LAICITÀ E LIBERO PENSIERO: INTERVISTA A MARIA MANTELLO

di Roberto Mercuri
da Agenzia radicale

“Disagio e Responsabilità” è il titolo del convegno che si è tenuto il 15 aprile pomeriggio nell’Aula Magna dell’Università Valdese di Roma, a cura della Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” . Associazione che prende le mosse dai movimenti del “Libero Pensiero” della seconda metà del 1800, e che strutturatasi a livello nazionale nel 1906, ancora ai nostri giorni è un punto di riferimento nella promozione della laicità.

Intervistiamo la presidente di questa Associazione, la prof.ssa Maria Mantello che molti già conoscono anche per articoli conferenze e saggi su Giordano Bruno, su Sigmund Freud, su Ernesto Nathan, sulle radici dell’antisemitismo, sull’etica laica, sulla scuola, sulla condizione della donna. Su questo ultimo argomento ricordiamo, in particolare, il suo più recente libro: Sessuofobia Chiesa cattolica Caccia alle streghe, il modello per il controllo e la repressione della donna, Procaccini editore.

Prof.ssa Mantello, in cosa si caratterizza essenzialmente l’impegno culturale e civile della storica Associazione che presiede?

Innanzitutto, brunianiamente, è necessario scoprire il valore della libertà, dell’esercizio responsabile della libertà. Il che significa che non posso imporre agli altri più di quanto gli altri possono pretendere di imporre a me. Questo principio dell’etica laica, che è alla base dello stato liberal-democratico, è a volte posto tra parentesi. L’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, che ha dato il suo piccolo contribuito a porlo a base della civile convivenza democratica, lo propugna ancora oggi, ricordando anche ai distratti che esso è il supremo valore della nostra Costituzione Repubblicana.

Il concetto di educazione alla libertà è molto importante per superare schemi precostituiti e modelli pregiudiziali, che finiscono col sacrificare la stessa libertà.

Certamente. Quando prevalgono visioni univoche del mondo si finisce per inibire la capacità di pensare e scegliere. Ci si affida ai tutori dell’ “anima”. E’ stato anche uno temi centrali del convegno di oggi. La pulsione a ripetere il già dato è negazione della spinta a sperimentarsi, a mettersi in gioco, a trovare soluzioni nuove. E perché questo accada non possiamo rinserrarci entro i circoli conclusi delle verità predefinite, tanto più pericolose quanto più assolute. Lo scopo ambizioso della nostra Associazione è proprio la liberazione della mente dai pregiudizi. E questo richiede esercizio individuale, anche nel pretendere dalle Istituzioni statali maggiore impegno a creare le condizioni perché questo avvenga. Perché alla libertà ci si deve educare, per poter esercitare responsabilmente diritti e doveri.

Libertà come base per i diritti civili e sociali, dunque.

L’affermazione dei diritti civili, dei diritti umani, non può esserci se non si creano le condizioni perché ognuno ne abbia consapevolezza. E quindi abbia fiducia nelle individuali possibilità di studio, di ricerca. Per pensare con la propria testa. Perché il principio del “valore autodeterminazione” sia un dovere per la realizzazione della propria singolare umanità. Il diritto alla libertà di autodeterminarsi è il riconoscimento infatti della dignità umana. E può esistere solo nella reciprocità. Nel rispetto della propria e delle altrui autodeterminazioni. Ecco perché è un dovere. E da perseguire con passione. Con “eroico furore” per usare il linguaggio di Giordano Bruno. La libertà allora è un fatto di giustizia. E bisogna contribuire a creare sempre più spazi di concreto, responsabile, realistico esercizio di libertà.

Accesso alle libertà significa che devo avere coscienza della necessità per ognuno di essere libero dal bisogno della soggezione. A tutti i livelli. Se non si ha questa consapevolezza si continua a pensare che tutto è concessione. Mentre i diritti umani (indipendenza economica compresa) sono un valore della comunità. Tutti li devono pretendere, e costruirli, nella reciprocità. E’ questa l’affermazione di una piena cittadinanza – ripeto quella che la nostra Costituzione sancisce – e che si conquista nella fiducia dell’autonomia di pensiero ed azione. Ed occorre il coraggio e la volontà dell’impegno individuale e sociale, perché si realizzi.

Per essere più laici allora?

Laicità vuol dire civiltà, progresso, democrazia. Ovvero rispetto di ciascun individuo e di una pluralità di visioni del mondo. Ognuno può esercitarle, senza ovviamente recare danno agli altri. E danno è anche imporre agli altri la nostra visione del mondo. Per questo, sarebbe necessaria una maggiore carità umana. Il concetto di carità è comune, perché è un valore laico. E la si esercita ponendo tra parentesi la tentazione di ergere a verità universale la propria verità, pretendendo magari che divenga legge dello Stato. Ecco rinunciare alle Verità con V maiuscola è un bell’atto di carità.

Può citare alcune delle battaglie di ieri e di oggi della Associazione Nazionale del Libero pensiero “Giordano Bruno”?

Le battaglie storiche dell’Associazione vanno dall’estensione del diritto di voto, all’istruzione statale. Dall’obiezione di coscienza al servizio militare, a quelle a favore della cremazione. Sembra strano oggi citare la cremazione, visto che il potervi accedere è un fatto condiviso. Ma fino a non pochi anni fa, trovava ostacoli insuperabili in chi credeva che potesse ostacolare la resurrezione cristiana dei corpi. Altre battaglie storiche sono quelle per la legittimità democratica e la difesa del sistema parlamentare: ieri contro il fascismo e “legge truffa” del 1953, oggi per un sistema elettorale più chiaro, e dove l’espressione di voto conti davvero (mi riferisco all’eliminazione delle preferenze e alle designazioni verticistiche dei partiti). Altre battaglie sono state quelle per il divorzio, per l’emancipazione delle donne e a favore degli anticoncezionali, per la legge sull’aborto, contro la legge 40 (procreazione assistita)… Battaglie ancora oggi attualissime. Ed ancora, quella per l’abolizione del Concordato e per l’estromissione dell’insegnamento cattolico dalle scuole della Repubblica.

Su questi ultimi punti sono tantissimi oggi i credenti che non sentono più il bisogno di uno Stato protettore per esercitare la loro fede. Essi sono convinti, anzi, che è proprio l’intimità della fede ad essere sacrificata sull’altare degli accordi tra ministri di culto e ministri dello Stato. Una sorta di voto di scambio che passa per il controllo delle coscienze. Tutto il contrario della laicità.

Lei è una studiosa di Giordano Bruno, di cui diffonde il pensiero con scritti, conferenze e convegni. Ma cosa affermava in sintesi Bruno? E perché il suo pensiero ha fatto (e forse fa) ancora paura?

Giordano Bruno è un filosofo dal pensiero complesso ed articolato. Quando parlava di infiniti mondi (oggi la scienza gli dà pienamente ragione) vedeva in questo l’infinito divenire della natura. Oggi il principio che ‘in natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma’ è alla base della ricerca. Noi oggi possiamo dirlo. Bruno fu bruciato vivo! Di questa natura -diceva il Nolano- fanno parte gli individui, che finalmente liberati dalla divisione di un cielo superiore ed una terra inferiore possono spiccare il volo per uscire dalla soggezione dogmatica, per porre in discussione il già definito delle supposte verità eterne ed immutabili.

Ecco allora che nell’infinito cosmo bruniano ognuno può sperimentare sentieri inesplorati di conoscenza e di azione. Alzare la testa anche contro i poteri costituiti e i controllori dell’anima che li reggono. Può andare oltre la “religione della soggezione” per scoprire la “religione civile”: il legame umano di una fratellanza basata sul terreno comune della libertà e del
rispetto reciproco. Da suddito diventare cittadino, fondando Repubbliche e leggi giuste. Insomma il Paradiso va creato sulla terra. Ed ognuno può e deve contribuire a questo. Si pensi alla Costituzione America, che ha posto la ricerca della felicità dei cittadini, come principio dello Stato e della sua tenuta. Un diritto che contrasta con l’ideologia della sofferenza e della rassegnazione. E Bruno lo rivendicava per sé e per tutti già nel XVI sec..

Il suo pensiero ha fatto paura -e fa paura- sia a chi non ha il coraggio di uscire dalla condizione di eterno minore perché trova insostenibile il peso della responsabilità, sia a chi su questa soggezione edifica il proprio potere. Un potere tanto più terribile, quanto più dogmatico. Bruno chiama a spiccare il volo della conoscenza, della libera ricerca, delle infinite possibilità della sperimentazione dell’esistenza. Bruno ci insegna che la storia è cambiare la storia.

Quindi è l’elogio del dubbio contro l’acquiescenza passiva. Asinina, come la chiamava. C’è da chiedersi ancora oggi col nostro filosofo, se la causa di questa mentalità da eterno minore, non sia effetto di una educazione religiosa che per secoli ha abituato all’obbedienza e alla rassegnazione. Pensiamo all’adagio: non si muove foglia che dio non voglia! E quando neppure il Padreterno basta, ecco la moltiplicazione di Santi e Madonne. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, tanto meno ai credenti. Ma siamo proprio sicuri che questo non abbia nulla a che fare col familismo amorale delle clientele e raccomandazioni? Una vera rovina per il nostro paese. Oggi si parla di merito, ma credo molto strumentalmente, visto che poi chi lo dovrebbe stabilire è il potente di turno, al di fuori di ogni controllo pubblico di questo esercizio decisionale.

Giordano Bruno, simbolo indiscusso della libertà di ricerca contro i recinti delle verità predefinite. Ma a suo avviso, chi può essere considerato il suo più degno erede?

Questi principi propugnati da altri intellettuali sono maturati nel grande filone del pensiero libertino, nell’illuminismo ed ancora nei grandi teorici della democrazia liberale e della giustizia sociale. Secondo me, il filosofo che forse più ne rappresenta la continuità, proprio per la critica radicale che porta alle false morali e al mondo rovesciato che hanno creato è F. Nietzsche. Un filosofo, che come Bruno, è stato spesso colpevolmente strumentalizzato o censurato. Ma stiamo attenti, a non cadere in una sorta di esaltazione mitologica, prodotta dalla fascinazione prodotta da chi è stato controcorrente. Sia perché non diventi un eroe. Irraggiungibile. E quindi utile a giustificare l’ignavia diffusa. Ma anche da utilizzare come bandiera per i fini più disparati, senza magari essersi presi la briga di studiarne e capirne il pensiero. A cominciare dalla lettura diretta dei testi, contestualizzandoli, storicizzandoli. Per poi coglierne, nella secolarizzazione, l’attualità. Ho visto tante volte Bruno utilizzato a sproposito, in modo fondamentalista. Tutto il contrario, quindi, di quanto egli pensava e faceva.

“Libero Pensiero” è il periodico che propugna i valori bruniani della laicità, di cui lei è anche direttrice. E può essere uno strumento prezioso per comprendere, ed approfondire il pensiero laico. Ce ne può parlare ?

E’ un periodico culturale, di cui mi occupo da anni, ma che da poco dirigo. Per molti anni il direttore è stato Bruno Segre, un maestro per tutti noi. Questo giornale non fa altro che affermare il valore culturale della laicità, che -teniamolo presente- è a base della nostra Costituzione. Quindi abbiamo la pretesa di informare affinché non venga tradita. E lo facciamo con i nostri poveri mezzi. E la fatica per mantenere l’edizione cartacea è notevole. Da qualche anno abbiamo anche l’edizione on-line (www.periodicoliberopensiero.it)