IN VATICANO RITORNO AL PASSATO FRA TEOCRAZIA E OSCURANTISMO

di Marcello Vigli

Stizza e invidia deve aver provato Berlusconi quando ha appreso che il papa con un tratto di penna ha potuto modificare, a partire dal primo gennaio 2009, il meccanismo di recezione delle norme italiane all’interno dei propri confini

Con il nuovo anno, infatti, il Vaticano adotterà la nuova legge sulle fonti del diritto dando attuazione alla Legge fondamentale – una vera propria Costituzione -approvata, anch’essa motu proprio dal suo predecessore Giovanni Paolo II nel 2000. Ha sostituito quella emanata il 7 giugno 1929 subito dopo la creazione dello Stato della Città del Vaticano in conseguenza del Trattato firmato nello stesso anno con lo Stato italiano.

Nell’art 1. di questa Legge fondamentale si legge Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

È lo stesso articolo che il nostro presidente del Consiglio vorrebbe sostituire a quello della nostra Costituzione che ancora riserva al popolo la sovranità nazionale!

Per questo forse non ha reagito con durezza alle motivazioni che hanno indotto il Vaticano a compiere questa scelta. Il sistema legislativo italiano fa schifo e le sue leggi sono immorali ha lasciato intendere, pur se in modo meno brutale, Serrano Ruiz presidente della Commissione per la revisione della Legge sulle fonti del diritto Vaticano, annunciando il cambiamento sull’Osservatore Romano. In primo luogo il numero davvero esorbitante di norme nell’Ordinamento italiano, non tutte certamente da applicare in ambito vaticano; anche l’instabilità della legislazione civile per lo più molto mutevole( …); e infine un contrasto, con troppa frequenza evidente, di tali leggi con principi non rinunziabili da parte della Chiesa.

Nessuna delle alte cariche dello Stato, neppure il Presidente della Repubblica supremo garante del nostro sistema istituzionale ha contestato questo giudizio così offensivo nei confronti del nostro sistema legislativo, ancor più significativo perché già prima lo Stato vaticano poteva non recepire le leggi italiane in contrasto con la morale cattolica e il Diritto canonico.

Evidentemente papa Ratzinger aveva obiettivi più ambiziosi che cancellare l’anomalia di uno Stato teocratico, come lo Stato vaticano, che prende le leggi dalla legislazione di uno stato democratico come la Repubblica italiana.

Non è perciò sul piano giuridico che vanno cercate le ragioni e il significato del suo gesto. Ha voluto, in primo luogo, portare a compimento il disegno, di fare della Città del Vaticano un vero proprio Stato, e non quella nicchia istituzionale che Pio XI aveva accettato per garantire a livello internazionale alla Santa Sede il libero esercizio della sua attività religiosa. Avviato già da papa Pacelli questo disegno è stato attuato da papa Woytjla con la suddetta Legge fondamentale del 2000 che va oltre i limiti del Trattato creando le premesse per un ordinamento giuridico pienamente autonomo, a partire dal diritto civile, del lavoro, pensionistico e penale, basato sui principi del diritto canonico, e svincolato da parallelismi con la sempre più laica giurisprudenza dell’Italia. Ha poi inteso dare un avvertimento ai politici italiani dei diversi schieramenti a non tentare di abbandonare lo stato di subalternità finora mantenuto nel legiferare sulle questioni eticamente sensibili. Anzi comincino a far marcia indietro: non solo impedendo la commercializzazione della RU486, ma anche nel proibire la pillola anticoncezionale.

Forse è solo una coincidenza, ma negli stessi giorni si assiste al rilancio dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI. Sull’Osservatore romano Pedro José María Simón Castellví, Presidente della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici (Fiamc) scrive che la pillola sarebbe devastante per la virilità dei “maschi” e per l’ambiente citando ricerche prive di ogni reale fondamento scientifico.

Piuttosto che sulle conseguenze pratiche del maggior rigore annunciato nella ricezione delle leggi italiane da papa Razinger, sarà bene riflettere sulle conseguenze di questa coincidenza fra la rivendicazione sempre più marcata della Santa Sede come Stato teocratico e il riemergere dell’oscurantismo culturale, per la Chiesa cattolica chiamata a vivere in un’umanità sempre più avviata a scegliere fra l’integrazione planetaria e l’autodistruzione.