Rupert e Silvio: la guerra dei media

di Antonello Catacchio
da il manifesto

«In un momento di crisi economica, i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese. Il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta. Il raddoppio delle tasse sul vostro abbonamento a Sky dal 10 al 20 per cento.

Un raddoppio delle tasse per 4 milioni e 600 mila famiglie. Questo anche se durante la scorsa campagna elettorale il governo aveva promesso di non aumentare le tasse alle famiglie italiane».

Inizia così lo spot antigovernativo di Sky. Che poi prosegue magnificando la propria azienda per concludere con una scritta in cui si dice che se il parlamento non la modificherà, l’imposta sarà esecutiva dal 1 gennaio, invitando a mandare una mail a Silvio (segreteria.presidente@governo.it).

Ma come? Rupert e Silvio non erano pappa e ciccia? Certo, ma nessuno dei due si dimentica di essere un mogul dell’intrattenimento e dell’informazione. E proprio l’informazione sembra essere la chiave di lettura di questa reazione inattesa di Sky, almeno nella forma.
Non ci stanno a mettere in bolletta un aumento di 560 milioni di euro di tasse in più, lasciando anche solo il dubbio che li incamerino loro.

Vogliono che sia chiarissimo come l’aumento del canone a partire dal primo gennaio sia tutto da girare allo stato sotto forma di Iva passata dal 10 al 20%. Su questo si è scatenata la battaglia politica. Destra governativa compatta a ribadire che si trattava di norma transitoria risalente al ‘95, poi prorogata quando Sky subentrò a Tele+ e Stream, quindi una sorta di ripristino.

Sinistra scatenata in funzione antigovernativa al punto da far passare Murdoch per un paladino delle tartassate famiglie italiane. Alla fine poi si ritorna sempre lì, a quel conflitto di interessi mai affrontato e ancor meno risolto. Perché le aziende di Berlusconi sono solo sfiorate dal provvedimento, checché lui ne dica (l’aumento vale solo per chi intenda avvalersi dell’Easy Pay per il digitale terrestre Mediaset, in pratica un abbonamento equiparato a quello satellitare).

E in un momento in cui la tv, complice la crisi, aumenta i suoi spettatori e Sky si diffonde sempre più, viene il sospetto che il provvedimento non sia solo un ripristino della vecchia tassazione, ma una piccola zeppa piazzata a frenarne lo sviluppo. Curiosamente tutto questo avviene proprio quando Mediaset approda sulla piattaforma Sky (canale 123 Mediaset plus, da ieri primo dicembre), dove vanno in onda repliche di programmi di Canale5, Italia1, Rete4.

E proprio sui canali e la loro collocazione (fondamentale per avere maggiore o minore visibilità) si è aperta un’altra piccola querelle, peraltro superata dai fatti. Un esponente del Pdl si è infatti lamentato con Sky per la collocazione dei canali parlamentari insieme a quelli di intrattenimento, per non dire di peggio. In realtà stanno sui canali dal 500 in poi (Senato 525, Camera 555), quelli dedicati all’informazione.

Ma come si può ottenere un canale su Sky?

Semplice, basta avere l’autorizzazione e chiederlo, perché Sky metta la piattaforma a disposizione di chi ne faccia richiesta. Anche se le modalità sono diverse perché Teleroccacannuccia ha visibilità e appetibilità diversa rispetto a Disney Channel. Nel primo caso si finirà nei canali dall’800 in poi, a disposizione di tutti, nell’altro caso si entra invece a far parte della pay tv vera e propria , con accordi diversi che variano in base alla proposta e alla capacità di richiamo e di conseguenza varia il giro d’affari.

Perché Murdoch è uomo d’affari, anche se quel 10% di Iva in più sta rischiando di trasformarlo in un comunista.