USA-CUBA: OBAMA CAMBIA ROTTA?

di Fabrizio Casari
da www.altrenotizie.org

Fine delle restrizioni per i viaggi e le rimesse in denaro. Il milione e mezzo di cubani residenti negli Usa, potranno recarsi quando vogliono a Cuba e saranno liberi, da ora, d’inviare la quantità di denaro che vogliono ai loro parenti sull’isola. Inoltre, le compagnie telefoniche statunitensi potranno chiedere regolari licenze di operatori per la telefonia cubana. Il Presidente statunitense Barak Obama, nel processo di smantellamento graduale delle politiche dell’Amministrazione Bush – che imponeva un viaggio ogni tre anni e un massimo di cento dollari mensili nell’invio di denaro – ha deciso di muovere un primo, significativo passo, verso la normalizzazione delle relazioni con Cuba. Non è ancora quello di cui c’è bisogno, ma è comunque qualcosa d’importante. Dopo quasi cinquant’anni di blocco, eufemisticamente definito embargo, anacronistico nelle sue logiche e criminale nei suoi effetti, gli Usa annunciano, pur con ogni prudenza, l’inizio di una nuova fase nella loro politica verso l’isola socialista.

Secondo quanto stimato dal Wall Street Journal, il volume delle rimesse verso Cuba da parte del milione e mezzo di cubani che vivono negli Usa (ottocentomila dei quali in Florida) ammontano a oltre un miliardo di dollari l’anno, mentre altri 500 milioni arrivano sull’isola provenienti dall’emigrazione cubana residente in Spagna, Messico e Porto Rico. Invio che fino ad oggi aveniva effettuato tramite corrieri e che da ora, facile prevederlo, data la possibilità d’invio senza limiti, risulterà notevolmente maggiore. Ossigeno per gli abitanti dell’isola, vittime esclusive di un blocco che ha condannato almeno quattro generazioni di cubani.

Del resto, nel sostenere la scelta di Obama, ha avuto un ruolo deciso un rapporto bipartisan del Congresso Usa pubblicato lo scorso 23 Febbraio, dal titolo “Cambiare la politica verso Cuba a favore degli interessi nazionali degli Stati Uniti”. Il rapporto, di 25 pagine, raccomandava al Presidente “il compimento di un primo passo unilaterale verso L’Avana” e Richard Lugar, promotore dello stesso, suggeriva proprio l’abolizione delle misure introdotte da Bush nel 2004, misura possibile anche solo con un Decreto presidenziale. Lo stesso documento sottolineava come “un tale gesto potrebbe favorire un clima sereno e positivo verso gli Usa da parte dei paesi latinoamericani”.

Detto fatto. La decisione di Obama arriva proprio alla vigilia del Vertice delle Americhe che si svolgerà a Trinidad e Tobago dal 19 al 21 di Aprile. Una decisione che rappresenta un biglietto da visita gradito per l’insieme della comunità latinoamericana – Brasile in testa – che, sin dall’insediamento di Obama alla Casa Bianca, aveva esercitato discrete quanto decise pressioni per un mutamento concreto delle politiche di Washington verso L’Avana. Proprio in occasione del Vertice, con ogni probabilità Cuba verrà riammessa nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), dalla quale era stata estromessa per volere degli Usa.

La risposta cubana é arrivata prontamente ed appare improntata ad un misto di fiducia e prudenza. In una nota, Fidel Castro afferma che Cuba “non accusa Obama delle atrocità commesse da altri governi degli Stati Uniti” e non dubita della “sua sincerità e della sua volontà di cambiare la politica e l’immagine degli Stati Uniti”, sottolineando che ora “ci sono le condizioni perché Obama sfrutti la sua capacità a condurre una politica costruttiva che rimpiazzi quella fallimentare portata avanti per mezzo secolo”. “Cuba – ha proseguito Fidel – ha resistito e resisterà ancora. Non tenderà la mano per chiedere l’elemosina. Andrà avanti con la testa alta, chiunque sia al potere a Washington”, ha assicurato il lider maximo ribadendo che Raul, succedutogli alla massima carica dello Stato, è disposto a negoziare con Washington solo “sulla base del massimo rispetto per la sovranità”.

Ma certo é che con questa decisione, Barak Obama rompe parzialmente non solo una penosa abitudine della politica estera statunitense ma, parallelamente, riduce al minimo l’influenza della lobby cubano-americana più reazionaria, diretta dalla FNCA e da alcuni congressisti eletti in Florida, che ha avuto la capacità lungo circa trent’anni di determinare la politica statunitense verso Cuba in particolare e nell’area dei Caraibi e del Centroamerica in generale. Perché seppure apparentemente la FNCA non può biasimare l’invio di denaro senza inimicarsi definitivamente tutta la comunità cubano-americana, è fuor di dubbio che la decisione della Casa Bianca li preoccupa non poco. Alfieri della guerra totale contro l’isola, convinti che quest’amministrazione possa davvero procedere sul cammino della rimozione del blocco, sanno che se ciò avvenisse, oltre ad un miglioramento netto dell’economia dell’isola, sarebbe la fine per la lobby terroristico mafiosa guidata proprio dalla FNCA. Del resto, il potere d’interdizione della stessa FNCA, non aveva impedito ad Obama di vincere in Florida con il 57,2% dei voti, a dimostrazione che gli stessi cubano-americani sono ormai stanchi di una guerra contro l’isola che non potrà mai essere vinta.

Persino sul fronte della collaborazione giuridica con Cuba la FNCA ha ricevuto un altro duro colpo: pochi giorni orsono, infatti, a seguito di indagini condotte dall’FBI di Miami in territorio cubano, un grand jury di El Paso, in Texas, ha formulato nuove accuse ai danni del Posada Carrile. Sono accuse collegate alla serie di attentati del 1997 sul territorio cubano, tra cui quello a L’Avana, nell’hotel Copacabana, dove morì l’italiano Fabio Di Celmo. Posada è accusato di aver mentito ad una corte americana in merito al suo ruolo negli attentati a Cuba. Accuse di spergiuro che vanno aggiunte a quelle di aver mentito circa la sua richiesta di cittadinanza negli USA e su come é effettivamente entrato negli USA, che si aggiungono a quella più grave, quella di aver ostruito le ricerche degli investigatori americani per “terrorismo internazionale”. E se Posada tornerà in cella, qualcuno – e non pochi – della FNCA potrebbe seguirlo. Sarebbero due splendide notizie.