La crisi è arrivata dentro casa

di Stefano Olivieri
da www.aprileonline.info

Il disagio dovrebbero avvicinare, far solidarizzare le persone e, invece, c’è un gigantesco riflusso di massa verso un privato, grezzo e materiale, godereccio e ignorante che interessa strati sempre più vasti della popolazione da destra a sinistra, l’applicazione in chiave neoconsumista – e anche tremendamente più cinica – di quell’arte postbellica tutta italiana di arrangiarsi

Fin quando te la mandano in tv la osservi da incosciente. Ti indigni, è vero, a veder piangere un padre di famiglia perché è costretto a non iscrivere la figlioletta alla mensa scolastica ( che pure dovrebbe essere gratuita in un paese evoluto), ti viene rabbia a pensare che mentre alle famiglie cominciano a mancare le risorse più semplici ed essenziali il governo si adopera, paga segretarie, lampadine accese, commessi ed avvocati , insomma spende non per trovare più soldi per noi ma per soddisfare gli ultimi desiderata del premier, che è poi anche l’uomo più ricco del paese, e dunque quello che mai sarà raggiunto nemmeno dagli spruzzi di una mareggiata che sta per sommergere l’Italia. Ti arrabbi tantissimo ma poi ti tiri su come un plaid le tue sciocche certezze e ripeti a te stesso che sarà dura è vero, ma a te non è toccato, gli altri sono lì e tu sei qui e quel poco che hai ti mette ancora al riparo da tutto.

Duole ammetterlo ma a me pare sempre di più che stiamo dismettendo tutti insieme addirittura la democrazia. La crisi, il disagio dovrebbero avvicinare, far solidarizzare la gente e invece c’è come un gigantesco riflusso di massa verso un privato grezzo e materiale, godereccio e ignorante che interessa strati sempre più vasti della popolazione da destra a sinistra, l’applicazione in chiave neoconsumista – e anche tremendamente più cinica – di quell’arte postbellica tutta italiana di arrangiarsi che allora aveva invece unito il nostro paese in un unico abbraccio spontaneo quanto solidale. Certo, forse allora c’èra anche un’altra classe politica, venuta su dagli stenti di una guerra massacrante, filtrata da sacrifici autentici e personali, tutta roba che oggi al massimo ti garantirebbe mezzora da Cocuzza in tv, non certo come aspirante politico ma soltanto come fenomeno da baraccone, per impersonare ” il lato buono degli italiani ” e mettere a posto così la coscienza comune di chi da un pezzo ha tirato in barca i suoi remi e se ne strafotte di tutti gli altri, fosse anche il vicino di casa pieno di figli che si impicca perché ha perso il lavoro.

Oggi mia moglie mi ha preso da parte appena rientrato a casa e nel porgermi il caffè mi ha detto sorridendomi quel che sapevo già, ma che speravo di non sentire almeno prima di natale. I soldi sono finiti, ancora qualche briciola e in banca siamo di nuovo in rosso, con l’uragano alle porte. Le ho sorriso anch’io, perché la donna che ami riesce ad essere sempre così semplice e pragmatica anche quando ti condanna a morte, e ci siamo messi subito a chiacchierare a bassa voce sul da farsi.

Quando i soldi arrivano in più oltre l’indispensabile per vivere, questo genere di discussioni ti mette subito di buon umore, insomma quel piglio giusto di cui parla Berlusconi quando spinge agli acquisti per risollevare il paese. Quando i soldi che entrano pareggiano appena le uscite il tuo umore è già molto diverso, perché sai che dovrai rinunciare già da domani a molte cose, dovrai sconvolgere le tue abitudini, e quel che è peggio, anche quelle di chi ti è caro e dipende economicamente da te.

Ma il vero dramma arriva quando ti accorgi che all’improvviso non va bene nemmeno il tenore di vita che stai già tenendo, che ben inteso è già roba da monastero francescano, niente vacanze da almeno dieci anni, niente cinema e cene al ristorante se non in eventi eccezionali, niente gite con gli amici, niente acquisti voluttuari e credito al consumo perfino per ricomprare la lavatrice. Improvvisamente scopri che tutto questo non ti sarà più consentito a partire dal primo di gennaio, perché come ad un appuntamento sinistro si sono incontrati il tuo conto in banca in rosso con le nuove regole inventate da Berlusconi, Brunetta e Tremonti per ricalcolare lo stipendio che andrai a percepire a partire dal prossimo anno.

Il conto è presto fatto, con l’abolizione di tutto il salario incentivante per un quadro intermedio come me il salasso è stato calcolato nella misura di 5000 – 6000 euro l’anno, più o meno trecento euro al mese in meno. E per uno stipendio di 1300 euro da dividere in tre in famiglia, compreso un figlio disabile, la prospettiva di scendere a mille se non al di sotto non è allegra. Praticamente è una cassa integrazione, senza manco dirtelo e in più costringendoti a continuare anzi a lavorare e con meno tutele, visto che già stamane mi è arrivata la lettera delle prime trattenute per i giorni di assenza per malattia, ben 114 euro per sei giorni. E non sono ancora compresi i giorni della legge 104 per mio figlio, quando arriverà quella trattenuta giuro che aspetto Brunetta fuori dal ministero e me li faccio ridare da lui.

Così insomma abbiamo cominciato a ragionare, io e la mia dolcissima metà. Il bello è che a queste condizioni non basta la logica matematica, per chi è lavoratore dipendente occorre uno sforzo di vera e propria fantasia. Un macellaio ritocca i cartellini del macinato e amen, un meccanico arrotonda il prezzo di un manicotto o ricama un po’ sulla manodopera, ma un dipendente è costretto a pensare ad altro. A come far fruttare ciò che ha già a disposizione, e farlo in fretta anche.

Ti viene da sorridere quando pensi ai tempi andati e ai proverbi di un Italietta semplice semplice. Per esempio il detto “Chi non ha testa abbia gambe” che serviva di sprone a chi, non avendo voluto studiare, doveva accontentarsi di lavori semplici e faticosi per vivere. Ok, ma invece chi la testa ce l’ha e le gambe ormai le ha malferme, logorate dall’età e da una vita non semplice ? Uno così che fa, si spara soltanto perché non rientra nella casistica dei più disperati senza tutele ? Ma come fa questo governo di magnaccioni – ci fosse almeno un operaio lì in mezzo, tutti imprenditori, avvocati, ingegneri e finanzieri – a decidere qual è la soglia di sofferenza di una famiglia, e quando si può definire disgraziato un cittadino che pure lavora da trent’anni, ogni mattina a timbrare il cartellino, a fare file in auto prima che sia sorto il sole, uno che la sua laurea in architettura l’ha dovuta dimenticare perché per la carriera in un ufficio previdenziale non gli è servita a niente ?

Come fa Tremonti a decidere che quello sì lo tiriamo su e tu no, salti giù dalla nave nel mare in tempesta e tanti auguri ? Vabbè, Tremonti non me lo sono scelto io, io ho votato a sinistra e spero che presto o tardi questo stramaledetto governo possa cadere, ma intanto che cosa mi invento ? Dopo aver deciso di smettere di fumare ( e non sarà per niente facile, ma devo, con quello che costano le sigarette) e andare in ufficio con i mezzi, non mi viene in mente nient’altro di decente.

Potrei usare la rete, visto che ci navigo da prima che esistessero i server e una certa qual praticaccia ce l’ho ? Si, forse. Potrei tentare di chiedere qualcosa a chi mi ha pubblicato per anni e farmi dare qualcosa – cifre simboliche ben inteso, ma cinquanta euro al mese di qua, cinquanta di là, a qualcosa si arriva – e così finalmente monetizzare la mia passione civile, anche se messa così mi pare già una bestemmia ? Potrei fondare un circolo PD degli sfigati onesti e candidarmi alle prossime elezioni ? No, anche questo costa troppo, ci ho già pensato quando ci furono le primarie per Veltroni scoprendo che al massimo con il mio budget ( inesistente) sarei potuto andare in giro ad attaccare santini con il mio nome, sperando a quel punto nella pietà, neanche più nella stima della gente.

Perché è questo il punto, tutti a dirti bravo, che l’onestà paga, ma se scoprono c
he oltre che onesto sei anche un morto di fame in politica ti girano le spalle, da destra a sinistra nessuno escluso. Fare politica a un certo livello, soltanto entrare nel giro delle cariche di qualsiasi genere, da un assessorato comunale fino al parlamento, vuol dire far già parte del giro che conta, che tu sia uscito fuori da pseudoprimarie o da una semplice cooptazione non ha importanza, se sei dentro vuol dire che hai avuto uno sponsor e quello sponsor prima o poi ti presenta il conto.

Potrei girare per casa e raggruppare come fanno in America tutte le cose che non adopero più, fare una bancarella e tentare di venderle. Che so, la muta subacquea di quando pesavo 15 kg di meno, certi regali di matrimonio che non abbiamo mai usato o esposto da 30 anni per quanto erano orrendi. Potrei tornare a suonare, avevo un complesso quando avevo vent’anni. O provare con una radio, nel ’76 fui tra i fondatori di Eurosound, una radio che trasmetteva da ottavo colle, e avevo anche un certo seguito fra gli ascoltatori. Potrei provare a pubblicare uno dei tanti libri che mi sono rimasti nel cassetto, potrei….

Ecco, sto già sognando come un ragazzino e invece no, devo pensare sul serio questa volta. Il sette gennaio ho un concorso interno, 100 quiz per sessanta minuti e se passi di livello almeno tamponi una parte di quei trecento euro al mese che ti porteranno via già da gennaio. E poi pazienza, andrò ad elemosinare un po’ di straordinario, vorrà dire che tornerò a casa due ore più tardi, niente pennica al pomeriggio. Probabilmente non basterà ancora per dire che nulla è cambiato, ma intanto sarà già qualcosa.

Nel frattempo chissà, con tutta questa ecatombe di democratici doc forse fra breve avremo una riforma della giustizia bipartizan che metterà un bel bavaglio alla magistratura e nel giro di poco tempo tutto magicamente tornerà come prima, magari a Brunetta diranno di allentare anche i cordoni della borsa visto che la politica potrà tornare a respirare tranquillamente. Accendo la tv e apprendo che la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha negato l’arresto ai domiciliari per Margiotta. Il futuro è già cominciato, speriamo bene, per la rivoluzione c’è ancora tempo.