Leone XIV, papa dei due mondi di L. Sandri

Luigi Sandri

Arriva dagli Stati Uniti d’America, via Perù, il nuovo papa: Robert Francis Prevost, cioè Leone XIV. La saldatura di questi due Paesi americani, l’uno del Nord e l’altro del Sud, è la chiave di volta per comprender la scelta che i 133 cardinali elettori, in soli quattro scrutini, hanno compiuto in uno dei più rapidi conclavi della storia recente.

Se il porporato fosse stato «solo» statunitense mai sarebbe stato eletto; e così se fosse stato solo peruviano. Ma egli porta in sé stesso, e dunque adesso nel suo altissimo ministero, due impronte decisive: egli rappresenta, da una parte, la più potente e ricca nazione del mondo e, dall’altra, una delle più tribulate del Sud del pianeta.

Dunque, possiamo attenderci che Leone XIV sarà una sentinella sul crinale tra Nord e Sud, messaggero delle esigenze della pace, della giustizia e dell’equità.

Egli non parlerà per sentito dire: sa come è il mondo opulento, le sue luci e le sue contraddizioni; sa come è il mondo povero – o meglio, impoverito e rapinato – con le sue speranze e delusioni. Negli USA è nato e cresciuto; in Perù era stato missionario e poi vescovo della diocesi di Chiclayo.

Adesso Donald Trump dovrà misurare bene le parole, di fronte al primo vescovo di Roma nato negli States: non sono ammesse amnesie, barzellette, furbizie, prepotenze. Oggi è iniziato un tornante storico che in nessun modo si potrebbe ignorare.

Anche la grande politica dovrà confrontarsi con l’uomo dei due mondi: Nord+Sud. E la stessa Chiesa romana dovrà misurarsi con un pastore che viene dal Nord e dal Sud: un incrocio, nella stessa persona, che provocherà scelte inattese, sintesi nuove, possibilità pastorali prima impensate.

Leone XIV è un monaco: apparteneva all’antico Ordine degli agostiniani: dunque, la sua spiritualità – si può pensare – arricchirà tutta la Chiesa. «Pace a voi» ha detto ieri sera presentandosi per la prima volta, dal balcone della basilica vaticana, alla Chiesa, alle Chiese e al mondo.

Un grido che, riferito alle parole di Gesù Risorto, e ripetuto a Pasqua, quasi come testamento, da Francesco, salda quell’eredità e quell’urgenza con il suo predecessore che, ripetutamente citato, ha detto la volontà di Prevost di proseguire nel sentiero di Jorge Mario Bergoglio: un segnale importantissimo a chi si attendeva la continuazione del magistero del predecessore, e una messa in guardia a quanti speravano che quel magistero fosse sostanzialmente disatteso, o dimenticato.

Naturalmente, insieme ai molti problemi risolti dal predecessore, rimangono tutti sul tavolo i problemi lasciati irrisolti, o solo parzialmente risolti, da Francesco, e che vedono la Chiesa romana, soprattutto nelle sue gerarchie, divisa e incerta:

– l’ammissione delle donne ai ministeri ecclesiali ordinati;

– il giudizio morale sulla sessualità di tutti e tutte, ribadendo la libertà di coscienza di ogni persona di fronte a questo dono di Dio e, in particolare, per le persone Lgbtq+ ;

– un esercizio collegiale dell”’ufficio petrino”, non più solitario o ierocratico;

– la sinodalità non solo proclamata a parole, ma effettivamente tradotta nella vita concreta della Chiesa, da Roma alle diocesi del mondo;

– l’ecumenismo, favorendo tra la Chiese pur divise la «intercomunione eucaristica»;

– una ridiscussione aperta e coraggiosa dello status del clero celibatario;

– una politica fermissima per estirpare la pedofilia del clero;

– la riforma del conclave perché anche donne, a pieno titolo, siano inserite nel congegno che sceglie la guida di – oggi – un miliardo e quattrocento milioni di cattoliche e cattolici;

– rafforzare la possibilità – nella Chiesa romana, del pubblico dibattito, libero e responsabile, su tutti i problemi ecclesiali;

– la traduzione in fatti concreti della affermata povertà della Chiesa romana.

Assumendo il nome di Leone XIV Prevost attualizza il ricordo di Leone XIII che, a fine Ottocento, pur tra profonde contraddizioni, capì l’urgenza della questione operaia. Altri tempi, oggi, ma ugualmente critici e tremendi, con le guerre che da Russia-Ucraina, e Israele-Hamas insanguinano il pianeta.

Insomma papa Leone si trova sulle spalle un peso immane: possa egli sentirsi aiutato dall’affetto delle donne e uomini cattolici e anche delle persone che ieri sera in tutto il pianeta lo hanno guardato, con simpatia, apparire in tv come nuovo vescovo di Roma.

Francesco aveva deciso di recarsi, alla fine di questo mese, a Iznik, il nome turco dell’antica Nicea, in Turchia, per ricordare, con il patriarca di Costantinopoli ed altri primati ortodossi, i mille e settecento anni dal famoso Concilio del 325 che gettò le basi del Credo che ancor oggi pronunciamo.

Il nuovo vescovo di Roma riprenderà, nei prossimi giorni, quel progetto, con il suo primo pellegrinaggio internazionale? Auguri, Leone!

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LE SFIDE DI LEONE XIV

José Manuel Vidal

Senza volergli dare compiti a casa – perché Leone XIV, il papa venuto dal meticciato americano e delle periferie, li ha sicuramente ben chiaro – la Chiesa e il mondo intero guardano oggi al balcone di San Pietro con speranza e aspettativa. Il nuovo pontefice, Robert Prevost, assume il timone in un momento di cambiamento di epoca, non solo di epoca di cambiamento, e dopo essere succeduto a Francesco, un papa Magno, che ha inaugurato la primavera della Chiesa. Ma le sfide che eredita e che la comunità cattolica gli pone sono tanto urgenti quanto inevitabili.

1. Rendere concreta la sinodalità nella vita reale

Il processo sinodale, eredità di Francesco, esige ora di approdare alla base: parrocchie e diocesi con consigli pastorali veramente decisionali e non solo consultivi. È tempo di passare dal discorso alla pratica, dall’ascolto alla reale corresponsabilità, perché il Popolo di Dio sia soggetto attivo e non mero spettatore della vita ecclesiale. Leone XIV deve promuovere strutture in cui la voce dei laici, delle donne e dei giovani abbiano un peso reale nel processo decisionale e dove la sinodalità cessi di essere uno slogan e diventi il modo abituale di camminare insieme.

2. Donne: in attesa dell’accesso all’altare

La Chiesa ha un debito storico nei confronti della donna. Aprire completamente la porta al diaconato e al presbiterato femminile è una questione in sospeso che non può essere ulteriormente rinviata. Leone XIV deve essere il papa che rompa il soffitto di cristallo per le donne nella Chiesa e renda realtà l’uguaglianza di tutti i battezzati davanti all’altare e nella loro missione. Non si tratta solo di giustizia, ma di fedeltà al Vangelo e alla realtà di una Chiesa in cui le donne già sostengono la fede e la vita comunitaria in tutti i continenti.

3. Tolleranza zero per gli abusi

La piaga degli abusi esige una risposta ferma: tolleranza zero, riparazioni complete (anche finanziarie) e la centralità delle vittime. Leone XIV deve sradicare la cultura del silenzio e dell’impunità e fare della Chiesa uno spazio sicuro e trasparente. Solo così potrà riconquistare la credibilità e la fiducia dei fedeli e della società, sanando ferite profonde e impedendo che l’orrore si ripeta.

4. Conversione del papato

Il tempo del papa monarca, unipersonale e assolutista sta giungendo al termine. Leone XIV è chiamato a promuovere una conversione del papato verso un modello collegiale di servizio e di corresponsabilità, dove il potere è esercitato come comunione e non come imposizione. Un papato che ascolti, dialoghi e condivida il peso con il collegio dei vescovi e con tutto il popolo di Dio, in una Chiesa veramente circolare e non piramidale.

5. «Viri probati» e celibato facoltativo

La scarsità di vocazioni e la realtà pastorale di molti territori sollecitano l’approvazione dei «viri probati» – uomini sposati di provata virtù – e l’apertura del dibattito sul celibato facoltativo, affinché l’Eucaristia giunga in ogni angolo del mondo. Leone XIV deve essere coraggioso e pragmatico, dando priorità all’accesso ai sacramenti e alla vita comunitaria rispetto alle tradizioni che, pur essendo preziose, non sono dogmi di fede. Il carisma del celibato acquisterebbe autenticità diventando facoltativo.

6. Dialogo interreligioso ed ecumenismo

L’unità nella diversità è la grande sfida del XXI secolo. Leone XIV deve essere il papa del poliedro: aperto a tutte le religioni, costruttore di ponti tra i cristiani e promotore di un vero ecumenismo, dove la pluralità non sia una minaccia ma una ricchezza. Solo così la Chiesa potrà essere segno di fratellanza universale e testimonianza credibile in un mondo segnato dalla frammentazione e dai conflitti. Unità dei cristiani ora, pur mantenendo la loro diversità!

7. Riforma della morale sessuale

La morale sessuale ha bisogno di essere aggiornata alla luce della realtà e della misericordia. Leone XIV deve guidare una riflessione profonda, senza tabù né condanne, che accolga e sostenga tutte le persone, comprese le coppie omosessuali e i divorziati risposati. Si tratta di passare dalla norma alla persona, dal giudizio all’accettazione e da una moralità di divieti a un’etica di amore e cura.

8. Riforma del Codice di Diritto Canonico

I cambiamenti sinodali e pastorali devono riflettersi nel diritto della Chiesa. È urgente una riforma del Codice di Diritto Canonico, che tenga conto della nuova ecclesiologia e delle esigenze del Popolo di Dio. Il diritto deve essere al servizio della vita, della missione e della misericordia; non deve essere un ostacolo allo Spirito o una camicia di forza per la creatività pastorale.

9. Chiesa inclusiva

Mantenere la Chiesa come una casa aperta a tutti, senza esclusioni né confini, è il grande compito della misericordia. Leone XIV deve garantire una Chiesa dove tutti trovino accoglienza, ascolto e dignità. Nessuno dovrebbe sentirsi estraneo, rifiutato o indegno; tutti hanno un posto alla tavola del Signore, dai gay ai transessuali alle persone LGBTI+.

10. Chiesa dei poveri e dei crocifissi

Il Vangelo è chiaro: la Chiesa deve essere un rifugio per gli impoveriti, gli scartati e i crocifissi della terra. Leone XIV è chiamato a mettere al centro gli ultimi e ad essere la voce profetica che denuncia le ingiustizie del sistema. Solo così sarà fedele a Gesù di Nazareth, che si è identificato con chi soffre e ha lottato per un’umanità più giusta e fraterna. Solo così il popolo santo di Dio continuerà a sperimentare la Chiesa come suo ospedale da campo e sua casa comune di speranza.

11. Lotta per la pace e il dialogo

In un mondo segnato dalla guerra e dalla polarizzazione, il papa deve essere l’apostolo della pace e del dialogo, usando le parole e l’incontro come unici strumenti per risolvere i conflitti. Leone XIV deve essere un mediatore, un profeta e un seminatore di riconciliazione, dimostrando che un’altra politica e un’altra umanità sono possibili.

12. Difesa della casa comune

La crisi ecologica è un’emergenza spirituale e morale. Leone XIV deve continuare e approfondire la difesa della nostra casa comune e dell’ecologia integrale, come ha chiesto Francesco nella «Laudato si’». È in gioco il futuro del pianeta e delle generazioni future, e la Chiesa deve essere in prima linea nella conversione ecologica globale.

Leone XIV non parte da zero. Eredita la barca di Francesco (e di Pietro), scossa, ma anche piena di potenzialità e di Spirito. La sfida è immensa: essere il papa del poliedro, dell’inclusione, della riforma e della speranza. Il papa che, senza paura, osa sognare e plasmare la Chiesa di domani. Il papa della primavera.

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Articolo pubblicato il 10.5.2025 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli