IL NATALE E LA CRISI

I giorni incalzano e le feste si avvicinano.

Ognuno vorrebbe respirare un po’ di felicità, almeno a Natale, nonostante la crisi. Il riposo forzato per molti operai in cassa di integrazione preannuncia un futuro preoccupante. Si vedrà. Intanto i centri commerciali hanno appeso la Stella che richiama indistintamente l’attenzione ad adorare gli ultimi prodotti tecnologici. Nelle piazze e lungo le strade spuntano le luci degli addobbi, sempre più sobri e sensibili alla logica del risparmio energetico. Mercatini natalizi e canzoncine tradizionali creano l’atmosfera più caratteristica di tutto l’anno.

Tutto sembra farci dimenticare, almeno per qualche giorno, che siamo in piena crisi, non solo economica. Di coerenza soprattutto, e di senso. Cosa festeggiamo? Ed essendo il Natale una festa cristiana, cosa è rimasto del suo significato originario? Il presepe? Lo scambio di doni?

La questione che più assilla commercianti e acquirenti rimane quella di sempre: quanto spenderanno quest’anno gli italiani per i regali di Natale? Del resto lo scambio dei doni trova il suo significato nella nascita di Gesù. Come Dio ha donato il suo figlio all’umanità, così anche noi siamo invitati a donare qualcosa ad amici e familiari. E i regali sono il simbolo di questo reciproco scambio che dovrebbe superare la sfera puramente materiale e tradursi in reale condivisione di vita. Ma quanto peso ha questa motivazione nello stress per trovare un parcheggio libero in centro città? O nel saper individuare il regalo giusto per la persona giusta?

Crisi di senso, appunto, che aumenta sempre di più. Le recenti dichiarazioni ufficiali della Chiesa cattolica, che si rifiuta di appoggiare la mozione per la depenalizzazione dell’omossessualità, creano confusione. Se da una parte vi è così attenzione per la difesa degli embrioni o delle persone allo stato vegetativo perchè dall’altra non difendere la vita di qualsiasi essere umano? Se da una parte si predica la povertà e l’umiltà della grotta di Betlemme perchè dall’altra non rifiutare regali dagli oppressori e privilegi dallo Stato?

É la crisi, non solo economica.

Ma il termine crisi deriva dal greco “crisis” e significa “scelta”. Mai come in questo momento siamo davanti ad una scelta. Libera, si spera. Con la responsabilità di cittadini maturi che sanno affrontare gli imprevisti con un pizzico di ottimismo, almeno a Natale. Allora se la crisi ridurrà le compere, potrà invece ridimensionarne la qualità. Regali utili, prodotti del mercato equo e solidale, ceste con alimenti e oggetti di prima necessità. Qualche busta con dentro i soldi per pagare le bollette. E se la crisi della pratica religiosa ridurrà la frequenza di fedeli nelle chiese, potrà invece stimolare la riflessione sul ruolo della fede cristiana nel contesto sociale attuale e così rimotivare scelte spesso compiute per abitudine.

Federico Bollettin