L’Italia schiacciata a destra

di Pietro Ancona
da www.aprileonline.info

La nascita del Pdl, che per fortuna non comprende la Lega, mette in luce un problema esploso dopo l’ultima votazione: lo squilibrio a destra dell’Italia è enorme e difficilmente recuperabile. Il Pd, con l’accoglienza di esponenti confidustriali e della mercificazione dei lavoratori, ne è organico, mentre la sinistra, in un modo o nell’altro, aspira all’alleanza o collabora

Lo scioglimento di AN e la sua confluenza nel Pdl è la logica conseguenza dello sdoganamento a suo tempo fatto da Berlusconi (che radunava a sé tutta la destra italiana anche quella razzista nella sua irresistibile marcia verso il potere) e del percorso compiuto da Fini e dai suoi colonnelli dentro una alleanza che lo ha legittimato come forza di governo.

Nel compimento di questo percorso è avvenuta una omologazione non soltanto con i principi del liberismo ma con la lega secessionista e xenofoba del Nord dalla quale Fini ha mostrato soltanto recentemente, da quando è Presidente della Camera, qualche insofferenza riuscendo da un lato ad irritare Berlusconi ma nello stesso tempo a fargli prendere le distanze dalle scelte più scellerate come ronde, anagrafe negata ai bimbi di i sanspapiers nati in Italia, obbligo di spionaggio alla polizia dei migranti irregolari dei medici, degli insegnanti e dei pubblici ufficiali in genere.

E’ importante che dal costruendo Pdl resti fuori la Lega. Questa, pur condizionando pesantemente il governo, non potrà evitare una qualche evoluzione del nuovo partito dal berlusconismo e dalla xenofobia. Insomma, forse potremo avere una destra alla francese durissima verso i lavoratori ma più “civile” di ciò che è stata finora l’esperienza degradante dei governi Berlusconi. Il fatto che un personaggio come la Mussolini assuma l’iniziativa di raccogliere le firme di oltre cento parlamentari per cancellare aspetti assolutamente inaccettabili del ddl sulla sicurezza è una novità positiva che non deve essere ignorata. Fini aspira alla successione a Berlusconi e le caratteristiche della sua destra sono certamente meno scandalose di quelle della Lega. Se l’evoluzione di questo processo ci condurrà alla estromissione della lega dal governo magari sostituita dall’UDC di Casini sarà un passo indietro dal baratro verso cui sta andando la democrazia italiana. Ma, finché Berlusconi è il capo di questo coacervo non rinuncerà mai alla alleanza dei suoi fedelissimi amici padani patrocinati da Tremonti.

Alla creazione di un Partito della Destra italiana purtroppo non corrisponde un simmetrico forte Partito della sinistra. Il PD vuole essere alternativo al PDL ma in rappresentanza dello stesso blocco sociale che, in Italia, non è centrista (il centro non esiste) ma è destra spesso percorsa da fremiti di sovversivismo contro lo Stato. Una destra che vuole accaparrarsi tutte le risorse a costo di devastare e privare lo Stato della sua funzione di garante di tutti e di fornitore di servizi essenziali come la scuola, la sanità, il welfare. Il PD non solo condivide le scelte fondamentali del padronato italiano fino al punto di mostrarsi irritato dalle flebili proteste della CGIL, ma ha dato pegno alla Confindustria eleggendo significativamente personaggi come Merloni, Colaninno, Calearo espressione dell’ala dura, durissima degli industriali, l’ala che vuole tutto e subito e ridurre i lavoratori privi di strumenti di difesa.

I giuslavoristi che lavorano attivamente allo smantellamento del diritto del lavoro sono bipartisan: Letta, Treu, Damiani, Ichino sono della stessa scuola alla quale appartiene Boeri, Cazzola,il gruppo della Voce, Monti, la Bocconi. Sono tutti monetaristi e considerano il lavoro umano come una merce ed il lavoratore un oggetto da usare e gettare subito dopo. L’involuzione che questi dannosi personaggi hanno impresso al diritto del lavoro è tale che oramai ha invaso lo stesso campo delle garanzie costituzionali. Il diritto a ricorrere al giudice non viene negato ma una legge ad hoc vieta al giudice di esprimersi su quella determinata vicenda. Insomma il giudice di Berlino del mugnaio tedesco non c’è più. Insomma, le classi lavoratrici che dovrebbero costituire il blocco sociale di riferimento della sinistra sono bersagliate da continui attacchi ultimi dei quali al contratto collettivo di lavoro ed il diritto di sciopero.

Il PD si è reso complice di Berlusconi nella esclusione del Partito socialista, dei Verdi e dei partiti comunisti dal Parlamento erigendo una barriera e dichiarando l’inutilità di votare per i “partitini”. Questa esclusione ha inferto una ferita profondissima alla democrazia italiana dal momento che le istanze sociali e laiche delle quali sono portatori gli esclusi non sono state fatte proprie dal PD che rifiuta la qualifica di sinistra e l’iscrizione ai partiti del socialismo europeo. Quindi il sistema politico si è squilibrato tutto a destra con l’aggravante di Confederazioni Sindacali collaborazioniste che anche quando mostrano di non condividere, di scioperare, non si azzardano a toccare il ghetto dentro cui è stato rinchiuso il mondo del lavoro: non mettono in discussione né il precariato, né il meccanismo di impoverimento dei lavoratori, nè la riduzione del welfare. Si limitano ad addolcire le amarissime pillole che vengono propinate da misure governative come il recente, umiliante provvedimento sull’indennità di disoccupazione dei precari calcolata in spiccioli tipo socialcard.

Che i due partiti che occupano grandissima parte del Parlamento sono intercambiali si è visto durante il governo Prodi che ha deluso profondamente e fatto sbandare e non votare l’elettorato si sinistra con la sua linea di capitalismo compassionevole. Solo carità una tantum, niente diritti!! Una sorta di gara con un occhio alla sede centrale del liberismo ,gli Usa, per mostrarsi più bravi della destra nel tenere a stecchetto le classi lavoratrici, nella politica filoisraeliana, nella politica colonialista dell’impero (che ora si accinge a massacrare ancora di più l’Afghanistan con la grottesca motivazione di liberare le donne dal velo e dai talebani. Mentre Obama, per quanto condizionato dalle multinazionali e da un elettorato diseducato da diecine di anni da ogni forma di socialità riduce drasticamente gli emolumenti ai managers, Franceschini e i suoi non si azzardano a chiedere la tassazione delle rendite finanziarie e si limitano a colpire con una mano vellutata i pescecani che da sempre divorano questo Paese e battono cassa sempre.

Non ricordo un momento, una fase, in cui la Confindustria non abbia chiesto soldi allo Stato. Mercato si ma soltanto di facciata. Dietro la facciata oligopoli ed accordi che ogni tanto ricevono un ridicolo buffetto dai Garanti peraltro superpagati e desiderosi di conservare il loro posto tenendosi buoni “quelli che contano”.

Quindi lo squilibrio a destra dell’Italia è enorme e difficilmente recuperabile. Per nostra disgrazia, i partiti della sinistra radicale aspirano alla alleanza o collaborano in un modo o nell’altro con il PD. Fava, Vendola e gli altri non chiedono di meglio che aprire un corridoio di comunicazione con il PD ed i comunisti di Di Liberto e Ferrero stentano a staccarsi dalle scandalose collaborazioni con i persecutori dei lavavetri o i finanziatori delle ronde. I socialisti accettano la legge Biagi e sono disponibili ad ogni forma di collaborazione anche immediata. Insomma, la sinistra radicale ed il Ps non solo non costituiscono una forza di calamitazione ed un punto di riferimento per condizionare a vantaggio del movimento operaio il PD ma rischiano di essere risucchiati da questo che a sua volta è ossessionato dalla voglia di conquistare l’elettorato della destra italiana. Il motore della politica italiana è la destra!

Poteva avere un ruolo positivo la CGIL ma questa ha avuto una involuzione che oramai la distingue dai sindacati europei e comunque se non sta in riga ci pensa il PD a t
irarle le orecchie dal momento che la Cisl è dislocata anch’essa nel PD ed è molto ligia alle linee della Confindustria e del Governo. Ricordiamo il Patto per l’Italia ed i recenti accordi con Prodi e con Berlusconi che hanno tolto ancora qualcosa ai lavoratori ed ai pensionati. Le Confederazioni sindacali italiane sono una realtà paradossale: anzicchè dare qualcosa ai lavoratori la tolgono.
Certo, al peggio non c’è mai fine. Ma la situazione nella quale stiamo non è delle più promettenti.