5 per mille alla ricostruzione: insostenibile demagogia

di Gianpaolo Concari
da www.peacereporter.net

Il ministro Tremonti annuncia che sarà possibile destinare il 5 per mille ai terremotati. Una manovra demagogica, con pochi effetti pratici e che sottrae risorse anziché fornirne di nuove

La notizia è stata riportata prima dall’Ansa e da alcuni giornali radio: sono state avviate le procedure per destinare il 5 per mille ai terremotati dell’Abruzzo. In attesa di leggere la reale portata della manovra, le anticipazioni sono inquietanti.

E’ una manovra da furbetti, demagogica e che non porta alcuna nuova risorsa mentre ne sottrae a chi già opera a favore dei terremotati. Insomma si tratta di una trappola. Vediamo come e perché.

Per prima cosa i tempi. C’è una necessaria, incontrovertibile, sfasatura tra l’impellente necessità di trovare risorse per far fronte alle emergenze e il momento in cui il 5 per mille diventerà disponibile: non meno di due anni, se non tre, come sta avvenendo per i fondi relativi ai redditi 2006.

Nel frattempo con quali risorse faremo fronte alle necessità di ripristino dei servizi pubblici a dir poco essenziali quali la sanità e la giustizia? L’ospedale principale e il palazzo di giustizia dell’Aquila sono seriamente danneggiati e saranno inutilizzabili per molto tempo ancora.

La manovra sottrae risorse. Se si amplia la platea dei destinatari non si fa che sottrarre risorse anche a quelle organizzazioni che attualmente sono impegnate (e lo saranno ancora per molto tempo) nell’attività di assistenza ai terremotati.

La spina dorsale del servizio di protezione civile italiano è infatti costituito anche da centinaia di organizzazioni di volontariato che normalmente sono potenziali destinatarie del 5 per mille.

Non solo: ma si sottraggono risorse a chi è impegnato nelle attività di assistenza a soggetti svantaggiati oppure alla ricerca scientifica.

Aggiungiamo anche che per i fondi destinabili al 5 per mille c’è un tetto e quindi non si può andare oltre la somma stanziata dalla legge finanziaria.

In altri termini: lo Stato cerca la sussidiarietà nei servizi sociali e poi dice arrangiatevi.

In realtà di fondi per il terremoto ce ne sono già ora disponibili. Tecnicamente hanno la stessa tempistica del 5 per mille, ma possono essere anticipati e quindi smobilizzati.

Si tratta infatti dell’8 per mille che, se destinato allo Stato, secondo l’art. 2, comma 1, del d.P.R. 10/03/1998 n. 76, deve essere impiegato per
– interventi straordinati per fame nel mondo
– calamità naturali
– assistenza ai rifugiati
– conservazione di beni culturali

Avete letto bene. Ci sono già le calamità naturali.
Basterebbe perciò “blindare” i fondi dell’8 per mille per indirizzare nuove risorse alla popolazione abruzzese.

Ho usato il verbo “blindare” perché in questi anni l’8 per mille destinato allo Stato e quindi teoricamente finalizzato a queste aree di intervento, è stato invece depauperato perché utilizzato per chiudere improvvise falle di bilancio o, peggio ancora, per rifinanziare missioni di (dubbia) pace all’estero.

Vale la pena di ricordare che, al di là di qualsivoglia pregiudizio ideologico, è incontrovertibile che le nostre truppe sono impegnate in Afghanistan da ormai 8 anni e che, con la rimozionedegli ultimi caveat, possono essere liberamente impegnate in azioni di guerra, e già lo sono state.

Chi scrive è perciò fermamente convinto che si dovrebbe agire sull’8 per mille, stabilendo che una fetta maggiore di questi fondi, sia destinata alle opere di ricostruzione e alla conservazione dei beni culturali danneggiati.

Vale anche la pena di ricordare che l’8 per mille non ha un tetto massimo se non nell’ammontare globale dell’I.R.Pe.F..

La manovra è da furbetti. Quale forza politica vorrà criticare questo annuncio? Credo che in pochi lo faranno. Modi e tempi per segnalare il trucco sono limitatissimi e il rischio di passare per chi vuole contrastare le buone azioni per il gusto di criticare le decisioni della maggioranza, è altissimo.

—————————————-

Solidarietà in disprezzo dell’Italia solidale
di Gennaro Carotenuto

La possibilità di donare il “5 per mille” dell’Irpef destinandolo ai terremotati dell’Abruzzo incontrerà il favore immediato di centinaia di migliaia di italiani ma è una fotografia reale del disprezzo del governo per la società civile del nostro paese.

Il cinque per mille è infatti una delle poche maniere partecipative che hanno i cittadini della Repubblica per decidere come viene destinata una parte minima ma significativa (un duecentesimo) delle loro tasse. E’ così che si finanziano associazioni, enti di ricerca, ong, organismi di solidarietà, no profit, terzo settore. E’ così che si finanzia l’AVIS, alla quale migliaia di persone devono la vita attraverso il sangue, oppure l’ANT, l’associazione che si occupa gratuitamente a domicilio dei malati oncologici terminali, supplendo alle carenze della sanità pubblica e alla quale chi scrive fin dall’inizio destina e chiede di destinare il proprio “5 per mille”.

Sull’onda dell’emozione per il terremoto e del facile battage pubblicitario, c’è da giurare che decine di migliaia di italiani svieranno la loro scelta verso il terremoto, partecipando attivamente al sistematico gioco delle tre carte di come il duo Berlusconi-Tremonti sta gestendo i soldi pubblici (vedi crisi economica), spostandoli da qui a là, da lì a sotto, da sinistra a destra riconteggiandoli infinite volte e facendo ammuina come i soldati di Re Franceschiello nella battaglia del Garigliano. Anche stavolta è una partita di giro a costo zero per il governo e i suoi clienti: meno soldi partecipativi alla solidarietà in senso esteso per girarli alla solidarietà ai terremotati (o ai palazzinari?).

Dunque chi sicuramente pagherà per il terremoto in Abruzzo sarà l’Italia solidale. Così l’ANT (o migliaia di istituzioni altrettanto degne) dovrà dare assistenza a meno malati oncologici terminali abbandonando a se stessi gli altri. A voler essere perfidi vi era una soluzione più lineare. Come mai Giulio Tremonti non ha pensato a destinare ai terremotati il negletto “8 per mille” che qualche italiano destina allo Stato? Forse perché così per la prima volta l’8 per mille allo Stato sarebbe entrato in concorrenza con l’8 per mille alla chiesa cattolica destinato in larga parte al sostentamento del clero. Forse perché la protesta della chiesa cattolica avrebbe danneggiato il clima da gigante buono del Mulino Bianco che rimette a posto le casine dell’Aquila con il quale i media rappresentano il “caro leader”, mentre quella di centinaia di piccole associazioni strozzate non farà chiasso.

Silvio Berlusconi lo ha giurato sulle bare dei morti in Abruzzo: “lo stato c’è e non vi abbandonerà”. Per intanto ci sono le tasche degli italiani (la campagna degli SMS alla protezione civile è pervasiva, un Euro e siamo solidali low-cost) e l’occasione col “5 per mille” di dare una mazzata forse mortale a quell’associazionismo solidale che su quei soldi contava.

——————————————-

L’imbroglio del 5 per mille
di Alfonso Gianni

Per Berlusconi il terremoto è diventata la migliore campagna elettorale possibile, per giunta giocata in largo anticipo e in totale assenza delle forze dell’opposizione parlamentare. Certamente la prova d’Abruzzo dal suo punto di vista la sta affrontando alla grande. La sua presenza sul teatro della tragedia è costante e meticolosamente seguita dai mass-media. Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco. Se si stesse tutti più attenti, i motivi per mettere perfino in ri
dicolo le scelte del governo non mancano davvero.

Tra pochi giorni, quando verrà compilata la annuale dichiarazione dei redditi, ci sarà anche la possibilità di destinare alle popolazioni colpite dal terremoto il 5 per mille. Tutto ciò sarebbe il frutto della generosità e della capacità amministrativa del governo che metterebbe a disposizione dei cittadini una nuova via con la quale esercitare il loro senso di solidarietà.
Ma le cose non stanno affatto in questi termini. Il 5 per mille non è una tassa aggiuntiva di scopo. Quei soldi sono già destinati al mondo del volontariato e della ricerca scientifica. Perciò non si tratterebbe di soldi ‘freschi’, ma semplicemente dello spostamento di fondi già previsti per iniziative sociali ai terremotati d’Abruzzo.

Questo spostamento può avvenire sia dal mondo del volontariato e non profit, che dallo Stato ai terremotati. Sarebbe quindi molto meglio che non si togliessero soldi alle associazioni e al volontariato, gli stessi che vengono chiamati in causa e lodati per gli atti di generosità nella circostanza di calamità naturali, perché in questo modo non si fa altro che indebolirlo, limitandone le possibilità di svolgere sia le funzioni di prima assistenza in cui già sono impegnati sia quelle attività di supporto psicologico e di promozione sociale indispensabili una volta passata l’emergenza.

Così come sarebbe molto meglio che non si togliessero fondi alla ricerca medico-farmacologica per sconfiggere nuove e vecchie malattie. Perché non adottare invece misure possibili ma di segno diverso, come l’abolizione dell’esenzione del pagamento dell’Ici sulla prima casa per i ceti più abbienti che questo governo ha introdotto con la passata legge finanziaria.

Ancora oggi è in corso la ripartizione del 5 per mille versato nel 2007. Quindi è prevedibile che i soldi che verranno versati con la dichiarazione dei redditi 2009 saranno ripartiti e resi utilizzabili solo due anni dopo. In sostanza i terremotati potrebbero ricevere questi fondi non prima del 2011, con buona pace della velocità della ricostruzione assicurata dalle dichiarazioni governative di questi giorni.

L’operazione del governo è chiara. La solidarietà dei cittadini italiani, cosa assai reale e consistente come si è visto in questi giorni, viene strumentalizzata dalla retorica governativa allo scopo di non ledere gli interessi delle classi più abbienti e di non rinunciare ad inutili, dannosi e faraonici progetti di spesa.

Fra questi vi è, come è noto, la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Ma anche la consumazione dell’inutile rito del G8 alla Maddalena – ancora più superfluo dopo il flop del fratello maggiore, il G20 di Londra – i cui costi, 400 milioni di euro secondo le stime della stessa presidenza del Consiglio, sono curiosamente pari proprio alla cifra complessiva del 5 per mille versato nel 2006.

Basterebbe dunque rinunciare all’appuntamento della Maddalena e si otterrebbe il risultato multiplo di non tagliare i fondi al volontariato, di soccorrere e sostenere effettivamente le popolazioni d’Abruzzo, infine di evitare quella farsa dai risvolti spesso tragici che si chiama G8.