In politica quando il branco agisce, stupra ogni cosa

di Bruno Ceccarelli

Dall’accordo sulla contrattazione sindacale che prevede/impone ai lavoratori, nella ipotesi di un conflitto, il non sciopero, alla proposta di legge, la 2271, da parte di un alto numero di deputati con la quale si vorrebbe impedire alle Associazione ambientaliste di svolgere la loro missione. Fino all’approvazione, al Senato di una mozione con la quale si nega la crisi climatica e la responsabilità dell’uomo

E’ noto, lo sanno scientificamente gli etologi, lo sappiamo tutti per esperienza, che ci sono molte specie animali che agiscono in branco. La loro organizzazione è assolutamente gerarchica. C’è un capo branco – il più forte – e ci sono i gregari. Spesso il gregario lotta non solo per la sopravvivenza di se stesso e del gruppo ma anche per manifestare obbedienza e sottomissione al capo branco.

E’ la natura. Quando ci vengono mostrate terribili scene in cui la fiera azzanna e uccide una altra specie o addirittura i piccoli della propria specie solo perché sono figli di un precedente capo branco, il nostro pensare, ancorché dolorosamente colpito, ricorre alla spiegazione della legge inesorabile della natura.

Quando ci vengono mostrate queste scene strazianti non ci passa mai l’idea che la specie homo possa avere il medesimo comportamento verso la propria specie e verso tutte le altre specie animali.

Ma è davvero cosi? Molti di noi, con dolore, se lo chiedono nelle circostanze di manifestazioni razziste, quando il branco aggredisce un diverso e lo ferisce duramente o addirittura lo uccide. Non è certo il colore della pelle o la condizione sociale che fa di un uomo una specie diversa dagli altri uomini.

E tuttavia il razzismo agisce e spesso l’uomo all’interno del branco si comporta come una fiera. A differenza dell’istinto naturale che agisce negli animali per motivi di cibo, per gli uomini per quale motivo l’istinto agisca è difficile comprenderlo. Anzi l’uomo ha una caratteristica davvero innaturale. Riesce a comportarsi da fiera all’interno delle mura domestiche ed essere branco e agire in modo selvaggio in molte circostanze.

Un esempio tragico è lo stupro nei confronti della donna. Doppiamente selvaggio perché lo si fa verso un essere umano considerato più debole e perché la primitiva ferocia si manifesta per provare sensazioni (?) di godimento. Chi scrive non è certo uomo della scienza medica o della psicologia e quindi affronta questa tematica con titubanza e perfino con una certa ritrosità.

Ma come si fa, mi chiedo, a non pensare al branco e ai significati collegati alle funzioni del capo branco e alle istintive pulsioni dei gregari, quando in poco tempo, nel mondo della politica, accadono questioni che apparentemente sembrerebbero fuori dal mondo. Iniziative e scelte apparentemente senza nessuna logica se non quella appunto, da parte di gregari, di compiacere un capobranco? Mi riferisco a tre cose precise, seppure formalmente lontane e distanti tra loro.

Mi riferisco all’accordo sulla contrattazione sindacale, non sottoscritto dalla CGIL, che prevede/impone ai lavoratori, nella ipotesi di un conflitto, il non sciopero. Dal modello, costruito in oltre un secolo di lotte, che in caso di conflitto sociale, anche aspro, la soluzione fosse il risultato di un nuovo equilibrio tra le parti (unanime è il giudizio nelle società più avanzate che questo è stato uno dei motori del progresso sociale e democratico dell’uomo), oggi siamo alla proposta del conflitto virtuale, dello sciopero che si fa lavorando gratis.

Evidente pare la volontà di atomizzare il mondo del lavoro, la ricerca di affermare nuovi valori interiorizzati. Quelli che si traducono in una visione selvaggia: ognuno pensi per se. Anzi ancora peggio, siamo alla proposta che ognuno pensi per se anche a danno di tutti gli altri. E’ la manifestazione di una forma di comportamento da branco che, forse, supera perfino un retaggio barbarico che probabilmente ci si porta dentro, da secoli, come un cancro non estirpato.

Mi riferisco ancora alla proposta di legge, la 2271, da parte di un alto numero di deputati con la quale si vorrebbe impedire alle Associazione ambientaliste di svolgere la loro missione, che consiste nell’esercitare una funzione a difesa dell’ambiente e a favore dei cittadini e non solo. In che modo lo si vuole impedire? Attraverso una sorta di intimidazione.

L’azienda Italia – cosi la chiamano questi solerti presentatori, soffre per la presenza di queste associazioni che dispongono della facoltà, non solo di esaminare i progetti ma anche di quella, addirittura, di poter ricorrere alla magistratura. Ebbene se lo fanno e avranno torto ne pagheranno le conseguenze ovvero i danni procurati alla azienda Italia. Incredibile! Viene da chiedersi perché solo le associazioni ambientaliste e non tutte, per esempio quella dei costruttori.

Pensare che il nostro amato paese sia una azienda è certamente il risultato di una impostazione che vuole compiacere il capo, che altro può essere? Mi diventa difficile immaginare che si voglia affermare una cultura che possa far credere che la democrazia sia un delitto da dover cancellare in ogni modo.

Infine, mi riferisco ai recenti lavori di approvazione di mozioni da parte del Senato. E’ stata approvata (credo il primo di aprile – “un pesce d’aprile velenoso”) una mozione con la quale i senatori, assumendo un ruolo di scienza del tutto fuori luogo, hanno fatto propria quella corrente di pensiero (minoritaria) che afferma che non solo non esiste nessun dato certo riguardo il riscaldamento del pianeta, ma che questa circostanza, in ogni caso, non dipenderebbe per nulla dalla attività dell’uomo.

Provo a riassumere. Ho già affermato che non è compito di chi scrive l’affermare un qualche collegamento tra questi avvenimenti e la cultura del branco che stupra o infierisce. Mi pare del tutto evidente, tuttavia, il significato politico di queste scelte. Si conferma la volontà, in forme diverse, di procedere senza tentennamenti verso un cambiamento delle stesse ragioni democratiche e costituzionali del nostro stare insieme. Il fallimento di questo modello di sviluppo che ci ha precipitato in una crisi profondissima e dalla quale è difficile capire come se ne esce, per questi signori la ricetta, invece, appare semplice perfino banale.

Se ne esce con un enorme salto indietro della storia. Se ne esce con la cancellazione di diritti e delle tutele, il ripristino di gerarchie sociali dal sapore medievale, una accentuazione delle diseguaglianze economiche tra pochi e tutti gli altri, una scuola per pochi e tanta ignoranza per gli altri. Se per farlo occorre essere o comportarsi da branco non fa differenza alcuna. Si cerca il risultato, come la fiera cerca il cibo.