BENEDIZIONI

di Antonia Sani
da www.italialaica.it

Quando si chiamava “benedizione delle case” era una tradizione vissuta in maniera acritica, come: fare il presepio a natale, mangiare l’agnello pasquale, sposarsi in chiesa… una di quelle tradizioni in cui la consapevolezza di aderire a un rito religioso cedeva il posto al piacere della consuetudine, una sorta di secolarizzazione… senza laicità

Una volta si chiamava “benedizione delle case” . Nei giorni vicini alla Pasqua, il parroco con l’aspersorio e il chierichetto con la cotta bianca, il cestino per raccogliere le uova ricevute in offerta, percorrevano a piedi le strade andando di casa in casa; “l’acqua santa” veniva irrorata in ogni stanza (noi bambini ci domandavamo sempre perché la nonna chiudesse la porta del bagno…). Era una tradizione vissuta in maniera acritica, come: fare il presepio a natale, mangiare l’agnello pasquale, sposarsi in chiesa… una di quelle tradizioni in cui la consapevolezza di aderire a un rito religioso cedeva il posto al piacere della consuetudine, una sorta di secolarizzazione.. senza laicità.

Da un paio d’anni, in apparente ossequio all’imprescindibile rispetto del principio della libertà di coscienza, la “benedizione delle case” ha assunto modalità inedite, che rivelano la loro piena funzionalità alla strategia messa in atto dalle gerarchie vaticane per continuare a negare il riconoscimento delle unioni di fatto. Il sacerdote non benedice più la casa con i suoi abitanti, ma la famiglia. Così sta scritto in una sorta di tabella posta negli edifici condominiali vicino al “gabbiotto” del portiere o alla parete dell’ascensore. Le “famiglie” che desiderano ricevere la benedizione sono invitate ad apporre il proprio cognome sulla scheda. Si tratta di un’evidente violazione della privacy, contro la quale non bisogna stancarsi di esporre denuncia. Sotto la forma ipocrita di un falso rispetto della libertà di coscienza (si è liberi di scegliere e non si è più obbligati a trovarsi a tu per tu col sacerdote benedicente che non si desidera ricevere), l’autorità ecclesiastica viola con arroganza il diritto di ciascuno alla riservatezza in materia di fede religiosa.

E poi, solo le famiglie fondate sul matrimonio (religioso?) hanno diritto a chiedere la benedizione? E i single? E coloro che vivono con parenti e/o amici a vario titolo senza essere uniti da vincolo matrimoniale?

Così come il crocefisso anche la benedizione pasquale rischia di venire brandita come spada in difesa di una nicchia identitaria che di sacro non ha davvero più nulla. Una nicchia che deve valere per tutti gli italiani. Così è considerato “normale” il menù quaresimale nelle mense scolastiche delle scuole romane, imposto a tutti e a tutte. E così sarà stata considerata “normale” la recente visione in tv dell’alto prelato che benediceva con l’aspersorio la cerimonia dell’86° anniversario della fondazione dell’Aeronautica alla presenza di un impassibile presidente Napolitano, che a fianco del ministro La Russa si preoccupava più di esaltare la funzione degli apparati militari come garanti della coesione sociale (!) che di ricusare un rito incompatibile con la laicità dello Stato…