Il mercato senza morale

di Tahar Ben Jelloun
(testo giunto tramite e-mail)

Gli uomini sacrificati all’interesse, all’egoismo e al cinismo del profitto, anche quando è solo virtuale Sembra che il coraggio sia la paura di aver paura. Ma con la crisi finanziaria che ha scosso il mondo, abbiamo assistito soprattutto a un diffondersi della paura che non ha niente a che vedere con il coraggio. Come semplici cittadini, possidenti o no, piccoli o grandi risparmiatori, abbiamo visto minacciate le nostre certezze e la nostra sicurezza.

Pur non avendo alcuna competenza in materia economica, sono stato costretto anch’io ad occuparmi della crisi. Di solito, quando uno tsunami devasta qualche parte del mondo, diciamo ‘questo succede solo agli altri’ e seguiamo la cronaca del disastro trasmessa dalla televisione. Laggiù, la catastrofe non ha risparmiato nessuno.

Allora ho cercato di capire e ho imparato qualcosa di cui nessuno ha parlato: dietro questa crisi finanziaria provocata da persone che hanno perduto il contatto con la realtà, limitandosi a giocare con i numeri sullo schermo di un computer, proiettati più in un mondo virtuale che non nella vita concreta, dietro quest’orda di giovani lupi e di vecchi volponi, c’è una crisi morale, una mancanza di etica e di responsabilità verso gli esseri umani e il loro destino.

In precedenza, il capitalismo faceva profitti attraverso l’acquisto e la vendita di merci, investendoli poi per rifare la stessa operazione allo scopo di ricavare un profitto ancor più grande. Oggi, invece, ed è da qui che sono cominciati tutti i problemi, fa soldi mediante i soldi, e spesso questo denaro non esiste realmente, ma si finge che esista.

Con cento dollari, una banca accetta di prestarvene mille; con mille e100, ve ne presta 10 mila e via di questo passo fino al giorno in cui vi ritrovate superindebitati senza più soldi per rimborsare i crediti successivi. Ecco spiegato, in modo semplice e caricaturale, ciò che è avvenuto su una scala più grande.

Ma la cosa più grave è che i valori morali – l’onestà, la giustizia, il diritto, la legge, la fiducia – sono scomparsi dai monitor, ovvero dalla coscienza che i manipolatori del denaro virtuale dovrebbero avere.

Questo è il tempo in cui viviamo. Abbiamo visto come le ricchezze più indecenti venivano ostentate ed esibite. I media, soprattutto la televisione, ingigantivano questa banalizzazione del denaro (non si riesce mai a sapere come è stato guadagnato). È la vittoria del cinismo sul lavoro onesto e ben fatto. Bisogna risalire agli anni ‘80 e agli alfieri di questo liberismo selvaggio: Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Senza neppure consultarsi tra di loro, hanno applicato queste teorie: e tanto peggio se il sistema che ne è derivato ha fatto delle vittime. È la legge della giungla. Se uno è povero, è per colpa sua.

Venticinque anni dopo, il mondo è in preda a una crisi terrificante, che dobbiamo a un altro adepto del liberismo assoluto, un ‘grande’ capo di Stato, noto per la sua ‘finezza’ e ‘intelligenza’: George W. Bush. Da solo, seguendo i consigli dei suoi collaboratori, è riuscito a mettere sul lastrico centinaia di migliaia di persone modeste travolte da crediti avvelenati. Oggi sta cercando di recuperare le uova, ma la frittata è ormai in padella. Attaccando l’Iraq ha impegnato molte centinaia di miliardi di dollari. E questi soldi doveva pur trovarli o fabbricarli.

Ma che importa, la lotta contro il terrorismo autorizza tutti gli abusi e tutte le derive, compresa quella di mettere in pericolo l’economia del pianeta. Siamo tutti coinvolti, in vari gradi, dalla politica Usa. Questo spiega la grande passione suscitata dalle prossime elezioni presidenziali. Formulo di nuovo l’augurio già espresso quattro anni fa: dovremmo partecipare tutti all’elezione del presidente degli Stati Uniti poiché, lo si voglia o meno, non possiamo restare indifferenti ai danni collaterali provocati dal disastro della politica di Bush.

La crisi morale non è soltanto americana. È diffusa ovunque. Il denaro, questo fumo che intossica la vita, è diventato il valore supremo. E non crediate che la crisi in atto risparmi i paesi del Sud del mondo, come quelli del Maghreb, ad esempio. Le loro vecchie generazioni sono sempre più sconcertate dal trionfo dell’apparenza, dalla potenza dei soldi e dall’arroganza di coloro che ostentano le proprie ricchezze. Non è un caso se molti giovani si rifugiano nell’Islam, perché qui ascoltano altri discorsi che esaltano i valori umani.

Alcuni predicano la morale islamica, altri imboccano la via sbagliata dell’estremismo. Tutto quel che sta succedendo deriva dalla mancanza di etica che spiana la strada a tutti gli abusi e a tutte le crisi. Non sono soltanto le banche che vanno male, ma l’intera società moderna ormai sull’orlo del fallimento, poiché gli uomini sono stati rapidamente sacrificati a vantaggio dell’interesse, dell’egoismo e del cinismo del profitto, anche quando è soltanto virtuale.