PARADOSSI SULLA VITA E SULLA MORTE

“La medicalizzazione della società ha posto fine all’epoca della morte naturale” scriveva Ivan Illich alcuni anni fa. E continua: “Oggi l’uomo più protetto dalla possibilità di stabilire la scena della propria morte è il malato in condizioni critiche”.

L’attuale paradosso al quale stiamo assistendo con insofferenza è che chi non vuole morire viene continuamente minacciato, come l’indiano di Nettuno bruciato per divertimento da un gruppo di ragazzi, o il fidanzato della ragazza molestata a Padova che è stato aggredito e pestato a sangue: “Ho avuto paura di morire”, ha raccontato alla polizia.

Chi vuole morire, o meglio passare ad una vita migliore, viene volutamente ostacolato. Sia da coloro che cercano di difendere un’ideologia ormai tramontata e continuamente tradita da frasi come queste, che compaiono sui necrologi, “Ne danno il triste annuncio…, è scomparsa all’affetto dei suoi cari…”, sia da coloro che, per propaganda, rinnegano le proprie abitudini quotidiane antievangeliche.

La morte, secondo l’insegnamento cristiano, non è forse il passaggio ad una nuova vita? Ricordo inoltre quello che disse la presidente di un Cav (Centro Aiuto alla Vita) ad una madre equadoregna rimasta nuovamente incinta e indecisa se continuare la gravidanza oppure no: “In nome di Dio ti ordino: non uccidere!” Chi siamo noi per parlare in nome di Dio?

Il consigliere comunale di Lecco che si è sdraiato sul cofano per impedire la partenza dell’ambulanza che trasportava Eluana, si sarebbe sdraiato sulle rotaie, quattro anni fa, per impedire ai treni di trasportare carri armati e mine anti-uomo in Iraq?

Paradossi, incoerenze, ipocrisie hanno desacralizzato il sacro silenzio che dovrebbe rivestire ogni scelta libera e responsabile, contrastata e sofferta, di vita o di morte.

Da troppi anni Eluana è già stata condannata dalla Vita a non-vivere o a sopravvivere in uno stato vegetativo permanente. Negli ultimi mesi è stata condannata dall’Autorità a non morire, proprio come un condannato nel braccio della morte di Guantanamo. Sarebbe un oltraggio per l’autorità se egli si togliesse la vita prima del termine prescritto. Sarebbe un oltraggio al delirio di onnipotenza di alcune istituzioni, perdere il controllo della vita e della morte di una persona, soprattutto se la situazione è di dominio pubblico.

La morte arriva quando meno ce lo aspettiamo, è “come un ladro” ci avvisa la Bibbia, da qui l’invito a non aggiungere giorni alla vita ma Vita ai giorni. Eluana probabilmente risorgerà in tutti coloro che hanno la salute ma non vogliono vivere, che hanno la libertà ma non se ne rendono ancora conto.

Federico Bollettin
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