«Riassorbire i negazionisti? Così si disorienta la Chiesa»

intervista ad Alberto Melloni
in “Corriere della Sera” del 27 gennaio 2009

Ma è stato bene o male chiudere lo scisma lefebvriano e includere un negazionista come il vescovo Williamson, Alberto Melloni, storico della Chiesa? Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio dice che è stato un bene.
«Io uso un altro punto di vista. E non commento le opinioni di un amico. Williamson rappresenta
una punta estrema ma non si può far finta di non sapere che l’antisemitismo è non un accessorio ma
una parte costitutiva del lefebvrismo. Lefebvre si battè nel Concilio Vaticano II contro l’abbandono
dell’interpretazione degli ebrei come “popolo deicida” perché contraddiceva l’insegnamento dei
Pontefici del passato. Impossibile non saperlo. Un conto è cercare di capire perché un Papa, per un
suo particolare sentimento, antepone il nodo dello scisma ad altri, in discontinuità con i
predecessori. Un conto è sostenere che non c’era alternativa. Qui c’è stata una rapidità di esecuzione
che non ha calcolato le conseguenze».

Quali conseguenze, Melloni?
«Questi vescovi lefebvriani rientrano nel collegio episcopale. Ma come? È quasi nata una prelatura
personale. Non è risolvere uno scisma: è patteggiare. Si rischia di procedere per aggiustamenti che
aumentano il disorientamento. Nessuno desidera lo scisma né pensa si debba anteporre una banalità
disciplinare alla comunione con Roma. Ma il Vaticano II è un atto col quale cattolici e non cattolici
si devono misurare o è un optional da cui ciascuno può esentarsi?».

La ricomposizione non è «una grande opera di Benedetto XVI»?
«C’è una sensazione di confusione che pervade molti ambienti: fedeli, vescovi, cardinali si chiedono
se il Vaticano II sia diventato un elemento facoltativo. La formula di sottomissione dei lefebvriani
chiarisce che si desidera la comunione con Roma, si accettano la sottomissione al Papa e gli
insegnamenti della Chiesa cattolica romana ma non includendo il Vaticano II. Quando è chiaro che
la questione era tutta qui».

Si dice che ora la vicenda diventerà «oggetto di riflessione» anche organizzativa nella Chiesa.
«L’atto pubblicato si propone la grazia verso vescovi che hanno accettato un’ordinazione “valida ma
illecita”. Un atto di grazia è sempre possibile e auspicabile, come dimostra ciò che è avvenuto con
la Chiesa della Cina Popolare. Ma poi si dice che bisognerà trovare “piena comunione con la
Fraternità”. Un’ennesima condizione negoziale. Mi ricorda di quando Lefebvre trattava in Vaticano,
ascoltava le condizioni e usciva dicendo che la Santa Sede gli dava ragione… Non accettare il
Vaticano II significa contraddire ciò che Pio IV, Pio IX e Paolo VI hanno ribadito in diverse
occasioni storiche: non è possibile permanere nella Chiesa cattolica se non si accettano le decisioni
adottate da un Concilio».