I contributi della ricerca teologica al dibattito sulle omosessualità

Relazione letta dal Teologo Norbert Reck, responsabile dell’ediz. tedesca di Concilium, al Convegno su “Concilium 1/2008: Le omosessualità. I contributi della ricerca teologica al dibattito sulle omosessualità”, Milano, 4 ottobre 2008, traduzione di Stefano Ventura

Per anni i direttori di Concilium hanno considerato se pubblicare un numero sull’omosessualità. Semplicemente perché l’omosessualità è qualcosa su cui si sta aspramente dibattendo nelle Chiese Cristiane, mentre la maggior parte delle società occidentali ha adottato un atteggiamento più o meno liberale verso le persone gay e lesbiche. In special modo la posizione ufficiale della Chiesa Cattolica è riconosciuta come particolarmente rigida nel condannare le pratiche sessuali tra persone dello stesso sesso.

Concilium è un giornale internazionale di teologi cattolici, teso a mantenere viva la spinta del Concilio Vaticano II. Alcuni dei fondatori di Concilium sono stati Edward Schillebeeckx, Karl Rahner e Yves Congar. Era loro comune convinzione che la fede Cristiana non trattasse soltanto della salvezza dell’anima dopo la morte, ma di giustizia e solidarietà tra tutti gli esseri umani.

Quando preghiamo con la preghiera del Signore “Venga il tuo Regno”, chiediamo che il Regno della giustizia di Dio divenga realtà nella nostra vita oggi. Non chiediamo a Dio di essere portati via da questo mondo cattivo. Dopo tutto, questo mondo ha avuto inizio come creazione di Dio, e Dio ci ha messi qui per vivere come fratelli e sorelle.

Questo è quello che crediamo e certamente questo da forma al nostro modo di guardare al mondo. Le nostre domande riguardano principalmente la giustizia e cosa passiamo fare per realizzare la giustizia in questo mondo. Pertanto Concilium è sempre stato un forum per i teologi che si occupavano dei campi della teologia della liberazione, della teologia politica, e della teologia femminista.

Così è stato chiaro per noi che non volevamo pensare l’omosessualità con un atteggiamento pastorale. Non volevamo guardare alle persone omosessuali come a esseri deplorabili con problemi specifici che hanno bisogno del nostro aiuto. Non volevamo produrre un “minority report” [1].

Invece, le nostre domande erano domande circa la giustizia: volevamo sapere perché i gay e le lesbiche sono considerati così moralmente deficitari dagli insegnamenti della Chiesa, perché i gay e le lesbiche sono spesso perseguitati e addirittura uccisi, o bruciati vivi. Perché tanto odio? Perché tanta paura? Che cosa è tanto cattivo nelle persone che hanno relazioni omosessuali?

Certamente tutto ciò non ha nulla a che fare con i valori etici. L’etica riguarda il rispetto reciproco e non l’uso della violenza contro l’altro. Questo è vero per tutti gli esseri umani indipendentemente dal sesso. L’etica razionale non ci dice nulla circa l’omosessualità. E questo ci conduce alla domanda più importante, probabilmente. Perché facciamo una differenza tra le cosidette persone eterosessuali e quelle cosiddette omosessuali?

Si noti: non volevamo produrre più testi che si chiedessero se i gay e le lesbiche dovessero essere tollerati o no. Ne abbiamo avuto abbastanza di testi del genere in passato, e non hanno portato da nessuna parte. E ne avevamo avuto abbastanza di studi di biblisti, che ci dicevano che i testi biblici non dicono assolutamente nulla circa l’”omosessualità”. Ma queste considerazioni non ci conducevano da nessuna parte. La Chiesa ufficiale rimaneva indifferente.

Pertanto volevamo iniziare con nuove e differenti domande. Perché facciamo differenza tra le cosiddette persone eterosessuali e quelle omosessuali? Quando tutto questo è iniziato? Perché è importante per alcune persone operare questa distinzione?

E’ necessario per l’immagine di noi stessi avere un gruppo di persone che possiamo considerare “differenti”? E’ necessario guardare dall’alto in basso le persone come differenti, immorali , e anormali – solo per essere in grado di vedere noi stessi come morali e normali?

Concilium è una rete internazionale di studiosi. I membri del nostro comitato editoriale vivono in ogni parte del mondo, in Europa, in Nord e Sud America, in Africa, Asia, ed in Australia e Oceania. Pertanto ci confrontiamo costantemente con visioni del mondo molto differenti tra loro.

Per questo motivo c’è molto dibattito e ragionamento tra di noi. Succede molto raramente che i membri di Concilium siano tutti d’accordo su un problema specifico. Normalmente siamo in disaccordo. Normalmente ci sono molte discussioni tra di noi. Normalmente ognuno di noi pensa di essere nel giusto e che gli altri sbaglino. E normalmente questo non è del tutto vero.

E questo è ciò che abbiamo fatto quando abbiamo iniziato ad esaminare alcuni argomenti legati alla questione. Cerchiamo di raccogliere gli articoli da tante più parti del mondo possibile. Perché abbiamo imparato che non è mai sufficiente presentare soltanto un punto di vista su una questione. Da qui il nome Concilium: un concilio è una assemblea per una consultazione, Concilium significa discussione: non violenta e rispettosa. E sì, questo implica anche una visone di come trattarci reciprocamente nella chiesa.

Così abbiamo chiesto a numerosi autori in tutto il mondo di scrivere sulle relazioni omosessuali nella loro parte del mondo e relativamente all’insegnamento della Chiesa. Abbiamo avuto una breve discussione se bisognasse chiedere soltanto a gay e lesbiche di scrivere articoli per Concilium.

Ma presto siamo concordemente arrivati alla conclusione che volevamo sia le persone gay/lesbiche che etero per scrivere circa le relazioni omosessuali. Ciò che chiamiamo “omosessualità” non è un problema per le lesbiche ed i gay soltanto, riguarda la vita di ogni persona.

Oltre a questo, era chiaro che volevamo testi non-discriminatori e rispettosi. Oltre a questo non ponevamo altre condizioni. Quello che abbiamo ricevuto, rappresenta un intero spettro di opinioni, alcune più liberali, altre più radicali, c’è stato anche il tentativo di essere rispettosi pur all’interno della cornice ortodossa del Cattolicesimo Romano ortodosso. Chiaramente, noi, gli editori di questo numero, non abbiamo ottenuto tutto quello che speravamo (per esempio ci sarebbe piaciuto vedere un articolo sull’omofobia in Africa, ma non abbiamo trovato una persona che ne volesse scrivere).

E non siamo completamente d’accordo con ciascun articolo. Ma siamo convinti che valga la pena pensare a ciò che ogni articolo dice e discuterne. La nostra speranza è che questa raccolta di articoli possa dare nuovi impulsi alla discussione che negli anni ha girato infruttuosamente a vuoto.

Non parlerò delle idee di ciascun singolo articolo. Se si è interessati all’opinione dell’America Latina, del Sud Africa o dell’Oceania, si dovrebbe acquistare una copia di Concilium, ovviamente. Quello di cui vorrei parlare è che cosa noi, gli editori, abbiamo imparato preparando questo numero. Menzionerò tre punti:

1. L’ “omosessualità” non è un fenomeno sempre esistito. E’ piuttosto recente

Certo il desiderio omoerotico è noto in tutte le culture ed in ogni tempo. Ma il modo in cui le persone hanno vissuto questo desiderio, differisce da epoca a epoca e da cultura a cultura. E ciò che chiamiamo “omosessualità” è un fenomeno relativamente recente – ed un fenomeno occidentale.

La sessualità in generale appare in differenti costruzioni culturali. In alcuni paesi islamici africani per esempio è considerato normale che un uomo sposi diverse mogli. In Tibet ci sono regioni in cui una donna può avere molti mariti, di solito sposando due o tre fratelli, e in Europa Occidentale si crede che sia normale sposare un solo partner, di solito un partner del sesso opposto.

Comunque, le relazioni omosessuali sono oggi possibili in Occidente, e l’idea p che due persone approssimativamente d
ella stessa età possano vivere insieme come una coppia con gli stessi diritti e responsabilità.
Altre culture, come in alcuni paesi latinoamericani, immaginano che le relazioni omosessuali abbiamo bisogno che un partner sia più maschile e l’altro più femminile. E nei primi secoli si credeva che le relazioni tra persone dello stesso sesso fossero normali solo tra un uomo adulto e sessualmente attivo ed un adolescente imberbe e passivo.

In Oceania, in molte isole del Pacifico, esistono non due, ma tre generi. Per esempio sull’isola di Samoa, si crede che ci siano uomini, donne e fa’afafine.I fa’afafine [2] possiedono un pene, ma non sono considerati maschi. Alcuni fa’afafine vestono come le donne, ma altri fa’afafine preferiscono abiti maschili. I fa’afafine quando svolgono qualsiasi lavoro sia necessario nella casa, come cucinare, cucire, pulire etc. ma possono anche lavorare fuori, coltivando o tagliando alberi. Alcuni fa’afafine vivono insieme ad un partner maschile, alcuni vivono con una donna ed alcuni fa’afafine credono che possono essere felici solo con un altro fa’afafine.

Ovviamente, le opinioni Samoa sui generi non hanno nulla a che fare con l’omosessualità. Si deve affermare che le relazioni sessuali a Samoa sono semplicemente differenti. I tre generi sono tradizionalmente parte della cultura di Samoa e per lungo tempo i fa’afafine sono stati rispettati come gli altri generi.

Il cambiamento avvenne, quando i missionari protestanti arrivarono sull’isola nel XIX sec. Con i loro concetti occidentali in mente, credettero che i fa’afafine fossero omosessuali. Ed iniziarono a dire alle persone che era peccaminoso essere un fa’afafine.
Dopo decenni il rispetto per il terzo genere è diminuito. Ci sono ancora fa’afafine a Samoa, ma molti di loro lasciano l’isola per trovare un posto dove possano vivere la loro vita secondo i loro sentimenti e le loro aspirazioni.

Potrei continuare a raccontarvi storie sulle costruzione della sessualità in altre culture – e ne troverete ulteriori esempi in Concilium – solo per mostrare che le relazioni tra persone dello stesso sesso non assumono necessariamente la forma dell’ “omosessualità”.
Ciò che nei paesi occidentali industrializzati crediamo sia la “naturale” forma del piacere tra persone dello stesso sesso è solo una possibilità tra molte. Così dovremmo chiedere: che cos’è quindi l’ “omosessualità”? La mia risposta è il mio secondo punto:

2. L’ “omosessualità” è un’invenzione del XIX sec

Fu Karl-Maria Benkert, uno scrittore austro-ungarico, che coniò il termine “omosessualità” nell’anno 1869. L’idea di Benkert era di sostituire il più vecchio termine “sodomia” e le sue implicazioni teologico – morali. Intendeva davvero fare qualcosa di utile per gli amanti dello stesso sesso. Ma come avere ragione delle condanne teologiche che sono cresciute durante così tanti secoli?

La soluzione nel XIX sec. sembrò a portata di mano: la medicina e la biologia erano scienze emergenti, ed era abbastanza affascinante scoprire basi biologiche per tutte le caratteristiche degli esseri umani. Così la ragione della diversità delle donne, degli ebrei o dei neri veniva rintracciata in una loro supposta condizione biologica differente.

E poiché l’alterità delle donne, degli ebrei e dei neri si credeva radicata nei loro geni ed ormoni, non si poteva fare nulla per modificarla. La loro diversità andava accettata. E non c’era alcuna base per l’uguaglianza! L’emancipazione non aveva alcun senso, perché non si può dominare il dato biologico.

Si noti: questa modalità di pensiero ha avuto implicazioni politiche sin dall’inizio. In essa possiamo rintracciare le origini del razzismo. E fu questa mentalità che Karl-Maria Benkert vide la soluzione al problema dell’attrazione per lo stesso sesso.

Come molti suoi contemporanei era convinto che il piacere omosessuale aveva le sue basi in una condizione biologica. Se era la biologia, quando un uomo amava un uomo e una donna una donna, allora non poteva essere un peccato!

Il peccato non è forse un atto volontario? Una volontaria trasgressione dei comandamenti di Dio? Allora non poteva essere un peccato, quando in alcuni casi la biologia obbligava alcuni uomini a desiderare altri uomini! Il desiderio omosessuale non era un peccato, ma una anormalità psicofisica.

Con questo in mente, Benkert aveva solo bisogno di trovare un termine che suonasse moderno e scientifico per comunicare l’idea di una disposizione innata. E la scoprì nel neologismo greco – latino “omosessualità”. “Omosessualità” non implicava più una condanna morale. Ma conteneva la nozione di una alterazione psicofisica.
Benkert – e molti altri – erano convinti che questo nuovo termine potesse essere un progresso per l’emancipazione degli uomini attratti da altri uomini e per le donne attratte da altre donne. Ora essi erano omosessuali, era una disposizione.

Non si poteva fare nulla per contrastarla – era semplicemente lì. I sodomiti erano peccatori, ma gli omosessuali erano innocenti. Essi semplicemente si conformavano ai loro geni od ormoni. Si poteva anche affermare: “Gli omosessuali sono innocenti perché sono vittime della loro biologia”.

Sciami di psichiatri condividevano l’eccitazione per questo nuova invenzione. La scoperta dell’omosessualità portò loro un nuovo gruppo di clienti che potevano essere trattati con ormoni, elettroshock, ipnosi e così via. Dallo stabilire l’alterazione psicofisica degli omosessuali, al definirli come malati, il passo fu breve.

Sino al 1974 quando l’America Psychiatric Association rimosse l’”omosessualità” dal loro elenco ufficiale dei disordini psichiatrici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellò l’ “omosessualità” dall’ICD (International Classification of Deseases, Classificazione Internazionale delle Malattie, NdT) soltanto nel 1992.

Così il nuovo termine di Benkert ha fatto una grande carriera. Fino ad oggi, tutti usano questo termine, addirittura il Vaticano. E quando usiamo la parola “omosessuale” oggi, intendiamo delle persone che sono in qualche modo differenti – geneticamente, ormonalmente o psicologicamente. I pensatori razzisti dicono, “sono differenti, e per questo dobbiamo combatterli”. I pensatori liberali dicono “sono differenti, e per questo dobbiamo tollerarli”.

E anche le persone che chiamano se stesse “omosessuali” credono di essere esse stesse diverse, in qualche modo di natura diversa, forse di specie diverse. Credono che in qualche modo devono accettare ciò che è dentro di loro, anche se non gli piace. Mi chiedo quanti suicidi di adolescenti sono dovuti a questo concetto dell’ “omosessualità”.

Così l’ “omosessualità” iniziata come un’idea di liberazione, ha mostrato sempre di più i suoi lati repressivi. Ha implicato la nozione che il desiderio per lo stesso sesso non è una preferenza personale o una potenzialità dell’amore, ma una disposizione, un destino e un peso, che deve essere accettato.

Erwin Haeberle, un sessuologo tedesco – americano, disse una volta che dobbiamo ammettere che le grandi idee dei nostri predecessori in realtà non erano grandi, ma deludenti illusioni di un secolo razzista. La costruzione dell’omosessualità intendeva portare libertà, ma alimentò l’idea che gli omosessuali sono persone di un tipo diverso.

Questo mi porta all’ultimo punto: le scoperte trascurate della sessuologia. Noi, gli editori di Concilium, ci siamo fatti l’impressione che la discussione tra le chiese e i gruppi di emancipazione gay/lesbici non rispecchi lo stato di avanzamento delle scienze del sesso. Entrambe le fazioni, il Vaticano come i gruppi di emancipazione gay/lesbici si appoggiano ai concetti di diversità del secolo diciannovesimo.

3. Le scienze del sesso raccontano una storia differente.

Occorrerebbe dire
molte cose al riguardo, ma sarò quanto più breve possibile. Menzionerò solo due nomi: Sigmund Freud e Alfred Kinsey. Anche lo psicoanalista Sigmund Freud utilizzò il termine omosessualità, ma si oppose fermamente agli avvocati ottocenteschi dell’omosessualità come disposizione. La sua ricerca clinica lo portò in realtà a seguire la seguente intuizione: “La ricerca psicoanalitica si oppone in maniera piuttosto decisa a qualsiasi tentativo di separare gli omosessuali dalle altre persone come un gruppo con una peculiare disposizione.
Studiando l’eccitazione sessuale diversa da quella avvertita manifestamente, si scopre che tutti gli esseri umani sono in grado di scegliere persone dello stesso sesso come oggetti di desiderio e che lo hanno fatto inconsciamente.” (Concilium edizione italiana: p.24)

Ciò che Freud ci dice dopo anni di ricerca è qualcosa che era perfettamente noto prima dell’era di Benkert: ogni essere umano è capace di provare attrazione sessuale per il proprio sesso.
Ed in effetti provano tali emozioni, sia inconsciamente che consciamente. Non esiste qualcosa come una disposizione speciale. Gli omosessuali non sono un gruppo specifico, che possa essere separato dagli altri come una specie a se stante.

Sembra che Freud fosse tanto a disagio da queste scoperte quanto la maggior parte dei suoi contemporanei. E così egli ascrisse il desiderio per lo stesso sesso, che aveva trovato in ogni individuo, ad una specifica fase dello sviluppo umano. Freud non fornì mai la prova che il desiderio per il proprio sesso fosse “nomale” in certi stadi dello sviluppo e patologico in altri.

Quando il sessuologo americano Alfred Kinsey iniziò la sua indagine sul reale comportamento sessuale degli americani, si imbatté nel fatto che solo il 5% di quel comportamento era inequivocabilmente ed esclusivamente eterosessuale. E che c’era un altro 5% che era inequivocabilmente ed esclusivamente omosessuale. Non c’era alcuna collocazione inequivocabile per il restante 90%. Questo significa che il 95% aveva avuto esperienze con il proprio sesso.

Kinsey concluse che categorie separate come “omosessuale” ed “eterosessuale” non si potevano rintracciare nella realtà dei fatti. La maggior parte delle persone conosceva entrambi i tipi di comportamento . “Soltanto la mente umana inventa categorie e tenta di forzare in fatti in caselle. Il mondo vivente è un continuum in ciascun suo aspetto” (Concilium, edizione italiana, p.23)

In accordo con queste due intuizioni, vedo due conseguenze:

1. Ciascuno conosce sentimenti e desideri per il proprio stesso sesso. E ciascuno conosce desideri ed emozioni per il sesso opposto. Potremmo non esserne sempre consapevoli, poiché siamo abituati a costruire le nostre identità sessuali lungo la stretta divisione eterosessuale/omosessuale.

Ma la scienza del sesso non ci fornisce alcuna prova che le persone con desideri per lo stesso sesso appartengano ad una specie diversa. Possono esserci persone che una tendenza più forte verso il sesso opposto. Proprio come ci sono persone che preferiscono il vino rosso ed altri che preferiscono il bianco.

Non c’è ragione di creare le due specie dei “bevitori di rosso” e dei “bevitori di bianco”. Gli omosessuali non sono una minoranza. Non c’è una aberrazione. Sono parte del continuum dell’umanità.

Questo è un problema anche per la statistica: molti dei cosiddetti omosessuali hanno rapporti col sesso opposto. Alcuni di loro continuano addirittura a fare sesso con uomini e con donne. Sono davvero omosessuali?

E cosa dire delle persone che sono sposate e fanno sesso solo con la propria moglie o il proprio marito, ma tutte le loro fantasie sessuali girano attorno a trovare il piacere con qualcuno dello stesso sesso. Sono davvero eterosessuali?

Questa è la ragione per cui abbiamo discusso dando a questo numero di Concilium il titolo: le sessualità. Perché nel mondo reale, c’è sempre stata una combinazione di molte differenti attività. Ma avremmo perso il punto centrale della nostra domanda: perché soprattutto le relazioni con lo stesso sesso sono discriminate?

E così abbiamo chiamato questo numero “le omosessualità” – indicando con il plurale, che c’è molto di più di un solo “fenomeno omosessuale” nel mondo. Ed esattamente perché ci sono così tanti differenti combinazioni di desiderio sessuale tra gli esseri umani, che troviamo così tanti modi differenti di costruire le nostre vite sessuali in tempi e culture differenti.

Re David nella Bibbia non era un omosessuale quando stava insieme a Jonathan. E non era eterosessuale, quando era insieme a Betsabea. Non conosceva questi due termini restrittivi, non viveva secondo questi termini. Era parte del continuum umano.

2. Tutti abbiamo desideri per lo stesso sesso, ma viviamo in una cultura che condanna ancora tali sentimenti. Che cosa significa questo per le persone, che hanno imparato a considerarsi eterosessuali? Significa che proveranno paura ogni volta che questi desideri emergeranno al loro interno. Le radici dell’omofobia sono qui.

L’omofobia è la paura di scoprire in se stessi desideri per il proprio sesso. E in una cultura che condanna questi sentimenti, si ha bisogno di un gruppo di “altri”, che possa essere chiamato queer [3], froci [4], sodomiti , peccatori e così via.

Fin quando ci sarà una minoranza da colpire per la sua diversità, potremo dire a noi stessi “sono normale”.

Possiamo rintraccia qui anche le radici dell’attività discriminatoria della Chiesa Cattolica. Tutti sperimentano emozioni per il proprio sesso, e questo è vero in particolare nei seminari e nei monasteri.
In questi contesti particolari, questi sentimenti provocano paura. La paura di non essere normali. La paura di essere un peccatore. Per dimostrare alle loro comunità di essere “nomali”, molti sacerdoti e monaci iniziano a discriminare i gruppi dei “diversi”, accusandoli di essere “froci [5]”, queer e peccatori.

Gesù ebbe un approccio differente. Lui e si suoi discepoli non hanno ma preteso di essere normali. Dichiaravano di essere degli outsider e dei perdenti: prostitute, esattori delle tasse, ubriaconi e così via. Oggi diremmo: non erano normali, erano “queer”. E questo è il punto di inizio della teologia queer. Il Vangelo è la buona notizia sull’amore di Dio per tutta la gente “queer”.

Per concludere, vorrei condividere un pensiero teologico: credo sia importante sapere che “eterosessualità” e “omosessualità” sono categorie create dall’uomo. Dio non ha creato “eterosessuali” e “omosessuali”. Dio ci crea uguali, e Dio ci ha creati come esseri sessuali. E la sessualità è il desiderio di essere vicino a qualcuno, di toccare qualcuno, di amare qualcuno. Dio ha voluto che ci amassimo reciprocamente.

E’ stato detto che viviamo in una cultura in cui non possiamo realizzare ogni nostro sentimento per tutte le persone. Parte dei nostri sentimenti sono stati repressi dalla nostra cultura, così che non possiamo apprezzare l’intero dono della creazione di Dio.

La teologia – per come la intendo – ha il dovere di dirci che il desiderio sessuale non è una disposizione, non è un fardello che debba essere accettato.

Il desiderio sessuale è una meravigliosa abilità umana per raggiungere un altro essere umano. E’ una abilità che ci da la forza di lavorare per la giustizia e la solidarietà su questo pianeta. E questo pianeta ne ha davvero bisogno.

Norbert Reck
fonte: www.gionata.org

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[1] Rapporto di minoranza, ovvero il rapporto scritto da una minoranza su un argomento , NdT.

[2] Scelgo di considerare questa parola maschile, evidenziando come la lingua italiana manchi di un genere neutro e sessualizzi implicitamente ogni aspetto della realtà
: mi sembra che questo, qui e ora, sia un ottimo esempio di come la cultura, ed il linguaggio che ne è espressione, possa essere arricchita attraverso l’incontro con l’altro, in questo caso anche solo raccontato. NdT

[3] Letteralmente “storto” o “sbagliato” come opposto a straight – “diritto” o “giusto”. La copia di termini queer/straight connota sia omosessuale/eterosessuale che sbagliato/giusto – ovviamente giusto e diritto è il polo eterosessuale… Nel resto del testo ho scelto di no tradurlo, sia perché è ormai di uso comune sia per mantenere l’ambiguità di queer come diverso, essere fuori, sbagliato ma anche escluso. NdT.

[4] Faggot nel testo, NdT

[5] Faggot nel testo, NdT

* Norbert Reck è redattore responsabile dell’edizione tedesca della rivista Concilium, insegna teologia e filosofia presso la Katholischen Stiftungs-fachhochschule di Monaco. È autore radiofonico e referente per le attività educative di carattere religioso di alcune testate. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni teologiche.

I volontari di gionata ringraziano il teologo Norbert Reck per aver permesso di tradurre e pubblicare, in lingua italiana, questo suo intervento.