LO STATO DEMOCRATICO E IL DOVERE DI EDUCARE

di Paolo Bonetti
da www.italialaica.it

Qualche giorno fa la ministra Gelmini ha emanato una circolare che dovrebbe dare attuazione alla sua cosiddetta riforma della scuola. Non staremo a discutere nuovamente i punti specifici di una riforma che riforma non è, ma si presenta, piuttosto, come un tentativo affannoso e molto poco convincente di trovare giustificazioni pseudopedagogiche a una serie di tagli finanziari imposti per tutt’altre ragioni

Per riformare davvero la scuola italiana, che certamente ne ha bisogno, bisognerebbe avere una qualche idea di quale debba essere il profilo etico-politico di questa istituzione in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e culturali. Ma l’attuale governo di centro-destra non ha alcun progetto organico in materia e anche quando adotta qualche soluzione sensata per problemi ormai incancreniti, si tratta di rattoppi che rischiano di rendere ancora più evidenti i buchi che vorrebbero coprire. In realtà, per riformare a fondo la scuola di Stato, bisognerebbe avere, in primo luogo, una qualche idea dello Stato, ma la destra italiana sembra più intenzionata a disarticolarlo che a promuoverne la funzione civile.

Nella circolare Gelmini si parla anche di attivare, come sperimentazione nell’attuale e nel prossimo anno scolastico, per metterlo poi a regime nel 2010/2011, l’insegnamento di “Cittadinanza e costituzione”; ottimo proposito, ma tutto dipende da come questo insegnamento si articolerà, quale sarà la preparazione di coloro che saranno chiamati ad impartirlo e, soprattutto, quale sarà lo spirito animatore di questa disciplina.

Se non si crede fermamente che lo Stato democratico ha il dovere di educare i cittadini, fin dai primi anni della loro formazione scolastica, ad alcuni valori che debbono diventare comuni a tutti per la sopravvivenza stessa delle istituzioni, è del tutto inutile rispolverare la routine di un insegnamento, quello dell’educazione civica, che fu già introdotto in passato nella scuola italiana e poi lasciato lentamente cadere e decadere nell’indifferenza.

Il punto sostanziale di tutta la questione è che l’educazione ai valori della Costituzione non consiste nell’apprendimento distratto di qualche nozione di diritto costituzionale, ma nel rendere consapevoli tutti gli alunni, seppure in forme diverse a seconda dell’età, che in democrazia deve esistere soltanto la sovranità della legge uguale per tutti, perché il rispetto della legge, quotidianamente praticato in ogni settore della vita civile da governanti e governati, è l’unica efficace garanzia delle nostre libertà.

Intesa in questo modo, la Costituzione non è per i cittadini qualcosa di estrinseco, un limite contro cui essi si scontrano nell’esercizio dei loro diritti, ma la sostanza stessa di questi diritti. Qualche tempo fa monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi e già segretario di quella della Dottrina della Fede, si è scagliato contro la “statolatria” del governo spagnolo, che imporrebbe “leggi etiche”, a cominciare dall’introduzione nelle scuole dell’educazione civica resa obbligatoria per tutti gli studenti. Il monsignore, amico personale di Ratzinger, ha parlato di “un’intrusione statale assolutamente illegittima” nell’educazione dei giovani, aggiungendo che il problema non è soltanto della Spagna, ma di tutta l’Europa.

Educare ai valori della democrazia equivarrebbe, dunque, a tentare l’instaurazione di un qualche Stato etico di non fausta memoria? Ci permettiamo di non essere d’accordo. I principi e i valori di una costituzione democratica non calano dall’alto, ma sono il tessuto connettivo della convivenza civile. L’alternativa rovinosa a tutto questo è l’anti-Stato delle mafie, delle corporazioni e delle consorterie partitocratriche. Non pensiamo che possa essere questo l’ideale etico-politico della Chiesa cattolica.

Ci è capitato, in questi giorni, di leggere un libro curato da Michele Ciliberto per gli Editori Laterza, “Biblioteca laica. Il pensiero libero dell’Italia moderna”, un’opera che consigliamo vivamente agli amici di Italialaica; si tratta di un’antologia nella quale è raccolto il meglio del pensiero laico italiano, dall’umanesimo all’unità d’Italia, compreso quello di uomini che seppero essere cattolici coltivando un’idea molto alta della legge civile, che è la legge di tutti, e delle istituzioni che la debbono garantire nella sua autonomia morale e sovranità politica.

Fra i molti pensieri che meriterebbero di essere citati, perché hanno formato quel tanto di moralità pubblica che esiste, nonostante tutto, nella società italiana, vogliamo qui ricordare le parole che Silvio Spaventa, uno dei maggiori esponenti della Destra Storica, pronunciò in un discorso tenuto a Bergamo (“Il potere temporale e l’Italia nuova”) il 20 settembre 1886 : “Al di sopra dei voti delle maggioranze di un Parlamento, coi quali i ministri di un governo oggi si reggono in piedi, e delle furbizie, delle corruzioni, delle menzogne e degli artifizi, coi quali le maggioranze si guadagnano, vi è un dovere di onestà, di veracità e di sincerità nella coscienza pubblica, al quale il governo che non ubbidisce può essere un nuovo potere temporale, ma non un governo moderno”.