La cultura del benessere non ci anestetizzi al grido dei poveri! di S.Cernuzio

L’appello di Francesco: “La cultura del benessere non ci anestetizzi al grido dei poveri!” Il messaggio del Papa al Forum Economico Mondiale di Davos, al via oggi sul tema “Padroneggiare la quarta rivoluzione industriale

Salvatore Cernuzio
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Mai e poi mai dimenticare i poveri! “Chi ha i mezzi per condurre una vita dignitosa, invece di essere preoccupato per i privilegi, deve cercare di aiutare i più poveri ad accedere anch’essi a condizioni di vita rispettose della dignità umana, in particolare attraverso lo sviluppo del loro potenziale umano, culturale, economico e sociale”.

È un accorato appello quello che Papa Francesco lancia nel messaggio al Forum Economico Mondiale di Davos, avviato da oggi fino a sabato nella località svizzera, indirizzato al prof. Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del Forum.

Per la sua riflessione Bergoglio parte dal tema dell’evento, “Padroneggiare la quarta rivoluzione industriale”. Essa, spiega, è stata accompagnata “da una crescente percezione dell’inevitabilità di una drastica riduzione nel numero dei posti di lavoro”. Un problema che, come indicano i recenti studi dell’Organizzazione Internazionale per il Lavoro, riguarda ormai “centinaia di milioni di persone”.

“Le diminuite opportunità per un’occupazione vantaggiosa e dignitosa, insieme a una riduzione della copertura previdenziale, stanno causando una preoccupante crescita della disuguaglianza e della povertà in diversi Paesi”, osserva infatti il Pontefice. E questo accade mentre “la finanziarizzazione e la tecnologizzazione delle economie nazionali e di quella globale hanno prodotto cambiamenti di ampia portata nel campo del lavoro”.

Emerge dunque con chiarezza il bisogno di nuovi modelli imprenditoriali che sì promuovano lo sviluppo di tecnologie avanzate, ma al contempo “siano in grado di utilizzarle per creare un lavoro dignitoso per tutti, sostenere e consolidare i diritti sociali e proteggere l’ambiente”.

“L’uomo deve guidare lo sviluppo tecnologico, senza lasciarsi dominare da esso!”, è il monito del Papa, che esorta a “non permettere mai che la cultura del benessere ci anestetizzi e ci renda ‘incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri”. In questo modo finiremo a non ‘piangere’ più davanti al dramma degli altri né ad interessarci di curarci di loro. Piangere che “non significa solo partecipare alle loro sofferenze”, spiega il Papa, ma anche e soprattutto “rendersi conto che le nostre stesse azioni sono causa di ingiustizia e disuguaglianza”.

Allora “apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto”, ribadisce il Santo Padre. “Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità”, affinché “il loro grido diventi il nostro”.

Solo così, insieme, “possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”, assicura Francesco. Che esorta: “Non abbiate paura di aprire le menti e i cuori ai poveri. In questo modo darete completa libertà di azione ai vostri talenti economici e tecnici e scoprirete la felicità di una vita piena, che il consumismo di per sé non può procurare”.

Di fronte a cambiamenti profondi ed epocali, i leader mondiali sono dunque chiamati ad assicurare “che l’imminente ‘quarta rivoluzione industriale’, gli effetti della robotica e delle innovazioni scientifiche e tecnologiche non conducano alla distruzione della persona umana – ad essere rimpiazzata da una macchina senz’anima – o alla trasformazione del nostro pianeta in un giardino vuoto per il diletto di pochi scelti”.

Al contrario, il momento presente – rileva il Papa – offre una preziosa opportunità per edificare “società inclusive, basate sul rispetto della dignità umana, sulla tolleranza, sulla compassione e sulla misericordia”.

L’invito è dunque a interrogarsi su come “costruire il futuro del pianeta, la ‘nostra casa comune’”, facendo “uno sforzo congiunto al fine di perseguire uno sviluppo sostenibile ed integrale”. Perché “l’attività imprenditoriale è una nobile vocazione” e, come tale, essa “ha la responsabilità di aiutare a superare la complessa crisi sociale ed ambientale e di combattere la povertà”.

“Ciò renderà possibile migliorare le precarie condizioni di vita di milioni di persone e colmare il divario sociale, che dà origine a numerose ingiustizie ed erode i valori fondamentali della società, tra cui l’uguaglianza, la giustizia e la solidarietà”, afferma Francesco.
E conclude auspicando che il Forum Economico Mondiale possa diventare “una piattaforma per la difesa e la tutela del creato e per il raggiungimento di un progresso” più sano, umano, sociale e integrale”. Il tutto anche con “il dovuto riguardo” per gli obiettivi ambientali e per massimizzare gli sforzi al fine di sradicare la povertà, come stabilito nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e nell’Accordo di Parigi nel contesto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.