Sant’Egidio in libertà vigilata

Sandro Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it

La segreteria di Stato autorizza “La Civiltà Cattolica” a pubblicare un articolo elogiativo della Comunità. Ma con numerosi tagli al testo originale, sui punti di disaccordo. Eccoli a uno a uno. Quanto al fondatore Riccardi…

CITTÀ DEL VATICANO, 29 dicembre 2011 – “Sant’Egidio: profilo di una comunità cristiana”. È questo il titolo di un articolo de “La Civiltà Cattolica” sulla comunità fondata a Roma nel 1968 da Andrea Riccardi, uscito proprio nei giorni in cui questi è diventato ministro di governo.

I giudizi dell’articolo sono elogiativi anche riguardo alla “diplomazia silenziosa” praticata dalla Comunità. E già questo desta sorpresa, dal momento che le bozze de “La Civiltà Cattolica” sono riviste dalla seconda sezione della segreteria di Stato, cioè dal ministero degli esteri vaticano, dove la diplomazia di Sant’Egidio continua ad essere considerata più di intralcio che di aiuto all’attività istituzionale della Santa Sede nel mondo.

L’articolo ha per autore non uno degli “scrittori” del quindicinale dei gesuiti di Roma, ma padre Andreas R. Batlogg, direttore delle rivista “Stimmen der Zeit” dei gesuiti tedeschi: una rivista notoriamente più “liberal” della consorella romana e più in linea, semmai, con altre testate della Compagnia di Gesù come la statunitense “America”, la francese “Études” o la milanese “Aggiornamenti Sociali”.

Prima che su “La Civiltà Cattolica”, l’articolo era apparso sul numero di settembre di “Stimmen der Zeit” col titolo “Die Optimisten von Sant’Egidio”, in vista dell’incontro internazionale di preghiera per la pace – il venticinquesimo della serie, ogni volta in luoghi diversi – organizzato dalla Comunità a Monaco di Baviera dall’11 al 13 di quel mese.

E la versione originale tedesca era molto più lunga di quella poi uscita in Italia con notevoli tagli, qua e là piuttosto significativi. Frutto di sforbiciate fatte dai gesuiti di Villa Malta – la sede de “La Civiltà Cattolica” – e/o anche dalla segreteria di Stato vaticana. In pratica, dalle 16 pagine tedesche si è passati alle 11, oltretutto meno fitte, della versione italiana.

È così completamente sparito il capitoletto tedesco intitolato “I preferiti del papa?” (Die besonderen Lieblinge des Papstes?), nel quale veniva oltremodo esaltato il rapporto tra Sant’Egidio e Giovanni Paolo II.

È uscito drasticamente ridimensionato anche il legame tra la Comunità e gli incontri di Assisi. Nella versione tedesca c’è un intero capitoletto su “L’avventura di Assisi” (Das Abenteuer Assisi) in cui si plaude al cosiddetto “spirito di Assisi” (der Geist von Assisi) caro a Sant’Egidio ma non a Benedetto XVI, mentre in quella italiana il capitoletto non c’è più e tutto è liquidato in un paio di righe: “Ha avuto una risonanza mondiale, nel 1986, la preghiera per la pace ad Assisi, che si è tenuta anche per interessamento della Comunità”.

Il capitoletto su “Andrea Riccardi, il volto di Sant’Egidio” esce dimezzato nel passaggio dal tedesco all’italiano. E ancor più sforbiciato è quello sulla diplomazia della Comunità. La definizione di Sant’Egidio come “ONU di Trastevere”, coniata dal giornalista italiano Igor Man ed entrata nell’uso corrente, citata enfaticamente da “Stimmen der Zeit”, su “La Civiltà Cattolica” sparisce.

Ciò detto, resta comunque il paradosso che un testo rivisto e approvato dalla segreteria di Stato vaticana contenga un sostanziale elogio del ruolo diplomatico giocato da Sant’Egidio.

In passato ciò non era mai accaduto. Basti pensare a un precedente riguardante il Mozambico, cioè il paese che viene vantato dalla Comunità come teatro del suo primo grande successo diplomatico nel 1992. In un approfondito articolo di otto pagine su “Il Mozambico dopo 25 anni di indipendenza”, apparso su “La Civiltà Cattolica” del 16 dicembre 2000 con la firma del gesuita José Augusto Alves de Sousa (per quarant’anni missionario in quel paese), non c’è neppure il minimo cenno a un ruolo pacificatore svolto da Sant’Egidio in quel frangente.

Tornando ad oggi, l’articolo de “La Civiltà Cattolica” è arrivato in un momento che sembra particolarmente premiante per la Comunità, in campo sia politico che ecclesiastico.

La data d’uscita dell’articolo è stata infatti il 19 novembre, due giorni dopo la nomina del fondatore della Comunità, Riccardi, a ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione. La sua biografia nel sito ufficiale del governo italiano lo presenta come “una delle personalità nazionali di maggiore spicco, conosciuto in campo internazionale”.

Una notorietà internazionale, quella di Riccardi, che si può evincere anche dalla sua presenza nei dispacci diplomatici riservati messi in rete da Wikileaks.

Qui, fra tutti i ministri dell’attuale governo italiano, Riccardi è il quarto per numero di citazioni: 14, senza contare le 7 di suo fratello Luca, anche lui tra i dirigenti di Sant’Egidio. Lo superano solo il presidente del consiglio Mario Monti, con 18 citazioni, il ministro dell’ambiente Corrado Clini, con 25, e il ministro degli affari esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, ex ambasciatore, che ne vanta un centinaio: sempre meno, comunque, di quelle arrise alla Comunità di Sant’Egidio nel suo insieme, 127.

Sul versante della Chiesa, poi, l’articolo de “La Civiltà Cattolica” è arrivato mentre l’ex assistente ecclesiastico di Sant’Egidio, il vescovo di Terni Vincenzo Paglia (con tre citazioni su Wikileaks), è dato in corsa, anche se forse a livello più mediatico che reale, per la vacante sede cardinalizia di patriarca di Venezia.

Più reali sembrano essere le chance dell’attuale assistente ecclesiastico della Comunità, monsignor Matteo Zuppi (con oltre venti citazioni su Wikileaks), già parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere. Potrebbe essere lui il nuovo vescovo ausiliare di Roma in attesa d’essere nominato nelle prossime settimane.

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Il numero de “La Civiltà Cattolica” con l’articolo sulla Comunità di Sant’Egidio:  > Quaderno n. 3874 del 19 novembre 2011

E quello di “Stimmen der Zeit” con la stesura originale tedesca, molto più ampia, dello stesso articolo:  > Heft 9, September 2011

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Nel sito ufficiale del governo italiano, di cui è ministro, appare la seguente biografia del fondatore della Comunità di Sant’Egidio:  > Biografia di Andrea Riccardi

Ma dello stesso Riccardi – o più propriamente della Comunità di Sant’Egidio che con lui fa tutt’uno – esiste anche una biografia non autorizzata, mai oggetto di alcuna smentita, uscita su “L’Espresso” nel 1998 e disponibile on line anche in inglese:   > Sant’Egidio story. Il grande bluff

In seguito, la “story” si è arricchita di nuovi capitoli.  Uno riguarda la politica internazionale di Riccardi e dei suoi. Ed è la tagliente critica dell’operato della Comunità di Sant’Egidio in Algeria scritta dall’allora ambasciatore italiano in quel paese, Franco de Courten:  > Sant’Egidio e l’Algeria. Le rivelazioni scomode dell’ambasciatore

Un altro capitolo riguarda invece la vita interna della Comunità. In particolare i matrimoni combinati col benestare dei capi. Tra i matrimoni fra membri di Sant’Egidio che poi si sono sfasciati, ce n’è uno che è finito davanti al tribunale diocesano di Roma, facendo uscire allo scoperto cose che nessuno, da fuori, aveva mai immaginato:  > Venticinque anni nella Comunità di Sant’Egidio. Un memoriale

Il processo si è concluso il 13 dicembre 2007 dopo due gradi di giudizio, con una sentenza definitiva che ha stabilito la nullità di quel matrimonio. Il motivo: “costrizione”. Tra gli incarichi di governo oggi attribuiti al ministro Riccardi c’è anche quello per la famiglia.

Quanto alle sue manovre per la formazione di un nuovo partito politico, si veda il post di “Settimo Cielo” del 15 dicembre scorso:  > Lo scoop del “Corriere”: il nuovo partito “federato” dal ministro Riccardi

E quanto alle reazioni che questo attivismo di Riccardi suscita in campo politico – compresa la richiesta al premier Mario Monti di tenere a freno le “iniziative” personali del suo ministro –, si veda l’articolo di Francesco Verderami sul “Corriere della Sera” del 24 dicembre:  > E i partiti studiano la loro fase due

In un’intervista al “Corriere” del 27 dicembre, Riccardi ha confermato di lavorare per “maggiori condensazioni di cattolici” in un’area politica centrale:  > “I cattolici ritrovano il gusto della politica. I partiti ci ripensino”

Un indice completo dei servizi di www.chiesa sulla Comunità di Sant’Egidio è in:  > Focus su MOVIMENTI CATTOLICI

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Tra i numerosi cablogrammi confidenziali resi pubblici da Wikileaks e riguardanti la Comunità di Sant’Egidio, ce n’è uno trasmesso a Washington il 5 marzo 2002 dall’allora ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Jim Nicholson, repubblicano, molto vicino al presidente George W. Bush.  Il cablogramma reca il titolo: “Sant’Egidio ringrazia lo zio Sam e critica l’’ipocrita’ Fidel”.

In esso l’ambasciatore Nicholson riferisce di una cena del 19 febbraio offerta a lui e ai funzionari dell’ambasciata dal fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, “in considerazione della stretta cooperazione dell’organizzazione con il governo USA”. A lato della cena, informa Nicholson, “Riccardi ha parlato criticamente con l’ambasciatore del suo incontro del 1999 a Cuba con Fidel Castro, una maratona di colloquio notturno durata fin dopo le tre del mattino”. “Riccardi – specifica il cablo – ha avuto parole aspre per quella che ha definito l’ipocrisia di Castro, in particolare riguardo alla pena di morte a Cuba. Ha schernito la dichiarata contrarietà personale di Castro alla pena capitale accoppiata con la sua insistenza sull’obbligo che aveva di attenersi alla legge dello stato”.

Nel contesto della stessa cena – riferisce inoltre l’ambasciatore – don Matteo Zuppi, sacerdote di Sant’Egidio, ha parlato di un suo più recente colloquio con Castro, nel gennaio del 2002, mentre si trovava all’Avana per partecipare a un incontro tra il governo della Colombia e i guerriglieri del FARC: “Castro l’ha tratto in disparte e ha rimproverato la Comunità di Sant’Egidio e Zuppi in persona per la riluttanza dell’organizzazione a collaborare con L’Avana nel 1999. Secondo Zuppi, Castro aveva cercato di sfruttare Sant’Egidio nel contesto del conflitto del 1999 in Kosovo, inviando mille cosiddetti operatori umanitari in Kosovo e Iugoslavia sotto gli auspici di Sant’Egidio”.

Il cablo termina informando che don Zuppi “ha chiesto sostegno per il progetto di Sant’Egidio da 5 milioni di dollari per combattere l’HIV/AIDS in Mozambico”:   > Confidential Vatican 001152