Il papa e l’aids

in “Le Monde” del 19 marzo 2009 (traduzione: www.finesettimana.org)

“Di fronte alla sofferenza o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di
potere, un cristiano non può restare in silenzio.” Arrivando martedì 17 marzo a Yaoundé (Camerun)
per il suo primo viaggio in Africa, Benedetto XVI ha fatto delle affermazioni giuste. Subito il papa
ha osservato appunto che “l’Africa soffre in modo sproporzionato”. Peccato che precedentemente
abbia pronunciato, sull’aereo che lo portava in quel continente devastato dall’aids e da mille altre
calamità, parole diverse che rovinano questa parola.
Per la prima volta dall’inizio del suo pontificato, quattro anni fa, Benedetto XVI ha esplicitamente
parlato dell’aids. “Non si può risolvere il problema dell’aids con la distribuzione di preservativi, ha
dichiarato ai giornalisti il vescovo di Roma. Al contrario, ciò aumenta il problema.” Nessuno ha mai
preteso che il preservativo fosse “la” soluzione per lottare contro l’aids. Ma affermare che aggrava
la pandemia è gravissimo e irresponsabile. Il suo predecessore Giovanni Paolo II non era mai
arrivato a tanto.
Ricordiamo qui alcune cifre. Secondo il rapporto annuale dell’ONU sull’aids, 33 milioni di persone
nel mondo vivevano nel 2007 con l’HIV, di cui 22 milioni (contro 20,4 milioni nel 2001) per la sola
Africa subsahariana. Su questi 22 milioni, si contano 12 milioni di donne di più di 15 anni e un
milione e ottocentomila bambini. Sui 2 milioni di persone che sono morte di aids nel 2007, i tre
quarti abitavano l’Africa subsahariana.
Dalla comparsa della malattia, il Vaticano si è sempre attenuto ad un unico credo, quello
dell’astinenza. Promuovendo una “umanizzazione della sessualità”, Benedetto XVI ha chiamato ad
una maggiore responsabilizzazione, senza dubbio vedendo nel preservativo un mezzo per
sottrarvisi. Questa parola è una fuga davanti alla realtà, quando la stragrande maggioranza degli
organismi umanitari, anche cattolici, che lottano contro l’aids fanno del preservativo uno degli
strumenti privilegiati della prevenzione. Le affermazioni del papa indeboliscono il loro lavoro.
Invece di far evolvere la posizione della Chiesa, il papa la irrigidisce. Questo episodio mostra uno
spirito di chiusura non giustificato da un legittimo attaccamento ai dogmi e alla parola della Chiesa.
Giunge dopo la revoca della scomunica dei vescovi integralisti e la condanna, in Brasile – con
l’appoggio del Vaticano – della madre di una bambina che ha abortito dopo essere stata stuprata e la
cui vita era in pericolo. Molti fedeli in tutto il mondo sempre meno riescono a capire.