Le ronde sbagliate

di Claudio Magris
in “Corriere della Sera” del 7 marzo 2009

Una vecchia canzone, che molti anni fa ho sentito cantare da Milly — credo in uno dei suoi ultimi
récital — dice del malinconico giro notturno di una ronda militare guidata da un caporale. La ronda
sfiora le insidie della notte, senza riuscire a sventarle; anche quando s’imbatte in una coppia
clandestina teneramente abbracciata, il caporale, che ha riconosciuto nella donna sua moglie, non
può intervenire e deve proseguire, perché si è accorto che l’uomo è il suo generale.
Benché inconcludente, quella ronda è almeno composta di soldati e il suo passo cadenzato
comunque rassicura almeno un po’, in quella dimessa notte, nell’eventualità di pericoli più gravi.
Certo, non solo di notte ci si può sentire insicuri, come dicono le cronache recenti. Pure certe facce
possono, da sole, incutere un po’ di paura, a vedersele davanti e troppo vicine. Una di queste facce
deve essere per esempio quella del giovanotto aspirante rondista che si vantava di avere in tasca
un’arma impropria, con l’evidente voglia di usarla, menzionato dall’onorevole Tabacci, in un
magnifico intervento di alcuni giorni fa durante una trasmissione televisiva (Ballarò), in cui diceva
che non avrebbe proprio voluto trovarselo di fronte.
Un liberale dovrebbe sapere che una società civile si fonda sul presupposto che solo lo Stato abbia il
monopolio della forza e il compito di esercitarla; talora — se occorre, dinanzi a criminali agguerriti
e pericolosi — con tutta la durezza necessaria. Sono i soldati a difendere la Patria con le armi; il
termine «forze dell’ordine » designa polizia e carabinieri (i quali sono pure militari) e non altri.
Quell’aspirante rondista con l’arma impropria in tasca è un nemico della società e dei cittadini e
deve essere messo — dalle forze dell’ordine, non dalla Società Ginnastica o da quella Filatelica —
in condizione di non nuocere. Si parla dell’urgenza di tutelare la sicurezza dei cittadini affiancando
in quest’opera alle forze dell’ordine ronde costituite da volonterosi volontari. Ma perché non si parla
di tutte le forme di violenza che ci minacciano? Ci sono gli stupri, che vanno ovviamente impediti e
repressi con la massima severità, siano essi compiuti da romeni su italiani o da italiani su romeni,
come è pure avvenuto anche se se n’è parlato un po’ meno, da poveri immigrati o da bellimbusti di
più fortunati natali, come pure avviene. È evidente che nessun lacrimevole buonismo e nessuna
sconcia solidarietà di classe possono intralciare l’azione penale, sia il reato commesso da un
immigrato clandestino o da un rispettabile professionista, simile a quei delinquenti dalle buone
maniere e dal prestigio sociale che il genio di Buñuel ha immortalato ne Il fascino discreto della
borghesia.
Non tutti i poveracci che dormono sotto i ponti («gli oppressi ragionano male», diceva Marx), e non
tutti i soci di un elegante club hanno cuore e sono brave persone.
Tuttavia i bravi cittadini non sono minacciati solo da stupratori, ladri o rapinatori. La mafia, la
camorra o la ‘ndrangheta delinquono ben di più; assassinano, uccidono bambini che spariscono nel
calcestruzzo, taglieggiano migliaia di onesti commercianti, incendiando i loro negozi se non pagano
il pizzo.
Il fenomeno è così diffuso da rendere difficile alle forze dell’ordine, sovraccariche di lavoro,
fronteggiarlo. Perché chi propone le ronde non le destina a proteggere quei commercianti dalla
criminalità organizzata, vigilando sui loro esercizi taglieggiati, pronti a segnalare l’arrivo degli
scagnozzi della camorra o della mafia?
E perché, se si vogliono le ronde, non adibirle a un altro servizio, pur esso provvido e urgente: la
protezione dei pacifici cittadini dalle bestiali violenze dei bestiali cosiddetti ultrà del calcio, che
aggrediscono persone causando loro gravi o gravissime lesioni, devastano e distruggono (l’ho visto
con i miei occhi) esercizi e locali per puro sfogo osceno di violenza, causando gravissimi danni a
individui e famiglie che vedono distrutto il risultato di anni di lavoro e di risparmio e si vedono
economicamente danneggiati in misura assai pesante.
Anche in questo caso, ovviamente, l’esercizio della repressione e la tutela della sicurezza spettano
allo Stato. Sicurezza di tutti, senza pregiudizi a priori nei confronti di nessuno e senza troppe
titubanze. Sarebbe increscioso se le forze dell’ordine, già così oberate, dovessero pure intervenire
per difendere i pacifici cittadini da ronde esaltate o, ancor peggio, per difendere inesperte ronde da
esperti malviventi.