“I vescovi lefebvriani sono in una situazione aberrante”

intervista a Émile Poulat, storico
in “La Croix” del 28 gennaio 2009

Benedetto XVI si è spinto troppo avanti nelle concessioni fatte ai lefebvriani?
Non è piuttosto monsignor Fellay, il loro capo, che è andato troppo avanti rispetto ai suoi fedeli e al
suo clero? La sua lettera a Roma mostra un ammorbidimento della posizione della Fraternità, che
fino ad ora chiedeva l’annullamento del Vaticano II e che adesso si limiterebbe ad “esprimere delle
riserve”.
Sarebbe questo che giustificherebbe il fatto che la loro richiesta di perdono sia stata accettata?
Veramente, è un po’ troppo dire che hanno chiesto perdono. Il loro passo è stato giudicato
sufficiente per una revoca della scomunica – il che, precisa la Santa Sede, è ben lungi dall’essere la
piena comunione, ma è una condizione preliminare ad altre tappe di riconciliazione.
Quindi non c’è piena comunione?
Se quest’ultima fosse ristabilita, la sorte dei 491 preti della Fraternità sarebbe chiara, invece non è
così. Bisognerà pure regolarizzare questi preti che sono in una situazione canonica irregolare. La
stessa cosa per i vescovi, che sono “di nessuna parte”.
La loro situazione può essere assimilata a quella dei vescovi emeriti?
No. I vescovi emeriti sono “ex vescovi di…”. Qui, siamo in una situazione aberrante ed anomica:
nella Chiesa cattolica non ci sono “vescovi di nessuna parte”. Non sono cavilli canonici: nella
Chiesa romana, ogni dettaglio ha il suo significato e deve essere interpretato.
Eppure, a Roma, ambienti vicini al problema parlano di “piena comunione”…
I testi precisano che non è la piena comunione. A Roma, ci sono forse delle contraddizioni interne.
Certi possono avere la tendenza a prendere i loro desideri per realtà. Sembra che la potenza dei loro
desideri supplisca alla loro incapacità ad analizzare.
Ma sono comunque coloro che preparano le decisioni del papa…
Forse, ma non hanno il potere di andare al di là delle sue decisioni, anche se non soddisfano la
totalità dei loro desideri. C’è una volontà di interpretazione lassista delle decisioni da parte della
Commissione Ecclesia Dei. Ogni decisione del papa è sottoposta ad interpretazione e ognuno
interpreta alla sua maniera. Il problema è sapere chi saprà far prevalere la sua interpretazione.
Lei pensa che dei fedeli lasceranno la Chiesa?
Non credo che, nell’immediato, cambieranno molte cose nelle parrocchie. I negoziati continueranno.
Ma certi cattolici militanti potrebbero effettivamente essere tentati di andarsene…
E quelli non avranno certo 500 preti in tasca per negoziare il loro ritorno?
È il problema dei progressisti cristiani: non hanno posterità. Questo cattolicesimo militante, fondato
sulla promozione del laicato, non si è preoccupato della promozione del clero, si è quindi
condannato a deperire.