispose ”no” al vescovo.

Per lui scattò la rimozione da parroco e la chiesa fiorentina si spaccò tra coloro che cercavano una soluzione più morbida, che in qualche modo facesse tornare indietro il cardinale Florit e lo stesso Mazzi. Tra i due, però, non ci fu dialogo, nonostante gli inviti rivolti ad entrambi da una parte dei preti fiorentini, tra cui il futuro arcivescovo Silvano Piovanelli, che fu tra i firmatari di una lettera che non ebbe risposta.

L’arcivescovo Florit dopo aver fatto sgomberare la canonica, nominò un nuovo parroco all’Isolotto e don Mazzi dette vita alla Comunità di base che da allora, e fino ad oggi, ha continuato a riunirsi ogni domenica per una celebrazione nei prefabbricati costruiti vicino alla chiesa. Qualche anno più tardi, nel 1974, per Enzo Mazzi arrivò la sospensione a divinis.

Fu proprio Piovanelli a cercare un riavvicinamento, in particolare durante il Sinodo della Chiesa fiorentina nel 1992, ma senza riuscire a ricondurre l’ex sacerdote all’interno della Chiesa. Mazzi è stato un punto di riferimento di tanti preti del dissenso, e nel corso degli anni la sua Comunità ha preso posizione su tutti le battaglie ‘civili’ che hanno spesso diviso gli stessi cattolici, dal divorzio all’aborto, dalla guerra al caso di Eluana Englaro. Mazzi, come don Alessandro Santoro, il parroco fiorentino delle Piagge, accolse Beppino Englaro quando nel marzo 2009 venne a Firenze per ricevere la cittadinanza onoraria.

IL CARDINALE PIOVANELLI: “NESSUNO PUO’ GIUDICARE”

”Nessuno può giudicare”. Con queste parole, ”ma soprattutto con la preghiera”, l’ arcivescovo emerito di Firenze, cardinale Silvano Piovanelli, ha accolto la notizia della morte di Enzo Mazzi. Piovanelli, che nel 1968, poco dopo l’annuncio della rimozione di don Mazzi da parroco dell’Isolotto, fu tra i firmatari di una lettera indirizzata all’arcivescovo Ermenegildo Florit e allo stesso sacerdote per trovare una soluzione non dirompente per la chiesa fiorentina, ricorda poi le parole di Marcello Labor, un ex sacerdote di Trieste, ”per il quale ora è in corso la causa di beatificazione”: ”Diceva Labor – spiega l’arcivescovo emerito – ‘quando mi trovo davanti a un peccatore, prego per lui e mi domando quale sia la mia responsabilità del suo peccato”.

DON SANTORO: “AMAVA IL VERO GESU'”

Un amico, un compagno, una persona che ha sempre amato quel Dio ‘vero’ del Gesù del Vangelo”. Don Alessandro Santoro, parroco alle Piagge, quartiere alla periferia di Firenze, spesso in contrasto con le gerarchie ecclesiali e molto legato a Enzo Mazzi, parla così appena avuta la conferma della morte dell’ex parroco dell’Isolotto. ”E’ stato vicino a tutte le vicende civili con grande capacita’ di lettura – prosegue don Santoro -. Un amico nel mondo ecclesiale, un acuto interlocutore. Una persona da accompagnare con affetto e tristezza profonda sapendo che aveva ancora tante cose da dire e da fare”.  Don Santoro anche nel pomeriggio di oggi aveva sentito la Comunità dell’Isolotto, dove Mazzi e’ morto, dopo una lunga malattia: ”negli ultimi giorni era in coma – spiega – ma io voglio portare rispetto al silenzio che intorno a lui voleva la sua famiglia. Cercherò di essere vicino nei prossimi giorni a tutti”.

IL CORDOGLIO DI VANNINO CHITI 

”La scomparsa di Enzo Mazzi addolora profondamente. E’ stato un protagonista del dissenso cattolico quando era parroco all’Isolotto di Firenze. Critico delle ingiustizie sociali e vicino agli ultimi ovunque, coerente con la fede vissuta poi all’esterno della Chiesa. La sua e’ una personalita’ simbolo, che ha parlato alla coscienza di quanti non accettano come ineluttabile e immodificabile il mondo e l’organizzazione della societa’, i modi di essere delle istituzioni civili ma anche di quelle religiose. Le sue parole sono state di stimolo, lievito per credenti e diversamente credenti, su temi etici e sociali. Ha mantenuto il suo impegno fino all’ultimo, quando le forze cominciavano a mancargli. Ai familiari e alla sua comunita’ va il mio profondo cordoglio”. Cosi’ il vice presidente del Senato Vannino Chiti ricordando don Enzo Mazzi alla notizia della sua scomparsa.

IL CORDOGLIO DI MATTEO RENZI

Il sindaco Matteo Renzi esprime “sentite condoglianze ai suoi famigliari e alla sua comunità”. “Con Enzo Mazzi se ne va una figura fortemente legata alla città – ricorda Renzi – e in particolare al quartiere dell’Isolotto, dove il suo impegno si è protratto fino agli ultimi giorni”.

LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO BETORI

L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, ”a nome della Chiesa fiorentina, appresa la notizia della morte di don Enzo Mazzi, ha pregato per lui ed e’ vicino alla sofferenza di quanti gli sono stati accanto. Ne ricorda – si legge in una nota della curia fiorentina – l’opera svolta per la fondazione della parrocchia nel quartiere dell’Isolotto e l’attenzione agli ultimi, mentre affida all’amore del Padre e alla valutazione della storia ogni giudizio sugli eventi che lo hanno visto protagonista e che hanno segnato profondamente e dolorosamente l’unita’ della Chiesa”.

SINISTRA PER LA COSTITUZIONE

Sinistra per la Costituzione, in un comunicato in cui esprime cordoglio, ”nel ricordo dell’impegno di don Enzo Mazzi per la democrazia, la laicita’ e per i diritti sociali partecipa con sincera commozione al dolore della Comunita’ dell’Isolotto”.

La Nazione, 23 ottobre 2011

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COMUNITA’ CRISTIANE DI BASE
Segreteria Tecnica Nazionale
c/o CdB San Paolo – Roma
segreteria@cdbitalia.it – www.cdbitalia.it

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Carissimi amici ed amiche,

è con profondissimo dolore che vi comunico la triste notizia che Enzo Mazzi ci ha lasciato. E’ morto questa notte a Firenze per la malattia che lo aveva colpito inesorabilmente.

Adesso, che forse non ci sente, perché lui non vorrebbe, possiamo dire cosa ha rappresentato per noi, per tutte le comunità cristiane di base italiane Enzo, un vero “operaio per il Regno”, per il quale ha sempre tanto lavorato.

La Comunità dell’Isolotto lo ricorderà domani mattina, domenica 23 ottobre, nella loro sede in via degli Aceri 1 , alle ore 10,30. Chi può partecipare vada a Firenze a stringersi alle donne e agli uomini dell’Isolotto; le comunità tutte lo ricordino nelle loro assemblee domenicali.

Un abbraccio commosso a tutte e tutti,

La Segreteria tecnica nazionale delle CDB
per la CdB di San Paolo: Stefano Toppi