La grande truffa della castrazione chimica

di MAZZETTA
da www.altrenotizie.org

A dar retta a sondaggi e sondaggini, quasi tutto il paese è caduto vittima dell’ennesimo inganno organizzato dai politici ai danni dei cittadini. Di destra o di sinistra, sono stati parecchi quelli che hanno proposto la castrazione chimica come rimedio e punizione per le violenze sessuali e hanno raccolto un clamoroso consenso, basato però su una diffusa quanto clamorosa ignoranza della questione. Tanto è l’errore, che neppure quei pochi trogloditi che si sono immaginati la castrazione chimica come una punizione e l’hanno applaudita come tale, potrebbero trovare soddisfazione dall’introduzione della pratica nel nostro codice penale. La castrazione chimica altro non è che la somministrazione di farmaci che deprimono la sessualità maschile. Una somministrazione che ha effetto temporaneo e che, qualora interrotta, cessa ogni effetto.

Nei paesi dove è stata introdotta è una pratica volontaria, perché oltre al problema di ammettere un trattamento sanitario obbligatorio come pena (innovazione preoccupante che non discute nessuno), c’è il fatto che la sua efficacia nella diminuzione della recidiva è stata rilevata, su una base statistica molto modesta, ma soprattutto solo in percorsi terapeutici nei quali al farmaco si è affiancata la volontà del soggetto e il sostegno psicologico professionale.

Pensare di forzare qualcuno alla castrazione chimica è difficilmente concepibile, tanto più che è possibile contrastare gli effetti del farmaco con sostanze antagoniste facilmente reperibili o farmaci che favoriscono l’effetto contrario, come il Viagra o il Cialis. Nonostante questo sia evidente ovunque nel mondo, da noi invece capita di sentire una signora come il sottosegretario alla Salute Francesca Martini che dichiara: “Credo che la castrazione chimica sia necessaria; oggi è consentita solo su richiesta, ma deve diventare un trattamento sanitario obbligatorio”.

Posto che l’efficacia del trattamento è difficilmente ipotizzabile in caso di volontà contraria del condannato, la signora poteva spendere due parole in più per spiegare perché si dovrebbe sottoporre qualcuno a un trattamento del genere forzosamente e anche le ragioni della vantata necessità di un provvedimento del genere, ma non lo fa. Anche perché un dettaglio non secondario è che tra gli effetti collaterali dell’assunzione dei farmaci in questione c’è un aumento dell’incidenza d’ipertensione e diabete, più altre cosette. Essendo ad esempio il diabete una malattia invalidante, introducendo la castrazione chimica forzata si introdurrebbe una mutilazione permanente dell’integrità fisica nel sistema delle pene. Niente di troppo diverso dal taglio della mano. Ma queste possono sembrare sottigliezze al cittadino giustamente indignato dalla fresca esibizione di giovinette violentate.

Ugualmente è difficile pensare che alcuni possano essere turbati dall’idea di concedere allo Stato il potere di manipolare chimicamente i cittadini a fini di giustizia, c’è un sacco di gente che nella furia di schierarsi contro i cattivi stupratori firma cambiali in bianco, figurarsi poi quando si arriva alla lotta contro la pedofilia. Se gli americani hanno acconsentito alla mutilazione dei loro diritti civili per “fermare i terroristi”, molti italiani sono disposti a fare lo stesso per “fermare i pedofili e gli stupratori”. L’esempio statunitense dovrebbe accendere campanelli d’allarme, ma fino a oggi sembra raccolto solo da chi vuole manipolare l’opinione pubblica.

Ci sono però altre considerazioni più elementari che meritano di essere portate all’attenzione dei cittadini indignati, prima di tutte quella per la quale i delitti a sfondo sessuale sono difficilmente omologabili in un modello standard. La castrazione chimica “suona bene”, ma è mirata a contrastare l’impulso sessuale maschile identificato come la fonte scaturente dell’aggressione sessuale. Represso lo stimolo fisico, si risolverebbe il problema, un approccio tipicamente pre-moderno e scientificamente ingenuo. La violenza sessuale non è quasi mai soddisfazione di un impellente bisogno fisiologico, ma spesso trae soddisfazione dall’esercizio del potere, della forza, dell’umiliazione e del controllo della vittima.

C’è poi da dire che molti tra gli aggressori seriali sono risultati impotenti, che un po’ più del 5% delle violenze sessuali sono opera di donne, che ci sono anche le molte violenze su donne, transessuali e minori da parte della criminalità organizzata, motivate dal denaro come quelle dei produttori e commercianti di materiale pedo-pornografico, dalla violenza sacrificale dei culti più allucinati, dalle truci bestie di Satana fino alle più patetiche associazioni nel sopraffare altri, al proprio disegno delirante o a un interesse materiale. In tutti questi casi la castrazione chimica non rappresenterebbe affatto un ostacolo o un impedimento, così come difficilmente inciderebbe sul complesso quadro psicologico ed emozionale del pedofilo seriale. Proporla è privo di qualsiasi senso, quando non è impossibile come nel caso in cui il condannato sia una donna. Dettagli che aprono altri problemoni con la Costituzione, ma che ai politici che straparlano non interessano e non interessano nemmeno i cittadini spaventati.

Dice infatti il deputato del Pdl Michaela Biancofiore: “Per gli stupratori, soprattutto quelli recidivi, una soluzione praticabile é la castrazione chimica, utile anche come deterrente”. Peccato che non si curi di dimostrare come potrebbe essere un deterrente, se nemmeno la pena di morte si è dimostrata esserlo. Una superficialità non casuale, andare oltre lo strillo, oltre l’indignazione e il decisionismo di facciata, vorrebbe dire scoprire il gioco e far cadere il consenso ignorante.

C’è poi da notare che paradossalmente, ma non troppo, l’effetto di una somministrazione forzosa ai recidivi rischia veramente di inferocire sociopatie già drammatiche, ottenendo anche in questo caso effetti nulli se non controproducenti, tanto che nelle terapie fino ad ora sperimentate sono somministrati anche altri farmaci a lenire effetti collaterali sul fisico e sul carattere. Ancora più assurdo diventa considerando la necessaria erogazione di pene detentive più brevi a chi sia somministrato il trattamento senza che ci si possa attendere un ragionevole calo della recidiva.
A parità di reato chi sarà sottoposto al trattamento avrà una pena detentiva necessariamente più breve di chi, per condizione soggettiva, non possa riceverlo, vedi i casi della donna o dell’impotente. Così la castrazione chimica forzata che non serve a niente, diventa in realtà uno sconto di pena e non tutela nemmeno l’interesse più immediato della protezione delle potenziali vittime future, figurarsi che bel deterrente.

Ci vuole una bella ignoranza per pensare che il violentatore, il pedofilo e in genere l’assalitore sessuale escano di casa trainati da poderose erezioni. Cercare di impedire forzosamente le erezioni, ha lo stesso senso e la stessa genesi che aveva la pratica di legare le mani agli adolescenti per evitare il peccato auto-erotico. Robaccia che punta solo a raccogliere l’indignazione pubblica e a canalizzarla in un vicolo cieco, lontana della realtà, gli annali giudiziari sono pieni di storiacce a sfondo sessuale e ben poche sono scaturite dal puro e semplice stimolo sessuale. Decisamente utopico e ideologico è pensare che la sfera sessuale possa essere disciplinata dalla somministrazione di un farmaco o da pratiche costrittive o punitive in stile medioevale. Soluzioni ignoranti per ignoranti.

Anche sorvolando sui pur pesanti problemi di diritto, la castrazione chimica obbligatoria non serve a impedire futuri crimini, non si può applicare comunque nella maggioranza dei casi e anche quando colpisca solo i soggetti per i quali può avere un senso, rischia in realtà di favorirli. E allora perché sembra che tutti siano a favore della Castrazione chimica? A questo
punto c’è da prendere per buona la spiegazione del ministro Luca Zaia, che in proposito ha dichiarato: “’Sono convinto che introdurre la castrazione chimica per chi commette degli stupri sarebbe una soluzione che potrebbe darci tranquillità”. Una bella tranquillità, per Zaia come per Veltroni e per molti altri; è fin troppo comodo usare la favola della castrazione chimica per far bella figura a poco prezzo e cavalcare folle ignoranti convinte addirittura di sostenere una soluzione drastica.

Effettivamente si tratta di una soluzione eccezionale sotto molti punti di vista ed è evidentemente una proposta demagogica della quale molti parlano senza nemmeno sapere di cosa si tratti e delle pesanti implicazioni che può avere sul piano dei diritti umani e civili, ma questo non sembra interessare a nessuno. Banalmente inefficace è invece sul piano pratico, il classico provvedimento che “suona bene” ma che poi si rivela vuoto di effetti, quando non controproducente. L’ennesima truffa ai danni dei cittadini da parte di politici e media che ormai identificano gli stessi cittadini con il pubblico televisivo e lo trattano di conseguenza. L’unica castrazione veramente in ballo è quella dell’intelligenza collettiva, l’evasione nella fantasia sulle ali della paura, a nascondere la realtà e la tragica inadeguatezza del nostro personale politico e l’imbarazzante livello del “pubblico” italiano.