Comento al Vangelo di Marco 10, 2-12 di Gruppo donne CdB SanPaolo

Gruppo donne della CdB di San Paolo – Roma
Domenica 7 ottobre 2012

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Marco 10, 2-12

1a relazione:

Io riferirò in modo sintetico quello che John Meier scrive sul tema di Gesù e il divorzio.

Su questo Gesù era in netto contrasto con la prassi ebraica derivante dalle legge di Mose (Deuteronomio) che ammetteva il divorzio, sia pure solo da parte del marito, il quale doveva dare alla moglie un libello di ripudio in modo che la donna si potesse risposare.

Gesù invece si rifà alla Genesi che, essendo anteriore al Deuteronomio, rappresenta l’idea originaria di Dio. Meier è convinto che si tratti di parole effettivamente dette da Gesù in quanto risultanti da “molteplici attestazioni”. Ne parlano infatti, oltre a Marco, Matteo, Luca e Paolo, con esposizioni molto simili.

Altro motivo della veridicità dell’attribuzione a Gesù sta nell’imbarazzo delle primitive comunità che si sono trovate a gestire questo comando di Gesù che le metteva in difficoltà, e infatti hanno fin da subito cercato delle eccezioni.

Matteo (19,9): Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di adulterio, e ne sposa un’altra commette adulterio.

Paolo (I Cor.) ammette la possibilità di ripudio quando uno dei due sposi non è credente.

Marco e Luca non ammettono eccezioni, ma Marco (che scriveva per lettori greci o romani) contempla il caso della donna che può ripudiare il marito.

Un altro motivo che può aver spinto Gesù ad essere così intransigente rispetto alle usanze ebraiche è la convinzione della prossimità dei tempi finali e quindi la ricerca dei momenti originari, così come descritti in Genesi.

E’ necessario riportare due considerazioni esposte dal Meier:

1) Non cercare interpretazioni che possano acquietare le coscienze, addolcire la pillola. “Gesù ha detto così ma intendeva dire …”

2) Occorre leggere il passato come passato e non volerlo immediatamente equiparare al presente. Il mondo in cui viveva Gesù era ben diverso dal nostro, dalla nostra cultura, dalle nostre necessità e bisogni.

 

2a relazione

1) Secondo Drewerman Gesù, nella discussione con i Farisei non vuole parlare dell’indissolubilità del matrimonio ma vuole far cessare un certo tipo di arbitrio che si concretizzava nel potere esercitato dai maschi sulle “loro” donne, un potere ritenuto naturale. La legge di Mosé diceva infatti che un uomo aveva il diritto di ripudiare la moglie “se egli ha trovato in lei qualcosa di vergognoso”. Secondo la scuola del rabbino Shammai il divorzio doveva essere limitato al caso di adulterio mentre la scuola di Hillel il divorzio era permesso per qualsiasi azione che coprisse di vergogna il marito.

Secondo Drewerman quindi Gesù si pronuncia non contro il divorzio ma per il divieto di ripudiare la moglie.

2) Gesù si ricollega alla scena del mattino della Creazione, un’immagine essenziale come “principio” del sentimento e del pensiero del nostro cuore. “All’inizio non era così” dice Gesù: ossia non si credeva di poter regolamentare l’amore per legge.

All’inizio Dio creò gli esseri umani come maschio e femmina, come esseri umani che hanno bisogno l’uno dell’altra per essere “interi” e per avvertire l’Amore come Dono di Grazia.

L’uomo e la donna non sono uniti in base alla volontà umana, e non possono neppure essere separati dalla volontà umana; ciò che unisce un uomo e una donna è quell’unica forza che ci portiamo dentro e che sentiamo provenire da Dio: quell’onnipotenza dell’amore che ci libera e  in modo meraviglioso ci soggioga. Le persone, non le istituzioni, fondano il matrimonio.

Secondo Drewerman, quindi, oggigiorno non c’è niente che tenga insieme un matrimonio all’infuori dell’Amore; a maggior ragione deve quindi essere consentito di imparare l’amore.

Cosa succede quando l’amore che è la base del matrimonio non c’è più? Se non serviva la legge per regolare l’amore non potrà neppure regolare il disamore. Da una parte il divorzio manifesta il fallimento umano, poiché non sempre raggiungiamo l’ideale né riusciamo a compiere la volontà divina, dall’altra la possibilità di un nuovo matrimonio pone dinanzi a noi l’offerta della grazia che si rinnova. E’ disumano mantenere attraverso una legge una relazione che non c’è più, ma non si può arrivare a questa conclusione se non come ultima ratio e mai alla leggera.

 

3a relazione

La donna, apparentemente irraggiungibile, era stretta da un cerchio inesorabilmente serrato di sguardi curiosi e ostili che la penetravano sotto il velo indovinandone la carne e supponendo di conoscerne l’anima.

Gesù capì che bisognava rompere il cerchio in cui la donna era serrata, altrimenti non avrebbe trovato lo spazio per pensare a se stessa. Perciò evitò di guardarla. Si mise a giocherellare, tracciando segni inutili sulla sabbia…La donna poteva e doveva liberarsi da una seduta in cui accusatori o salvatori avrebbero dovuto appiccicarle addosso una sentenza.

…Rotto il cerchio la donna si accorse che anche in quello spiazzo del tempio c’era un ‘tu’… Lei  non se ne va con coloro che l’hanno portata lì, resta con Gesù e comincia ad emergere il vero problema: dov’è l’adulterio?

Gesù non sembra propenso a risolverle il problema. Sarebbe stato facile dire: neppure io ti condanno va’, torna alla tua casa e a tuo marito, ma d’ora in poi  non peccare più .

Ma Gesù non lo dice, queste parole chiare e risolutive non le pronuncia.

Dice solo : va’ , ma d’ora in poi non peccare più.

Ma dove andare ?

Dal marito che giovinetta l’ha comprata e cui lei ha forse dato dei figli o da un altro uomo che l’ha amata e che lei ha amato ?

La donna se ne andò ma i problemi non erano finiti anzi, il dubbio tormentoso e vitale imponeva una scelta. Dove andare? Fu forse in quel momento che potè accorgersi che poca cosa era il cerchio degli accusatori che l’aveva assediata e da cui Gesù l’aveva liberata. C’era un altro cerchio nella sua vita e nella sua coscienza e questo era interno alla sua anima.

Questo cerchio solo lei poteva romperlo per fare la cosa giusta.

E qui va detto con stupefatta ammirazione che l’ultimo finale non è scritto nel testo evangelico, come d’altronde in tanti altri casi, perché a ciascuna e a ciascuno è lasciato il compito di scriverlo con la sua vita.

(Da G. Franzoni   “La donna e il cerchio”)