DA BIELLA… LICENZIATE QUEL GAY BASTARDO

da “La nuova Provincia di Biella”

«Questo è un cupio, bastardo e comunista. Se fossi in te lo metterei in cima alla lista dei primi da licenziare».

A essere insultato così pesantemente è stato Adriano Guala, personaggio di spicco del movimento gay biellese, colpevole di aver pubblicato sabato scorso sulle colonne di questo giornale un fondo in cui denunciava, molto semplicemente e ancor più pacatamente, lo stato di difficoltà in cui versa lo stabilimento in cui lavora, la Zegna Baruffa di Vallemosso.

Gli epiteti invece, contenuti in una mail, sono partiti da un computer della redazione cittadina de “La Stampa”, precisamente dal terminale in uso alla giornalista Paola Guabello. Quasi certamente la persona che ha spedito il messaggio invece di rispondere al suo diretto interlocutore con il quale commentava i contenuti del fondo, ha inviato la risposta a tutti i soggetti in elenco, compreso lo stesso Guala.

L’esponente gay comunque non è stato l’unico a essere insultato: altrettanto colpevole per aver pubblicato il fondo ritenuto giornalisticamente una “schifezza”, nella stessa mail il nostro direttore Massimo De Nuzzo, definito «un bastardo contro il quale potresti vedere con l’avvocato se ci sono gli estremi per una querela».

L’episodio è stato denunciato ieri pomeriggio in un’apposita conferenza stampa svoltasi nei locali della “Città di sotto” dallo stesso Guala con a fianco il segretario di Rifondazione Roberto Pietrobon ed Enzo Francone del Torino Pride.

Nell’esposizione dei fatti Guala si è detto preoccupato del clima di avversione nei confronti del mondo gay: «Quello che è accaduto in questi giorni è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di intolleranza.

Spiace che in questo caso la protagonista appartenga a una categoria, quella dei giornalisti, che dovrebbe mostrare maggiori responsabilità e sensibilità. Mi accorgo che nonostante tutti gli sforzi fatti in questi ultimi anni l’omofobia è ancora a livelli preoccupanti. Davanti a queste cose non potevo rimanere zitto facendo finta di nulla».

Nel suo intervento Guala non ha voluto fare nomi, nè quello della giornalista nè quello della testata per cui lavora, ma si è limitato a raccontare la vicenda, iniziata mercoledì, lo stesso giorno in cui sulla Nuova Provincia è stata pubblicata la sua lettera aperta. «Quando ho letto la mail sono rimasto sconvolto per toni e termini utilizzati.

Ne è poi arrivata una seconda con la quale la giornalista smentiva di avere materialmente scritto la lettera affermando che il suo computer poteva essere stato utilizzato da altri: non lavoro in un giornale e non so come funzioni il sistema ma dubito che chiunque possa accedere alle singole postazioni».

Per quanto riguarda futuri sviluppi, sia Guala che Francone assicurano che «oggi ci limitiamo alla denuncia pubblica ma certamente, una volta accertati i fatti, procederemo per vie legali».
La conferenza stampa è stata chiusa dall’intervento di Roberto Pietrobon, segretario di Rifondazione comunista, anch’egli amareggiato ma soprattutto allarmato per la vicenda.

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Le parole offensive, inviate per errore ad Adriano Guala sono partite da un indirizzo elettronico della redazione biellese de La Stampa.

La conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, è arrivata attraverso una seconda mail scritta da Paola Guabello nella quale la giornalista ha affermato di non essere stata l’autrice materiale del messaggio, in quanto la postazione poteva essere stata utilizzata da altri.

Ovviamente abbiamo raggiunto telefonicamente il responsabile delle pagine locali del quotidiano che, come previsto, ha preferito non aggiungere altre parole sulla vicenda.

«Immagino il motivo della chiamata – ha risposto il direttore Daniele Cabras anch’egli presente alla conferenza stampa di ieri pomeriggio nei locali della Città di sotto – ma al momento non ho nessun commento da fare. Grazie».

La mail ingiuriosa, quella in cui Guala viene definito “cupio, bastardo, comunista”, “da licenziare” e il direttore della Nuova Provincia, Massimo De Nuzzo, “bastardo”, sembra essere inserita in un colloquio informatico con qualcuno vicino all’industria tessile presso la quale Guala è impiegato.

A parte la smentita secca dell’azienda, nella conferenza stampa lo stesso Guala ha confermato come i suoi rapporti all’interno della ditta siano improntati da anni alla massima correttezza senza che mai si fossero verificati particolari problemi.

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«Nessuna mail è mai giunta in Zegna Baruffa. La Zegna Baruffa non c’entra assolutamente nulla e in ogni caso mi dissocio totalmente dai contenuti della stessa». Così Alfredo Botto Poala smentisce categoricamente qualsiasi coinvolgimento della società nella vicenda che ha interessato Adriano Guala, dipendente dell’azienda di Vallemosso.

Per quanto riguarda le problematiche lavorative sollevate da Guala, la parola passa all’amministratore delegato Paolo Todisco. «Innanzitutto voglio dire che si è trattato di una lettera dai toni garbati in cui Guala riconosce gli sforzi fatti dalla proprietà per la salvaguardia di un importante patrimonio industriale e umano ma su alcuni punti non sono d’accordo. La cassa integrazione interessa circa 180 persone su 620 impiegate nello stabilimento di Borgosesia e 60 su 180 a Vallemosso: non è corretto quindi parlare di un interessamento quasi totale verso la Valsesia a discapito del Biellese. La situazione è stata esaminata lunedì in un incontro con rsu e sindacati, convocato sin da gennaio, nel corso del quale tutti, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, hanno mantenuto un atteggiamento costruttivo».

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Caro Adriano,

voglio esprimerti la mia solidarietà per quello che è accaduto. Purtroppo accade che siano utilizzati termini e giudizi da parte di persone non consapevoli della gravità del loro dire e, in questo caso scrivere.

L’omofobia è una malattia difficile da sconfiggere, che si annida in tutti gli ambienti, anche quelli più aperti, attenti alle nostre battaglie, ai nostri vissuti.

Io spero che questa brutta vicenda abbia insegnato qualcosa e che chi si è permesso di scrivere quelle frasi così ingiuriose comprenda quanto male oggi procurano le parole. Ogni giorno la cronaca si occupa di persone gay, lesbiche e trans che per il loro orientamento sessuale e o identità di genere, vengono uccise, violentate, aggredite.

E’ la punta violenta di un fenomeno vasto e in espansione, che deve esser contrastato con coraggio, anche attraverso le pubbliche denunce. Ti esprimo ancora la mia vicinanza, un abbraccio.

Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay