PERCHE’ L’USO DEL FOSFORO BIANCO E’ UN CRIMINE DI GUERRA

di Eros Sana — giurista e portavoce di Zone d’Ecologie Populaire
da www.bastamag.net

Nel corso dell’attacco contro Gaza, l’esercito israeliano ha fatto uso di munizioni al fosforo bianco. Questa arma era stata utilizzata dagli Stati Uniti in Vietnam, dall’esercito russo contro i Ceceni … o dal dittatore Saddam Hussein contro i Curdi iracheni. Malgrado i danni alle popolazioni analoghi a quelli delle armi chimiche, il fosforo bianco viene ancora considerato dal diritto internazionale come “arma incendiaria” classica. In teoria.

I media internazionali hanno impiegato un po’ di tempo per testimoniare quello che un occhio un po’ esperto di questioni militari ha capito fin dall’inizio dei bombardamenti. Gli aerei da caccia, gli elicotteri e gli altri vettori venduti dagli Stati Uniti e utilizzati da Tsahal hanno impiegato munizioni con fosforo bianco. Blindati e artiglieria hanno fatto seguito durante l’attacco terrestre infliggendo alle popolazioni della Striscia di Gaza, una delle zone più densamente popolate al mondo, un diluvio di materiale iper-attivo che si ossida e si infiamma al contatto dell’aria e sprigiona un forte odore di aglio.

L’uso di questo tipo di armi è devastante. Le particelle incandescenti di fosforo bianco – chiamato “affettuosamente” Willy Pete [1] dai soldati britannici all’epoca della seconda Guerra mondiale e dai soldati USA in Vietnam – penetrano profondamente nella pelle, fino a fondere l’epidermide, la carne e le ossa.

Il fosforo bianco provoca ustioni chimiche multiple che possono continuare a bruciare all’interno del corpo, anche in assenza di ossigeno dell’aria. “Generalmente, quando un paziente presenta un’ustione, si sa come curarla e soprattutto non c’è peggioramento, racconta il dottor Nafez Abu Shaaban, capo del servizio ustionati all’ospedale Shifa. Qui, non solamente era impossibile, ma in più la piaga si ingrandiva sempre di più e, dopo qualche ora, dalla ferita usciva fumo bianco. L’unica soluzione che avevamo era di portare il più rapidamente possibile il paziente in sala operatoria.” [2] Queste ustioni sono spesso di secondo o terzo grado.

“Dal suo corpo usciva fumo”

Quello che c’è di ancora più infido in queste armi, è che le particelle di fosforo bianco si fissano sugli abiti mantenendo le loro capacità di distruzione. Così quando una prima vittima è colpita, è frequente che chi gli è vicino venga a sua volta ustionato nel tentare di prestare soccorso con il prendere o solo toccare i suoi vestiti [3].

Riguardo questo quadro clinico, le popolazioni palestinesi hanno vissuto il calvario dei bombardamenti ai quali si è aggiunto il dramma del fosforo bianco: donne, bambini e decine di altri civili che bruciano senza che chi è loro vicino possa efficacemente prestare loro soccorso, perché è raro che queste popolazioni siano informate sulle caratteristiche di questa arma.

Perché dunque Israele ha utilizzato queste armi? Per quale vantaggio operativo? E ciò in spregio del diritto umanitario internazionale? Un esperto militare israeliano offre l’argomento più frequentemente utilizzato dagli stati maggiori USA, britannico e israeliano – habitué nel ricorso al fosforo bianco: “Queste esplosioni hanno un aspetto straordinario e producono una quantità enorme di polvere che acceca il nemico e permette alle nostre forze di avanzare” [4].

“Colpisci e brucia”

L’altro argomento che i militari avanzano regolarmente è quello di illuminare le posizioni avversarie per poterle colpire meglio. Esplodendo nell’oscurità le munizioni di fosforo bianco scatenano una intensa luce bianca. Questo vantaggio operativo sarebbe da ponderare, se non da contestare. Esistono altri tipi di armi che permettono sia di illuminare sia di oscurare le posizioni avversarie senza tali conseguenze sulle popolazioni civili. Inoltre, oggigiorno tutte le forze armate moderne dispongono di numerosi dispositivi per la visione notturna (infrarossi, amplificatori di luce …).

Soprattutto, come può un vantaggio operativo giustificare l’uso di queste armi in zone così densamente popolate? Tanto più che il diritto umanitario internazionale impone di proporzionare l’uso di armi o di tecniche in funzione degli scopi da raggiungere e dei rischi che questi mezzi fanno correre alle popolazioni civili.

L’interesse tattico reale va ricercato altrove, nei commenti che hanno fatto seguito all’attacco e al massacro di Fallujah da parte della 1a forza di spedizione USA, dall’8 al 20 novembre 2004, nella tanto “stimata” rivista Field Artillery: “Il fosforo bianco si è rivelato essere una munizione efficace e polivalente. Noi l’abbiamo utilizzato (…) più tardi durante i combattimenti, come una potente arma psicologica contro gli insorti nelle trincee e nei tunnels quando non potevamo agire con munizioni esplosive. Erano missioni “Colpisci e brucia” [5] contro gli insorti, con utilizzo di fosforo bianco per stanarli e di munizioni esplosive per eliminarli.” [6].
Questo ci indica tre punti essenziali.

Quello che vogliono gli eserciti USA e israeliano sono i particolari effetti del fosforo bianco: la sua grande capacità di distruzione materiale e, soprattutto, i suoi notevoli effetti psicologici sulle popolazioni civili come sulle forze combattenti. Conviene terrorizzare il nemico sia che si tratti di forze combattenti che di popolazioni civili ritenute sostenere le prime esplicitamente o implicitamente. E’ la continuità di una dottrina militare USA – adottata dalle forze armate israeliane – più generale: “Shock and Awe”, letteralmente colpisci e terrorizza [7].

Grozny, Fallujah, Beirut, Gaza…

L’attacco israeliano a Gaza ha fatto così reagire il generale italiano Fabio Mini, già capo di stato-maggiore della NATO per i paesi del sud del mediterraneo e comandante delle forze di pace in Kosovo: “In Cecenia, in Afghanistan, in Libano e recentemente a Gaza, la deliberata strategia di colpire i civili per indebolire il sostegno della popolazione agli insorti, ai ribelli e ai cosiddetti terroristi è un’altra regressione, che ci riporta alle guerre controrivoluzionarie – che, del resto, sono sempre sfociate con la vittoria dei ribelli – ed alle atrocità dell’epoca delle occupazioni coloniali.

Il ricorso alla propaganda per giustificare e dissimulare queste regressioni ha l’aria di qualcosa già visto. Sono cambiati i nomi e i metodi ma gli effetti sono sempre gli stessi. La guerra psicologica tendente a dimostrare che i civili non fanno parte dei nostri obiettivi ma sono le vittime degli avversari, che se ne servono come scudo, non è cambiata da millenni ed è per questo che il nemico è sempre stato un criminale.” [8].

In questo non c’è niente di nuovo. Le forze armate coloniali riproducono gli stessi metodi operativi che discendono dalle medesime dottrine tattiche. Sono cose vecchie quanto la guerra stessa. Quello che là ha funzionato per schiacciare la resistenza dei popoli sarà riproposto qui. I metodi contro-insurrezionali messi in atto dall’esercito francese in Indocina e in Algeria vengono ancora insegnati nelle scuole di guerra di tutto il mondo [9]. L’esercito USA se ne ispira ancora ampiamente.

Avviene lo stesso per i metodi messi in atto dall’esercito coloniale britannico in Malesia, ma anche per quelli sperimentati dall’esercito russo contro i Ceceni [10] e quelli sviluppati dall’esercito israeliano contro la resistenza palestinese e libanese. Gli Stati Uniti hanno anche replicato in terra irachena e afgana le dottrine e i metodi di Tsahal, che a sua volta utilizza metodi USA “messi in luce” nei territori occupati e in Libano [11]. Il cerchio si chiude.

L’80% delle vittime di guerra sono civili

Anche Saddam Hussein ha utilizzato bombe al fosforo bianco contro il proprio popolo (in particolare contro i Curdi) nelle ore p
iù oscure del suo regno. Primi passi nella storia dei danni al popolo iracheno: le truppe USA hanno fatto lo stesso durante la loro occupazione dell’Iraq. Utilizzando contro il popolo che dicevano di venire a liberare le stesse armi del dittatore che lo opprimeva.

Nel dicembre 1994 in Cecenia, durante i combattimenti a Grozny, i mortai delle forze russe fecero piovere sulla città un diluvio di fuoco di fosforo bianco e rosso. Quanto a Israele, lo Stato ebraico non è al suo primo uso di questa terribile arma. Tsahal ha fatto uso di fosforo bianco in Libano in due riprese: durante l’assedio di Beirut nel 1982 e durante l’aggressione del 2006. E oggi a Gaza. L’imperialismo soffre di mimetismo militare e politico.

L’ultimo insegnamento legato all’impiego di munizioni al fosforo si trova su scala globale e riguarda l’evoluzione generale dei conflitti “moderni”. Questa evoluzione si inscrive nel quadro dell’esplosione di quelli che vengono definiti (eccessivamente) come conflitti asimmetrici. Malgrado quello che cerca di farci credere la propaganda militare, che vanta l’alta precisione chirurgica delle sue armi, le nuove guerre sono spaventosamente mortifere … per i civili.

Così, già nel 1999, nel suo libro New & Old War, Mary Kaldor, direttrice del Centre for the Study of Global Governance (London School of Economics and Political Science), sosteneva: “Essenzialmente, quello che nelle vecchie guerre veniva considerato come effetti collaterali indesiderati e illegittimi è diventato la principale modalità di combattimento delle guerre moderne. (…) Il modello di violenza dei nuovi tipi di guerra è confermato dalle statistiche sulle nuove guerre.

La tendenza ad evitare scontri e a dirigere la maggior parte della violenza contro i civili è dimostrata dalla drammatica crescita del rapporto tra vittime civili e militari. All’inizio del XX secolo, 85-90% delle vittime di guerra erano militari. Durante la Seconda Guerra mondiale, circa la metà delle vittime sono stati civili. Alla fine degli anni ’90, la proporzione di cento anni prima si è quasi esattamente capovolta e ai nostri giorni circa l’80% di tutte le vittime di guerra sono civili.”

L’analisi è condivisa dal generale italiano Fabio Mini: “La realtà è che le vittime civili, in spregio di tutte le regole del diritto internazionale, dei codici militari e degli usi di guerra, sono diventate il vero obiettivo delle guerre. Si è ritornati alla distruzione “strutturale” della Seconda Guerra mondiale, con i suoi tappeti di bombe, e al Vietnam con il napalm.”

Un’arma chimica o “solamente” incendiaria?

Cosa dice il diritto internazionale che possa permetterci di fare fronte a questi atti? Il diritto in materia è principalmente regolato dalla Convenzione sul divieto o la limitazione dell’impiego di certe armi classiche che possono essere considerate come producenti effetti traumatici eccessivi o che colpiscano senza discriminazione”, firmata il 10 ottobre 1980 e entrata in vigore il 2 dicembre 1983.

A questa Convenzione è allegato il Protocollo III sul divieto o la limitazione nell’impiego di “armi incendiarie” che determina il regime di diritto in materia di utilizzo di fosforo bianco. Bene, come di solito accade in questo genere di situazioni, il diritto è fonte di controversie.

Prima di tutto, è difficilmente concepibile che il diritto internazionale qualifichi le armi al fosforo bianco come armi incendiarie e non come armi chimiche, con le prime che beneficiano nel loro uso di un sistema giuridico meno stretto delle seconde. Quando si constatano gli effetti descritti in precedenza, è difficilmente concepibile considerare queste armi come non appartenenti alla categoria delle armi chimiche.

Tanto più che la definizione di cosa sia un’arma chimica, secondo la Convenzione sul divieto delle Armi Chimiche (CIAC), del 13 gennaio 1993, corrisponde perfettamente alle armi al fosforo bianco [12]. E’ proprio in tal senso che gli Stati Uniti – così come altri paesi europei – hanno condannato l’utilizzo da parte di Saddam Hussein di “armi chimiche” contro il suo popolo riferendosi al fosforo bianco [13].

Altro elemento obiettivo, Israele – come gli Stati Uniti – non ha firmato il Protocollo III. Ma anche questa convenzione presenta disposizioni troppo restrittive. Impedisce l’uso di armi incendiarie contro i civili o contro obiettivi militari posti all’interno di concentrazioni di civili. Restrizione importante, il testo non copre che le armi utilizzate intenzionalmente per incendiare un bersaglio ma non quelle che lo incendiano in modo indiretto. Così, ai termini del Protocollo, i dispositivi che utilizzano fosforo bianco per le sue proprietà fumogene o illuminanti possono essere utilizzati.

Tshahl si è infilato in questa breccia del diritto internazionale umanitario. Così l’esercito israeliano assicura che l’utilizzo delle sue armi “si esercita nel quadro dei confini legali del diritto internazionale”. E Mark Regev, portavoce del Primo ministro Ehud Olmert, precisa a l’AFP [Agenzia France Press, ndt]: “Queste munizioni utilizzate da Israele sono simili se non identiche a quelle utilizzate da tutte le democrazie occidentali, compresi gli stati membri della NATO”.

Qui si cade nella soggettività dell’interpretazione del diritto internazionale. E’ stabilito che le munizioni al fosforo bianco sono state utilizzate in zone estremamente popolate; è ugualmente stabilito che, a più riprese, l’esercito israeliano ha volontariamente mirato ad edifici civili (scuole, ospedali, abitazioni …) con il pretesto che dalle immediate vicinanze proveniva fuoco nemico. Come si può quindi considerare che Tsahal non abbia utilizzato intenzionalmente queste armi?

L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch da parte sua stima che il diritto internazionale consuetudinario, nel senso definito dalla Corte internazionale di Giustizia [14], proibisce in modo chiaro l’uso di armi al fosforo bianco in zone così densamente popolate come la striscia di Gaza.

Israele e i suoi soldati sono posti di fronte a denunce per crimini di guerra provenienti da singoli o da organizzazioni non governative. Sembrerebbe evidente che l’uso intenzionale, sproporzionato e sconsiderato del fosforo bianco contro le popolazioni civili di Gaza rientra in questa qualificazione giuridica. Spetta adesso agli Stati e ad altre organizzazioni internazionali, così come alle istanze giuridiche internazionali di raccogliere due sfide fondamentali: fare evolvere il diritto internazionale umanitario tanto velocemente quanto evolvono le dottrine e le pratiche militari e trattare lo Stato d’Israele come ogni altro stato al mondo.

NOTE
[1] In inglese fosforo bianco si dice white phosphorus, WP
[2] Le phosphore blanc brûle toujours, à l’hôpital de Gaza, articolo di Pierre Barbancey per L’Humanité
[3] Le phosphore blanc brûle toujours, à l’hôpital de Gaza, op. cit. “Di primo mattino Salah apprende dai vicini che Mahmoud [colpito da fosforo bianco] è disteso in un campo, forse è morto. “I suoi abiti erano bruciati – Quando ho pulito il suo viso annerito mi sono bruciato anch’io, dice mostrando le dita coperte di piaghe: Aveva piccole bruciature che si sono ingrandite. Si vedeva l’osso. Dal corpo usciva del fumo.”
[4] Israel rains fire on Gaza with phosphorus shells, articolo di Sheera Frenkel da Gerusalemme e Michael Evans del 5 gennaio 2009 per The Times.
[5] In inglese “Shake and Bake”
[6] Per scaricare l’articolo cliccare qui
[7] “Shock and awe” è una dottrina militare USA nata in un contesto post-guerra fredda e prima guerra del Golfo. E’ stata elaborata da Harlan K. Ullman e James P. Wade in seno alla National Defense University. Si basa sull’uso di una schiacciante potenza di fuoco, sulla gestione dell’informazione e delle manovre sul campo di battaglia e su uno spettacolare dispiegamento di forze per paralizzare la percezione del campo di battaglia de
ll’avversario e distruggere la sua volontà di combattere.
[8] Une régression humaine et stratégique, Fabio Mini, La Repubblica, articolo tradotto in Courrier International n. 952, dal 29 gennaio al 4 febbraio 2009. [Articolo originale La barbarie strategica, La Repubblica, 20 gennaio 2009]
[9] A titolo d’esempio, La Guerra moderna del Colonnello Roger Trinquier è stato abbondantemente utilizzato a Fort Benning come all’interno della sinistra Scuola Militare delle Americhe.
[10] Changing Russian urban tactics : the aftermath of the battle for Grozny, Lester W. Grau, INSS Strategic Forum, n. 38, luglio 1995.
[11] Al riguardo si veda, The New Walls of Baghdad, How the U.S. is Reproducing Israel’s Flawed Occupation Strategies in Ira, articolo di Steve Niva e The Israelisation of America’s war, articolo di Marwan Bishara per Al-Ahram.
[12] Leggere l’Articolo II, Définitions et critères alla fine della presente Convenzione.
[13] US Intelligence classified white phosphorus as “chemical weapon”, articolo del 23 novembre 2005 di Peter Popham e Anne Penketh per The Indipendent.
[14] “Lo Statuto della Corte internazionale di giustizia descrive il diritto internazionale consuetudinario come “prova di una pratica generale, accettata come diritto” E’ generalmente ammesso che l’esistenza di una regola di diritto internazionale consuetudinario esige due elementi, ossia da una parte che venga praticato dagli Stati(usus) e dall’altra la convinzione degli Stati che questa pratica è richiesta, proibita o autorizzata – secondo la natura della regola – in ragione di una regola di diritto (opinio juris sive necessitatis). Revue international de la Croix Rouge, CICR, Ginevra, p. 8.