Ergastolo alla mente del genocidio ruandese

di Luca Galassi
da www.peacereporter.net

La Corte penale internazionale ha condannato per genocidio e crimini contro l’umanità la mente del genocidio in Ruanda del 1994. L’ex colonnello dell’esercito ruandese Theoneste Bagosora, 67 anni, accusato di essere il comandandante in carica delle milizie hutu ‘Interahamwe’, colpevoli di aver massacrato 800 mila tutsi e tutu moderati, è stato condannato all’ergastolo, insieme ad altri due ex alti ufficiali militari, Aloys Ntabakuze e Anatole Nsengiyumva.

Il cognato dell’ex presidente Habyarimana, Protais Zigiranyirazo, è stato condannato a 20 anni di reclusione. Secondo l’accusa, tutti hanno cospirato per elaborare un piano di sterminio della popolazione tutsi ed eliminare membri dell’opposizione. Un terzo ufficiale, Gratien Kabiligi, è stato assolto.

La Corte, con sede ad Arusha in Tanzania, ha dichiarato che Bagosora aveva assunto il controllo degli affari politici e militari ruandesi dopo l’assassinio del presidente hutu Habyarimana nel 1994, il cui aereo fu abbattuto sull’aeoroporto di Kigali il 6 aprile 1994. L’episodio fu l’evento scatenante del genocidio. Un giudice francese, accusò l’attuale presidente del Ruanda, Paul Kagame, all’epoca leader del Fpr (fronte patriottico ruandese), di essere il mandante dell’omicidio.

Kagame negò, imputando l’attacco a estremisti hutu al fine di ottenere un pretesto per mettere in atto il genocidio. In realtà, Kagame era da tempo alla guida di un movimento di rifugiati tutsi (sostenuto dagli hutu moderati) in Uganda che intendevano rovesciare Habyarimana e tornare nella madrepatria. Habyarimana aveva sempre sfruttato la minaccia per tener buoni gli hutu dissidenti e accusare i tutsi nel Paese di essere collaborazionisti dell’Fpr.

Dopo la morte di Habyarimana, Bagosora prese il potere e attuò il genocidio. La Corte sostiene che abbia programmato di ‘preparare l’apocalisse’ sin dal 1990. Fece circolare documenti tra l’esercito indicando nei tutsi ‘il principale nemico’ e distribuì armi e machete alla popolazione di etnia hutu. La guardia presidenziale e la milizia Interahamwe uccisero immediatamente i leader dell’opposizione. Sotto la propaganda di ‘Radio Mille Colline’ In un centinaio di giorni furono uccise 800 mila persone, il numero più elevato di morti nel lasso di tempo più breve che la storia ricordi.

Le responsabilità delle storiche rivalità tra hutu e tutsi sono state fatte ricadere principalmente sul dominio coloniale belga, e molti ritengono che la Francia non sia esente da influenze e sostegno ai genocidari. Nel 1916 il re Leopoldo privilegiò la minoranza tutsi, alimentando profondo risentimento negli hutu. Nel 1959, quando furono questi ultimi a salire al potere, iniziarono i massacri contro i tutsi e gli hutu moderati, che furono costretti all’esilio. Dall”Uganda, Kagame conosceva bene le tensioni e la conflittualità del passato ruandese.

Secondo i molti che lo accusano di essere il mandante dell’omicidio di Habyarimana – primo fra tutti il giudice francese Bruguière, che ha istituito un’apposita commissione di indagine – avrebbe accettato il rischio di sacrificare i tutsi per avere una ragione legittima ‘per riprendere le ostilità’ e raggiungere il suo scopo di conquistare il potere.

Le tesi di Bruguière rilanciano l’ipotesi di un coinvolgimento francese nel genocidio. Secondo un’altra commissione, questa volta ruandese, Parigi non si sarebbe limitata a collaborare strettamente con il governo genocidario, ma avrebbe addirittura fornito il supporto, l’addestramento, le armi e il ‘movente ideologico’ alle milizie. I sostenitori di questa tesi ricordano in particolar modo il comportamento dei militari francesi durante l’operazione cosiddetta ‘umanitaria’ Turquoise, che salvò vite tutsi, lasciandone però massacrare altre.

A Murambi, nei pressi della scuola tecnica dove si erano rifugiate 27 mila persone tutsi. Quando arrivarono le milizie hutu, i rifugiati erano in condizioni fisiche disperate. Il massacro avvenne quasi senza resistenza, né dei soldati francesi, né ovviamente dei tutsi. La Francia negò responsabilità nell’abominio, ma il Rwanda ruppe i rapporti diplomatici, che furono tiepidamente riallacciati solo nel 2000.