Dobbiamo aggiustare l’immagine distorta che abbiamo di Hamas

di William Sieghart
da Times online, 12/01/2009

Gaza è una società laica dove la gente ascolta musica pop, guarda la tv, e
molte donne camminano per strada senza il velo.

La settimana scorsa ero a Gaza. Mentre ero lì ho incontrato una ventina di
poliziotti che partecipavano a un corso in gestione dei conflitti. Erano
ansiosi di sapere se gli stranieri si sentivano al sicuro da quando Hamas era
al governo. ³Sì, certamente!² ho risposto. Senza dubbio gli ultimi 18 mesi
hanno visto una relativa calma per le strade di Gaza; nessun uomo armato per
le strade, niente più rapimenti. Hanno sorriso pieni di orgoglio e ci hanno
salutato con un arrivederci.
Meno di una settimana dopo tutti questi uomini erano morti, uccisi da un razzo
israeliano durante una cerimonia di passaggio di grado. Erano ³uomini armati e
pericolosi di Hamas² ? No, erano poliziotti disarmati, impiegati pubblici
uccisi non durante un ³campo di addestramento militante² ma nella stessa
stazione di polizia al centro di Gaza City usata dagli Inglesi, dagli
Israeliani e da Fatah durante il periodo in cui questi guidavano il paese.
Questa distinzione è cruciale perché mentre le terrificanti scene di Gaza e
Israele vengono trasmesse nei nostri schermi televisivi, si sta combattendo
anche una guerra fatta di parole che sta oscurando la nostra comprensione
della realtà dei fatti.
Chi o cosa è Hamas, il movimento che il ministro della Difesa israeliano Ehud
Barak vorrebbe annientare come se fosse un virus? Perchè ha vinto le elezioni
palestinesi e perché permette che vengano sparati razzi su Israele?
La storia degli ultimi tre anni di Hamas rivela come l¹incomprensione riguardo
a questo movimento da parte dei governi di Israele, degli Stati Uniti e Regno
Unito ci abbia condotto alla situazione brutale e disperata in cui siamo.
La storia comincia circa tre anni fa quando ³Cambiamento e Riforma², il
partito politico di Hamas, ha inaspettatamente vinto le prime elezioni libere
e regolari del mondo arabo, in una piattaforma politica che vedeva la fine
della corruzione endemica e il miglioramento dei quasi inesistenti servizi
pubblici nella Striscia di Gaza. Contro un¹opposizione divisa questo partito
apparentemente religioso si è impresso nella comunità a prevalenza laica tanto
da guadagnare il 42 per cento dei voti.
I palestinesi hanno votato per Hamas perchè hanno pensato che Fatah, il
partito del governo che hanno bocciato, li ha delusi. Nonostante la rinuncia
alla violenza e il riconoscimento dello Stato d¹Israele, Fatah non ha
realizzato uno Stato palestinese.
E¹ essenziale sapere questo per capire la cosiddetta posizione di rifiuto di
Hamas. Che non riconoscerà Israele o rinuncerà al diritto di resistere finchè
non sarà sicuro dell¹impegno mondiale a raggiungere una soluzione per la
questione palestinese.
Nei cinque anni in cui ho visitato Gaza e la Cisgiordania ho incontrato
centinaia di politici e di sostenitori di Hamas. Nessuno di loro ha professato
lo scopo di islamizzare la società palestinese, in stile talebano. Hamas conta
troppo sui votanti laici per fare questo. La gente ascolta ancora la musica
pop, guarda la televisione e le donne ancora scelgono se indossare il velo o
no.
La leadership politica di Hamas è probabilmente la più qualificata nel mondo.
Può vantare nelle sue file più di 500 laureati col titolo di dottorato, la
maggioranza fatta di professionisti della classe media (dottori, dentisti,
scienziati, e ingegneri).
La maggior parte della leadership di Hamas si è formata nelle nostre
università è non ha maturato nessun odio ideologico contro l¹Occidente. E¹ un
movimento basato sul malcontento, dedicato ad affrontare l¹ingiustizia
compiuta sul suo popolo. Ha coerentemente offerto una tregua di dieci anni per
fornire uno spazio di respiro per poter risolvere un conflitto che continua
ormai da pià di 60 anni.
La reazione di Bush e Blair alla vittoria di Hamas nel 2006 è la chiave
dell¹orrore di oggi. Invece di accettare il governo democraticamente eletto,
hanno finanziato un tentativo di rimuoverlo con la forza; addestrando e
armando i gruppi di combattenti di Fatah per rovesciare militarmente Hamas e
imporre ai Palestinesi un governo nuovo e non eletto da loro. Come se non
bastasse, 45 membri del Parlamento di Hamas sono ancora detenuti nelle
prigioni israeliane.
v Sei mesi fa il governo israeliano ha accettato una tregua, mediata
dall¹Egitto, con Hamas. In cambio del cessate il fuoco Israele ha acconsentito
all¹apertura dei valichi e permesso il libero flusso dei beni essenziali
dentro e fuori da Gaza. I lanci di razzi sono terminati ma i valichi non sono
stati mai totalmente aperti, e la popolazione di Gaza ha iniziato a morire di
fame. Questo devastante embargo non è una vittoria della pace.
Quando gli occidentali chiedono che cosa abbiano in mente i leader di Hamas
quando ordinano o permettono il lancio di razzi su Israele, non stanno
comprendendo la posizione dei palestinesi. Due mesi fa le Forze di Difesa
israeliane hanno rotto la tregua entrando a Gaza e cominciando di nuovo il
ciclo di uccisioni.
Dal punto di vista palestinese ogni giro di razzi lanciati è una risposta agli
attacchi israeliani. Dal punto di vista israeliano è il contrario. Ma cosa
significa quando Barack parla di distruzione di Hamas? Significa uccidere il
42 per cento dei palestinesi che hanno votato per esso? Significa rioccupare
la Striscia di Gaza da cui Israele si è ritirato così dolorosamente tre anni
fa? O significa separare in modo permanente i palestinesi di Gaza e quelli
della Cisgiordania, politicamente e geograficamente?
E per coloro il cui mantra è la sicurezza di Israele, quale sorta di minaccia
costituiscono i tre quarti di un milione di giovani che stanno crescendo a
Gaza con un odio implacabile contro chi li riduce alla fame e li bombarda?
E¹ stato detto che questo conflitto è impossibile da risolvere. In realtà, è
davvero semplice. Il vertice delle mille persone che governano Israele
(politici, generali e lo staff della sicurezza) e il vertice dei palestinesi
islamisti non si sono mai incontrati. Una pace che sia tale richiede che
questi due gruppi si siedano insieme senza pregiudizi. Ma gli eventi di questi
giorni sembra abbiano reso ciò più improbabile che mai. Questa è la sfida per
la nuova amministrazione di Washington e per i suoi alleati europei.