L’angolo della gru – L’Olmo e la stanza dei figli di A.Bifulco

Aldo Bifulco
Cdb Cassano – Napoli

Interrompere non è un verbo negativo. Ogni tanto fa bene. E qualche volta decido di saltare la tradizionale intervista, perché c’è qualcosa che mi sta a cuore comunicare e non c’è modo di infilarla dentro l’intervista. Con fatica, con pazienza e con gioia il Circolo”la Gru”, sta costruendo con le flotte dei bambini che si succedono negli anni e con le maestre del V Circolo, il “Giardino di Montale” che procede nel suo sviluppo resistendo agli “attacchi delle maestranze comunali”.

Quello spazio verde incolto, quando ci apprestammo ad intervenire, si presentava triste e malridotto.

Campeggiavano i soliti pioppi, eucalipti e robinie, che con “ipocrita generosità” ogni tanto vengono trapiantati dalle amministrazioni comunali per sopire le “richieste ignare” da parte delle scuole. Ma in un angolo “dormiva maestoso” un tronco spoglio che aveva tutta l’aria di essere qualcosa di diverso. In Primavera accogliemmo le prime foglie, erano ovali, con margine doppiamente seghettato e, soprattutto, con una base asimmetrica.

Un sospetto si insinuava nella mia mente. Più tardi la comparsa dei frutti, delle samare tonde e alate, tolsero ogni dubbio. “Questo è un olmo!”-gridai- agli amici intenti a trasferire “sudore felice” alla terra che stava acquistando un’altra fisionomia. Un albero, maestoso e normalmente longevo, che, in questo periodo, ha vita difficile perché sottoposto ad un attacco di un parassita difficile da debellare.

Certamente si trattava di un albero non giovane, sopravvissuto alla cementificazione che ha investito rapidamente il territorio della vecchia Scampia. Che bello vedere il tappeto di samare sul suolo attorno all’albero che in pochi giorni cominciarono a germogliare.

Proprio in questi giorni una maestra mi ha informato che l’Orto botanico, venuto a conoscenza della presenza di quest’albero, avrebbe deciso di adottarlo. Sarebbe un bel riconoscimento ed un valore aggiunto al “Giardino di Montale”.

L’olmo è un albero a me molto caro. Alcuni anni fa, avvertivo, assieme a tanti amici, il desiderio di cimentarmi anche con il lavoro manuale, forse anche per equilibrare il lavoro di “testa” che aveva caratterizzato la mia vita. Creammo una piccola falegnameria, che col tempo ha dato lavoro ad alcune persone, ma …a me solo qualche grattacapo familiare. Falegname per qualche anno, con poco successo; prima di lasciare ho voluto che rimanesse una traccia di quel periodo nella mia casa. Perché non allestire la stanza dei miei figli?

L’armadio lo lasciai alla professionalità di Benedetto, un mio fraterno amico, “vero maestro d’ascia” ed io mi cimentai nella costruzione di due sobri ma solidi letti. E scelsi il legno dell’olmo, anche perché il significato originale della parola Ulmus è “crescere” e mi sembrava di buon auspicio. Un legno di un marrone vagamente dorato con delle fantasmagoriche venature che si aprono come farfalle in volo o grandi fiori asimmetrici.

Non ci crederete, sono passati quasi trent’anni e quell’armadio e quei letti sono rimasti intatti. Per ricordare il venticinquesimo anno del mio matrimonio con Rosa (qualche decennio fa e più) pensai di offrire ai parenti dei quadretti di legno con l’immagine di una pianta dipinta da me, riportante nel retro una scheda con i significati della pianta.

Per i miei figli la pianta scelta non poteva essere che l’Olmo: sono andato a rileggere la scheda: “Gli antichi avevano consacrato l’olmo a Morfeo, uno dei mille figli del sonno, l’Hipnos dei Greci. La sua funzione, come spiega il nome che deriva da morfè (forma, figura), era quello di assumere la forma di essere umani apparendo agli uomini addormentati. Era alato, con grandi ali che sbattevano silenziosamente portandolo in ogni angolo della terra in un istante.

Grazie alle sue facoltà di evocare sogni l’olmo, detto anche l’albero dei sogni, divenne anche un albero dal potere oracolare. Nel Medioevo, forse per un’estensione del suo potere oracolare, divenne insieme con la quercia l’albero sotto il quale si amministrava la giustizia”…e in aggiunta scrissi….”Una volta realizzato il sogno più grande: quello di stare insieme e di avere dei figli…ora i nostri sogni coincidono con i vostri.”

Il grande Olmo del “Giardino di Montale” con le sue enormi ed estese braccia sembra vegliare sulle piccole piante messe a dimora dai bambini della scuola. Abbiamo chiamato l’areale dell’albero “l’angolo del tempo”, abbiamo creato delle panchine con degli spezzoni di tronchi, con la speranza che i bambini possano radunarsi con la propria maestra sotto l’albero e parlare di “giustizia” e “sognare un tempo migliore”.