Il futuro nelle mani dei cittadini abruzzesi

di Samanta Di Persio
da www.articolo21.info

“E’ presto per parlare di ricostruzione”, questo mi viene detto da più persone. Ma la gente sopravvissuta, ora incomincia a porsi delle domande. Riavrà la propria abitazione? Davvero per la fine dell’estate, prima dell’anno nuovo, o passeranno anni? È più di una settimana che io sono nella tendopoli di Coppito. Ieri c’è stato il primo sopralluogo dei tecnici, solo visivo, nella mia abitazione. Il palazzo dove abitavo è inagibile. L’ingegnere ha detto chiaramente: “Se avessero messo più ferro”. Sono lesionati anche i pilastri. Forse non lo butteranno giù, ma ingabbieranno le colonne portanti, un intervento che costa moltissimo. Chi lo pagherà questo intervento? È a carico dei cittadini, un costo che ricadrà su tutti.

Mentre chi ha sbagliato, ha tratto profitti sul risparmio della sicurezza dei cittadini, sicuramente se la caverà. La procura di L’Aquila ha aperto un’inchiesta. Dando uno sguardo alle condanne per i crolli di San Giuliano di Puglia, l’alluvione del Sarno, il terremoto dell’Irpinia ecc, le pene sono state massimo di 6 anni, quando non sono state archiviate le indagini. Qualcuno ha detto di ricostruire lì dove ci sono stati i crolli, qualcuno ha detto priorità alle chiese, qualcun altro ha parlato di “new town”, forse verrà anticipato il 33% a chi deve ricostruire (e il resto? Non c’è più lavoro e se verranno stanziati 400 euro a famiglia non saranno mai sufficienti a far fronte alla spesa per la ristrutturazione/ricostruzione). Il proclama del ministro Maroni è stato: “Servono 12 miliardi di euro”.

Come si fa a dire quanto serve se i tecnici ancora non finiscono il loro lavoro di verifica dei danni negli edifici? Nel mezzo della tragedia terremoto, il ruolo della politica dovrebbe essere di buon senso, anche di rinuncia a qualcosa se può servire alla ricostruzione di una città. Noi abruzzesi non siamo in grado di fare rinunce, non abbiamo più nulla. Si assiste al solito atteggiamento difensivo di uno status privilegiato. Personalmente ancora non ho capito quanto sia stato donato dai parlamentari del proprio stipendio alle vittime del terremoto.

Potrebbe essere di 300 milioni di euro il risparmio se si accorpassero le elezioni con il referendum, ma in nome di una Costituzione che c’è solo quando fa comodo, non è possibile. Per il ponte sullo stretto di Messina si è aspettato tanto, si potrebbe aspettare ancora, ma a quanto pare no, le grandi opere servono per rilanciare l’economia. Anche l’ospedale di L’Aquila è stata una grande opera che avrebbe dovuto garantire assistenza ai malati, ma così non è stato. Anzi, nemmeno aveva l’agibilità. E qui, mi sento di dire che le responsabilità sono bipartisan. Perché chi governa oggi, sicuramente nel 2000, quando l’ospedale è stato inaugurato, era all’opposizione.

Non mi ricordo ostracismi, anzi tutti con la fascia italiana a presenziare. È mancato il criterio, come ogni volta che ci sono interessi più importanti della collettività. Chi amministra non sa. Così come qualcuno che dice in Abruzzo la mafia non c’è. Perché allora, sono stati confiscati circa dieci terreni della provincia di L’Aquila alla mafia? Perché in Abruzzo abbiamo un numero di centri commerciali spropositato rispetto alla popolazione? Perché si parla di alberghi fantasma all’interno dell’area parco? Già un anno fa sul settimanale Left uscì un articolo sul riciclaggio di denaro in Abruzzo, una regione tranquilla, insospettabile, dove si può operare indisturbati.

La direzione che si sta prendendo sembrerebbe non essere diversa da quella del passato. Oggi c’è bisogno di una dimostrazione importante: per la ricostruzione serve trasparenza, serve il rispetto delle norme. Il presidente della regione Umbria, Lorenzetti suggeriva di affidare la ricostruzione ai cittadini. In Friuli i cittadini hanno deciso se affidarsi ad una ricostruzione privata o statale. Se c’è rischio infiltrazioni della criminalità organizzata: i tecnici valuteranno il danno, e il cittadino sceglierà chi glielo possa riparare. Questa potrebbe essere una cosa sensata. Così come sarà sensata una scheda (un bollino di identità) con nome e cognome all’interno delle abitazioni, in modo che sia chiaro chi è: l’ingegnere, il costruttore. Mettendoci la faccia, sarà più difficile fare i furbi.

Le persone hanno speso mediamente 200 mila euro, per le nuove costruzioni, pensando che fosse un investimento, non si aspettavano di certo sabbia al posto del cemento. I cittadini devono avere l’accortezza e la pretesa di chiedere un organo di vigilanza su quanto flusso di denaro arriverà e quanto denaro uscirà e per cosa sarà destinato, perché è proprio questa fase la vera emergenza.