1969- 2009: un anniversario da non dimenticare

di Marcello Vigli
Gruppo di controinformazione ecclesiale – Roma

Quarant’anni fa, correva l’anno 1969, quando il movimento, che sarebbe diventato il nostro Movimento, mosse i primi passi mettendo in rete, si direbbe oggi, gruppi e comunità che si erano venute costituendo in diverse città alla ricerca di un modo diverso di vivere la fedeltà al Vangelo e di essere Chiesa ispirandosi al clima nuovo generato nella Chiesa dal Concilio, chiuso pochi anni prima.

L’eco del sessantotto aveva, infatti, raggiunto le parrocchie, i cattolici anonimi e la stessa base delle organizzazioni cattoliche, i conventi e i seminari, i giornali diocesani e le riviste, producendo crisi e spinte al rinnovamento destinate a determinare, nel tempo, mutamenti poco appariscenti, ma non meno significativi. Nell’immediato non mancarono manifestazioni di dissenso diretto, come la contestazione del quaresimale a Trento, l’occupazione del duomo di Parma e l’esplosione del “caso” Isolotto.

A queste si sommarono le numerose iniziative, cosiddette anticoncordatarie, promosse prevalentemente da cattolici. Si diffuse il rifiuto in gruppo dell’insegnamento di religione nelle scuole statali, esplicitamente motivato sul piano ecclesiale e politico. Aumentarono i “matrimoni anticoncordatari” di cattolici osservanti che facevano precedere il matrimonio civile a quello sacramentale, in polemica con l’attribuzione di effetti civili al matrimonio sacramentale, prevista dal Concordato mussoliniano.

Da questo intreccio fra prassi di diretta contestazione della gerarchia e manifestazioni di rifiuto delle condizioni di privilegio riservate ai cattolici, diffuso ormai in tutto il paese, era nato un “dissenso ecclesiale” distinto dal “dissenso politico” contro l’unità politica dei cattolici.

Chiamato a misurarsi con la preoccupazione di conciliare la “nuova” identità cristiana, che stava emergendo, con l’appartenenza ecclesiale, che tutti intendevano conservare, si trovò a fare i conti con le diversità di prassi e di orientamento che caratterizzava le realtà organizzate in esso confluite. In questo contesto per iniziativa del Bollettino di Collegamento della Comunità cristiane di base in Italia, – nato a Firenze per raccontare quanto si muoveva all’interno di quel “dissenso” – fu organizzato a Bologna nel 27/28 settembre 1969 un convegno. Si raccolsero per un confronto a tutto campo realtà ecclesiale di base molto diverse fra loro: da gruppi, avviati a confluire di lì a poco nel filone dei neocatecumenali, a quelli che proponevano la lotta di classe nella Chiesa. Fra loro il confronto fu fallimentare.

Più numerose erano, però, le comunità impegnate a costruire un rapporto fra fede e politica fuori da ogni compromesso ideologico e all’interno di un modo diverso di vivere la Chiesa.

Furono queste comunità che, decise a non desistere dal confronto, cercarono di individuare un percorso comune fra i diversi filoni d’impegno.

La ricerca di un nuovo rapporto fra fede e politica, che impegnasse i cristiani nella costruzione di un mondo più giusto, doveva muovere dalla riflessione sul ruolo delle compromissioni della Chiesa con il “potere”. Di queste compromissioni individuarono lo strumento: il regime concordatario.

Nacque così l’idea di organizzare un convegno a Roma nell’ottobre del 1971 dal titolo Strutture clericali: Il Concordato come strumento di potere contro la liberazione del popolo di Dio, contro l’unità delle masse operaie e contadine, contro la giustizia nel mondo.

Questa scelta originaria ha caratterizzato il divenire del movimento delle Comunità cristiane di base nel quale il dissenso ecclesiale, esploso nel sessantotto, ha trovato un suo alveo in grado di farne arrivare le conquiste fino ai giorni nostri.