LIBERALISMO E CRISTIANESIMO

di Luca Bagatin (*)
da www.italialaica.it

In questi anni di grande confusionismo ideale, in Italia, si è giunti persino ad affermare che il liberalismo ed il cristianesimo di matrice cattolica sono dottrine “contigue” e “complementari”.

E’ emblematico che tale dibattito avvenga in Italia – Paese che ha conosciuto il liberalismo al governo solamente durante il Risorgimento – ove il Potere Temporale ha sempre esercitato un notevole influsso sulle coscienze dei governanti (salvo, appunto, durante il periodo risorgimentale).

La questione, tuttavia, potrebbe già dirsi risolta allorquando si prenda coscienza dell’astrusità del porre sullo stesso piano una religione messianica con una dottrina politico-economica propugnatrice e foriera di libertà individuale e quindi, di coscienza.

Capirei, al massimo, se si volesse disquisire di ideologie messianiche: la principale delle quali il marxismo.

Quest’ultima, invero, non è forse così lontana dal finalismo giudaico-cristiano-cattolico di una società perfetta (quella che Orwell riassunse nel suo “1984”), idilliaca, imposta da un ipotetico Dio – magari per mezzo dei suoi rappresentanti terreni – o dallo Stato (o dallo Stato che si fa Dio), magari una società finanche senza classi. Una società ove l’etica e la morale – e quindi l’autorità statuale e/o ecclesiastica (con a capo il Funzionario di Partito e/o il Cardinale) primeggiano rispetto alla coscienza del singolo individuo. Individuo che purtuttavia – nei fatti – non è ontologicamente affatto perfetto, perché la vita stessa non può essere perfetta in quanto è permeata da una continua ed incessante ricerca entro e fuori sé stessa.

E’ infatti l’individuo a trovarsi ontologicamente a giocare la sua partita, a ricercare sé stesso, per mezzo delle sue stesse potenzialità fisiche, ma anche e soprattutto intellettuali e psicologiche.

Tornando alla querelle relativa al liberalismo ed al cristianesimo, specie quello di matrice cattolica, sarà ad ogni modo utile tornare ad Alexis de Tocqueville ed al suo “Democrazia in America”. Testo peraltro così amato dal nostro Camillo Benso conte di Cavour.

Qui Tocqueville parla anche e giustamente del cristianesimo e di come gli Stati Uniti d’America, patria del liberalismo per eccellenza, siano da sempre permeati da una profonda coscienza religiosa cristiana (ed anche massonica, aggiungerei io, sollolineando il fatto che la spiritualità massonica è fortemente connessa ad una profonda spiritualità di matrice gnostico-cristiana) e di come gli statunitensi siano allo stesso tempo permeati da un forte senso di libertà. Proprio tale coscienza ha fatto sì che lì le leggi fossero assolutamente autonome rispetto a qualsiasi morale religiosa, rispettando quel principio che il Cavour definì di “Libera Chiesa in libero Stato”.

Si noti come invece da noi, ove l’influenza del dogma cattolico è molto forte – anche e soprattutto nelle leggi dello Stato – dilaghi l’irresponsabilità individuale, l’immoralità, la corruzione, e finanche l’ateismo (concetto pressoché sconosciuto negli USA ove al massimo si giunge ad un sano angosticismo).

Si noti poi come un altro grande filosofo liberale del ‘900, Benedetto Croce, affermava sì che “Non possiamo non dirci cristiani”, rivalutando l’influenza del cristianesimo nel pensiero occidentale (già pregno dalla cultura greco-romana), ma intendendo per cristianesimo una rivoluzione “umana” e non già “divina”, ove il Dio crociano era una divinità immanente, ma non trascendente.

Non a caso Benedetto Croce fu in prima linea contro il Concordato fra l’Italietta fascista di Mussolini ed il Vaticano. Concordato che abolì nei fatti il “Libera Chiesa in libero Stato” dell’Italia liberale di Cavour e di Giolitti e tristemente inserito nella Costituzione repubblicana all’Articolo 7 grazie all’accordo unanime di democristiani e comunisti (eredi e propugnatori, non a caso, delle ideologie messianiche di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo).

Non è forse un caso che nella confusa Italia d’oggi, i maggiori sostenitori di un liberalismo di matrice giudaico-cristiana siano i cosiddetti “atei-devoti”, magari financo formatisi culturalmente e politicamente in ambiente marxista e/o vicini all’estremismo socialista (vedi Giuliano Ferrara, Ferdinando Adornato e Fabrizio Cicchitto).

E non è un caso che la Chiesa cattolica oggi, rischiando di perdere sempre più fedeli (ormai stanchi di dogmi e rituali pragmaticamente lontani dalla loro vita quotidiana), cerchi di permeare non già la società , bensì la politica: imponendole una sua personalissima visione della vita, della morte, della morale e via discorrendo (si pensi all’attualissima discussione sul fine vita).

Ci chiediamo sino a quando una situazione di tal fatta sia ancora possibile e sostenibile in un Paese collocato nell’Occidente progredito e democratico.

Una situazione destinata presto o tardi a veder prevalere o l’oscurantismo di matrice medievale o l’illuminismo di matrice liberale.

(*) www.lucabagatin.ilcannocchiale.it