Chomsky: il liberismo ai tempi di Obama

di Noam Chomsky. Traduzione di Fabrizio Dedoni
da Agencia Reforma

La crisi finanziaria segna la fine di un modello culturale la cui dottrina è il fondamentalismo del libero mercato.

La crisi finanziaria attuale rappresenta anche la crisi di un modello culturale che ha come principale dottrina il fondamentalismo del libero mercato” ha dichiarato in un’intervista Noam Chomski, indicato nel 2005 come l’intellettuale più influente del pianeta dalle riviste Foreign Policy e Prospect Magazine.

“Dove la liberalizzazione finanziaria ha avuto luogo si è tradotta in un disastro, un caso che dovrebbere essere abbastanza chiaro in America Latina” ha detto il linguista e professore emerito del MIT, nato nel 1928 a Philadelphia.

“Questo modello intellettuale ha subito un colpo durissimo. E’ stato radicalmente modificato dall’intervento dello Stato, lo stesso tipo di intervento che è stato impedito nei paesi poveri. Il modello sarà oggetto di nuove modifiche in ossequio alle esigenze dei centri di potere economico che i gran misura controllano le politiche statali”

“Gli Stati Uniti hanno stanziato 700 miliardi di dollari per il salvataggio delle banche e l’ex Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha detto di aver commesso un grave errore nel confidare nel libero mercato, il premio nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha paragonato la caduta del sistema finanziario a quella del Muro di Berlino, quotidianamente le borse valori subiscono perdite e si dice che il peggio debba ancora arrivare.”

Quanto è grave l’attuale crisi economica?

Nessuno sa quanto sarà grave. E non è una sola crisi: ce ne sono diverse. Una è la crisi finanziaria di cui si parla nelle prime pagine. L’altra è la recessione dell’economia reale, ossia l’economia produttiva. Una terza, sempre negli USA, è l’imminente crisi dell’inefficiente e costoso sistema sanitario privato, che rischia seriamente di compromettere il bilancio federale a meno di un serio intervento di indirizzo.

Questi fattori interagiscono in maniera complessa.

Non vedo nessuna utilità nel comparare questa crisi alla caduta del Muro di Berlino. Quello fu un passo cruciale per la caduta dell’URSS. Non ci sono indicazioni circa il fatto che gli Stati capitalisti stiano per affrontare un simile destino, eccetto settori specifici come quello delle banche di investimento, alcuni altri istituti del settore finanziario e per ragioni assai diverse, settori industriali come quello automobilistico in USA.

Quali lezioni si possono trarre da questa crisi?

La prima è che il fondamentalismo del mercato è un disastro, cosa che non dovrebbe sorprendere i latinoamericani né altri sottoposti a questa disciplina economica. Più nello specifico, la liberalizzazione economica conduce al disastro. Nel contempo, la liberalizzazione economica dà un serio colpo alla democrazia.

Un’altra lezione è quella sottolineata dall’osservazione del principale filosofo sociale americano del XX secolo, John Dewey: “la politica è l’ombra che le grandi imprese proiettano sulla società”.

E’ l’inizio della fine del potere degli Stai Uniti e l’inizio di una egemonia della Cina o dell’India?

E’ molto poco probabile, nonostante la crisi attuale possa essere d’impulso al processo di diversificazione economica. Gli USA hanno enormi vantaggi, a parte la schiacciante supremazia militare. L’Europa ha un’economia di scala comparabile, ma eterogenea, ed è stata riluttante ad assumere una propria posizione nel mondo degli affari preferendo rimanere sotto l’ombrello americano. Cina e India stanno crescendo alla stregua di altri paesi asiatici che si sono defilati dall’ortodossia neoliberale, ma hanno enormi problemi interni. Un indicatore lo si può trovare nell’Indice di svipuppo umano dell’ONU: la Cina occupa l’81° posto; l’India il 128° (appena sopra Laos e Cambogia). E questo è soltanto quel che appare in superficie.

E’ crisi della finanza o crisi di un modello culturale?

E la crisi di un “modello culturale”, se con questo ci riferiamo a un sistema dottrinale: il fondamentalismo del libero mercato. Ad esser precisi, la dottrina non è mai stata accettata dagli stessi centri di potere occidentali, anche se sono stati felici di predicarla a altri. Si tratta di un modello vecchio di secoli, ed è un fattore importante nella creazione del Terzo Mondo nelle regioni colonizzate.

Autore di “Egemonia o sopravvivenza. La strategia imperialista degli USA” Chomski ricorda che Ronald Reagan, riconosciuto come il “sommo sacerdote del libero mercato”, aumentò la dimensione dell’apparato governativo, ha salvato la Continental Illinois Bank, fondato il consorzio Sematech per salvare l’industria americana dei semiconduttori, solo a menzionare una parte delle azioni.

La crisi economica ha anche evidenziato lo “smantellamento” di cui soffre la democrazia a causa del sistema del mercato libero, ha sottolineato Chomski, […]

“In una democrazia le organizzazioni popolari, i sindacati, partiti politici e altri soggetti, potrebbero formulare soluzioni ai rappresentanti politici affinché siano messe in pratica o meno. Ma non vi è alcun segnale di tutto ciò”.

E’ sorprendente, ha aggiunto l’icona della sinistra internazionale, l’insistere dei principali mezzi di comunicazione americani affinché si investano fondi pubblici per il salvataggio delle banche, senza un qualsiasi tipo di controllo pubblico, mentre condannano il salvataggio del settore automobilistico

I lavoratori del settore auto guadagnano poco meno di 57mila dollari l’anno, quasi quello che guadagna in un solo giorno Robert Rubin, ora presidente del comitato esecutivo di Citigroup nonché uno dei responsabili dell’attuale disastro economico, nella sua qualità di ex segretario del Tesoro di Bill Clinton”.

In cosa può sperare il mondo e gli Stati Uniti se Barak Obama vince le elezioni?

Le basi di Obama sembrano essere quelle di una democrazia centralista, stavolta non come Clinton. Un’analisi più dettagliata dovrebbe far valutazioni caso per caso.

Cosa rappresenta il fatto che un afro americano possa diventare Presidente degli Stati Uniti?

E ‘molto significativo, come ad esempio il fatto che nelle elezioni del Partito Democratico i candidati siano stati una donna e un nero. Quarant’anni fa sarebbe stato praticamente inconcepibile. Questo è uno dei tanti segni della militanza popolare degli anni sessanta e delle sue conseguenze.

Quali saranno le conseguenze della crisi economica in ambito culturale?

Imprevedibili. Le crisi economiche spesso si sono tradotte nell’accompagnarsi alla comparsa di grandi fenomeni artistici.