Benedetto XVI, un monarca fuori dal mondo

di Giorgio Nadali
www.giorgionadali.it

Samuel Jonhson diceva che la libertà di stampa è una benedizione quando siamo inclini a scrivere contro gli altri, e una calamità quando ci troviamo ad essere sopraffatti dalla moltitudine dei nostri assalitori.

Il Sunday Times, o meglio, il suo corrispondente dal Vaticano, John Follan, sferra un duro attacco a Benedetto XVI. Secondo Follan in papa guida il Vaticano e i suoi 1,2 miliardi di fedeli come un monarca, tagliato fuori dal mondo, arroccato nel suo palazzo, aiutato solo dai suoi fedeli ma inetti consiglieri. Il pontefice criticato per il suo stile distante e regale” scrive il giornalista citando fonti, alcune anonime altre no. “Le persone si sentono destabilizzate, sia i tradizionalisti che i riformisti. La nostra impressione è che non ci sia nessuno al timone” spiega un alto funzionario della Santa Sede. Il cardinale connazionale del papa, Walter Kasper, responsabile delle relazioni con gli ebrei, va oltre lanciando un duro attacco nei confronti di Ratzinger, affermando che ci sono state “molte incomprensioni ed errori all’interno della curia”. Ad alimentare il malcontento sarebbe stata la recente revoca da parte di Benedetto XVI della scomunica di monsignor Williamson e di tre altri vescovi negazionisti. Inoltre, scrive Follan sul Times, Benedetto XVI ha nominato padre Gerhard Maria Wagner vescovo di Linz, Austria, provocando ulteriori polemiche: Wagner aveva infatti elogiato l’uragano Katrina come risposta alle attività degli abortisti, prostitute e omosessuali a New Orleans.

”I fedeli sentono che il Papa sta governando come un re. Non si consulta con i vescovi e si è isolato ignorando i consigli di chi potrebbe aiutarlo ad evitare errori” scrive il Times.

Il Domenicale, invece, ricorda come, rispetto al suo predecessore Giovanni Paolo II, Benedetto XVI spenda gran parte della giornata chiuso nel suo studio e immerso nella lettura di testi di teologia, piuttosto che incontrando ospiti e recandosi in visita. “Una critica fraterna è sempre possibile nella Chiesa, fin dai tempi di San Pietro e di San Paolo. Una critica amara, invece, tanto più se generica, non contribuisce all’unità della Chiesa”.
Lo ha affermato il Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, in alcune dichiarazioni diffuse dalla “Radio Vaticana”. Il porporato rispondeva all’intervista concessa dal teologo Hans Küng al quotidiano francese Le Monde, ripubblicata in Italia da La Stampa. Nell’intervista, il teologo svizzero, docente a Tubinga sospeso dalla Santa Sede nel 1979 per le sue opinioni contrarie alla fede cattolica, ha criticato in particolare la decisione di Papa Benedetto XVI di rimettere la scomunica ai Vescovi “lefebvriani”. Tra le altre cose, Küng ha criticato anche il mantenimento del celibato dei sacerdoti e della condanna della contraccezione, e ha affermato che questi atteggiamenti portano la Chiesa ad avere una posizione “minoritaria”.

Secondo il Card. Poletto, Arcivescovo di Torino, “è da respingere la provocazione di chi, come il professor Küng, con la pretesa di essere lui a indicare al Papa le scelte che dovrebbe compiere per il bene della Chiesa, misconosce in modo pregiudiziale la generosa dedizione con cui Benedetto XVI svolge il suo servizio petrino in fedeltà alle Sacre Scritture e al Concilio, e con la volontà di riunire nell’unica Chiesa di Cristo tutti i credenti, anche i più lontani”.

Il 14 febbraio 2009 l’agenzia cattolica “Adista (guidata da Angelo Bertani, già direttore di “Segno”, la rivista dell’Azione Cattolica e caporedattore di “Avvenire”) pubblica un’inchiesta-dossier contro Benedetto XVI intitolato “Papocchio. Tra gaffes ed uscite improvvide, storie di tre anni di scivoloni pontifici”. Un durissimo “J’accuse” dalla citazione anti-Islam di Ratisbona al caso Williamson.

Il 7 febbraio 2009 per la grazia al vescovo negazionista il “Financial Times”attacca Benedetto XVI definendolo “un rottweiler di Dio maltrattato” e descrivendolo come “un Papa timido e isolato, sepolto dalle sue letture e scritture, vulnerabile alle manipolazioni”.

Un Papa che “potenzialmente può essere intimorito” e che “non ascolta mai le critiche”. Un quadro allarmante, quello dipinto dai mass media, dovuto alla «percezione generale» di questo pontificato più che alle singole decisioni di Benedetto XVI, secondo Francesco Margiotta Broglio, studioso di relazioni tra Stato e Chiesa. «L’odierno governo della Chiesa difetta nel far comprendere il proprio operato all’esterno dei sacri palazzi», osserva Margiotta Broglio. E per risalire a un pontificato così sotto scacco, occorre risalire «alle durissime campagne giornalistiche del ‘49 contro Pio XII per la scomunica dei comunisti, i comitati civici e le reazioni alle difficili scelte politiche del Papa durante la guerra fredda». I mass media anglosassoni, aggiunge Margiotta Broglio, «sono tradizionalmente severi con il capo della Chiesa cattolica» e «neppure Paolo VI aveva doti comunicative». Karol Wojtyla, invece, «era un grande comunicatore e curargli l’ufficio stampa era un gioco da ragazzi» perché «anche quando diceva cose discutibili lo faceva sempre nel modo giusto e otteneva unanime consenso». Però «la preparazione e il livello di Ratzinger sono indiscutibili». Küng invita il papa a convocare un nuovo Concilio, un Vaticano III che «permetterebbe di definire delle questioni alle quali il Vaticano II non ha risposto, come il celibato dei sacerdoti o il controllo delle nascite (al quale Giovanni XXII era favorevole purché in modo responsabile, n.d.r.). Bisognerebbe anche prevedere un nuovo modo di elezione dei vescovi, nel quale il popolo avesse una parola in più da dire».