Una scuola pubblica spagnola dovrà togliere i crocifissi

di Valéry Demon
da “La Croix” del 26 novembre 2008 (traduzione: www.finesettimana.org)

Un giudice amministrativo di Valladolid impone alla scuola pubblica Macias Picavea di staccare i crocifissi che vi si trovano, rilanciando lo scontro sulla laicità. La questione sulla laicità continua ad agitare la società spagnola. Ultimo episodio in ordine di tempo: la decisione di un giudice di un tribunale amministrativo di Valladolid che ordina di togliere i crocifissi dalle aule di una scuola pubblica nella città di Valladolid. È la prima volta in Spagna che una sentenza obbliga una scuola pubblica a togliere tali simboli.

Il tribunale si è occupato della questione in seguito ad una denuncia presentata nel 2005 da un genitore di un alunno e da un’associazione locale di difesa della scuola laica. I querelanti avevano in precedenza più volte chiesto alla scuola pubblica Macias Picavea di togliere i crocifissi, cosa che non era mai stata fatta, avendo il consiglio scolastico risposto negativamente dopo aver votato. Il giudice giustifica la sua decisione con il fatto che “la presenza di questi simboli nelle zone comuni del centro educativo pubblico, nel quale i minorenni in piena fase formativa ricevono le lezioni, può provocare in loro il sentimento che lo stato sia più vicino” al cattolicesimo che ad altre confessioni religiose. La sentenza si ispira anche ad una giurisprudenza del Tribunale costituzionale, che ricorda che “lo stato non può né aderire né dare sostegno a qualsiasi religione, poiché non deve esistere alcuna confusione tra i fini religiosi ed i fini dello stato”.

Effettivamente, la Costituzione spagnola del 1978 assicura il carattere aconfessionale dello stato e delle sue istituzioni. Ma aggiunge anche delle sfumature, che lasciano libero corso, in definitiva, a delle interpretazioni diametralmente opposte. Così, l’articolo 16 prevede che “nessuna confessione avrà il carattere di religione di stato. I poteri pubblici terranno conto delle credenze religiose della società spagnola e intratterranno quindi delle relazioni di cooperazione con la Chiesa cattolica e con le altre confessioni.”

I simboli cristiani restano infatti abbastanza presenti in Spagna, in particolare nelle scuole pubbliche. O anche nelle cerimonie di stato, quando i capi di governo e i ministri devono giurare fedeltà alla costituzione davanti ad un crocifisso, durante il loro giuramento. Il governo socialista, da parte sua, preferisce non immischiarsi nella polemica. “La Costituzione dice che la Spagna è un paese aconfessionale e, di conseguenza, anche la scuola deve esserlo”, ha argomentato la ministra dell’istruzione Mercedes Cabrera in un’intervista al giornale conservatore ABC. Spiega che tocca alle scuole pubbliche prendere l’iniziativa di togliere o no i simboli religiosi dalle classi. “Sono loro che conoscono meglio il tipo di alunni che accolgono e ciò che pensano i loro genitori: spesso, stabilire delle norme a carattere obbligatorio crea dei problemi invece di risolverli”, ha precisato, pur aggiungendo che “lo stato, aconfessionale, deve essere neutro rispetto ai temi relativi all’ambito privato.”

Ma la decisione di Valladolid rischia fortemente di creare una giurisprudenza e di rendere in fondo obsoleta la posizione del governo spagnolo. Quest’ultimo ha del resto adottato lo stesso atteggiamento relativamente all’uso del velo per le giovani musulmane, lasciando ai centri scolastici la decisione finale. La reazione è molto più viva da parte cattolica. Per il cardinale Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo di Siviglia, il togliere il crocifisso “non favorisce la vita in comune”. Quanto al cardinale Antonio Canizares Llovera, arcivescovo di Toledo, è andato oltre accusando la giustizia spagnola di “cristofobia”.

Lunedì, anche L’Osservatore Romano si è occupato dell’argomento, scrivendo che “da qualche tempo, l’invocazione dei diritti e delle libertà è diventata in Spagna un pretesto giuridico che maschera un sentimento di odio antireligioso e di cristofobia”. “Il crocifisso può offendere solo coloro che vogliono che lo stato diventi un nuovo dio con un potere assoluto sulle anime”, scrive il giornalista e scrittore spagnolo Juan Manuel de Prada, collaboratore regolare del quotidiano pubblicato sotto gli auspici della Santa Sede.

La questione della laicità è diventata una sfida importante per la Chiesa spagnola, perché il partito socialista potrebbe modificare degli aspetti della legge sulla libertà religiosa, con l’obiettivo palesato di garantire il pluralismo religioso e la laicità. Ma la messa in pratica resta difficile, tanto sono diverse le opinioni all’interno del partito e in un paese in cui il 90% degli Spagnoli si dichiarano cattolici, anche se il numero dei praticanti è tre volte più basso.