L’AEROPORTO TRA LE TERME

di Dacia Maraini
da Corriere della sera, 5 maggio 2009

C’è qualcosa di dissennato nel mito del progresso tecnologico senza limiti? Lo dicono in molti. Il progresso tecnologico non guidato e non controllato porta all’inquinamento, al disastro ecologico, agli abusi contro il territorio, allo sperpero dei soldi pubblici, alle malattie. E ci sono sempre nuovi dati che lo confermano. Eppure chi insegue il pericoloso mito del progresso illimitato dice il contrario. Per costoro non può che portare ricchezza, benessere, lavoro e civiltà.

Ma prendiamo un caso particolare: il progetto di un mega-aeroporto in una zona di grande valore archeologico e termale. La piccola e bellissima città di Viterbo con i suoi dintorni che mantengono vive le memorie della civiltà etrusca, è stata scelta per la realizzazione di un gigantesco aeroporto del “mordi e fuggi” come lo definiscono i viterbesi.

Lì in mezzo a un ricchissimo giardino archeologico, distruggendo resti preziosi, invadendo l’area termale chiamata Bulicame, si vorrebbero gettare tonnellate di cemento per un turismo diretto soprattutto verso Roma.

Curioso questo fatto: mentre le linee aeree perdono clienti ed entrano in crisi, gli aeroporti aumentano. Non è una contraddizione? Ora ogni piccola città pretende di avere il volo sotto casa per raggiungere le varie città del mondo. Naturalmente sono soldi che circolano, aziende che si arricchiscono, aerei che vengono comprati e venduti, biglietti che costano sempre meno. Ma qualcuno pensa alle conseguenze sul territorio, sul clima, sulla salute?

Il “Comitato contro l’aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo”, guidato da Antonella Litta (per informazioni e contatti: info@coipiediperterra.org, www.coipiediperterra.org), ha le idee chiare. Le sue battaglie vengono combattute soprattutto in rete, in collaborazione con il “Centro di ricerca per la pace” guidato da Peppe Sini.

I due Comitati danno voce ai cittadini, ai medici, ai geologi, agli ambientalisti. Spediscono lettere alle istituzioni governative. Chiedono un freno all’irresponsabile foga di cementificare e adulterare il Paese. Spiegano con razionalità le ragioni del no. Che non riguardano solo Viterbo ma tutto il nostro già troppo martoriato paese. Lo sviluppo tecnologico, ricordano, non può imporsi sulle leggi della natura che alla lunga si ribella provocando disastri: alluvioni, slavine, smottamenti, siccità, avvelenamento dell’acqua e dell’aria.

Certo è comodo volare da un aeroporto sotto casa nelle più belle città del mondo. Ma quanto ci costerebbe questa comodità? Intanto riflettiamo sul fatto che il traffico aereo contribuisce in larga misura al surriscaldamento del clima. E proprio nel momento in cui l’Italia prende seri impegni per ridurre il surriscaldamento, ci mettiamo a progettare nuovi aeroporti?

Certo la moltiplicazione dei voli può fare girare provvisoriamente il mercato, ma alla lunga risulta anche antieconomica perché è energivora. Mentre “l’umanità ha bisogno di una economia della sobrietà e della condivisione che consideri i limiti della biosfera e la scarsità delle risorse”.

Lo Stato si mostra generoso e avaro nello stesso tempo: con una mano dà soldi alle Compagnie aeree e con l’altra taglia i costi ambientali e sociali che vengono poi pagati dalle popolazioni più indifese e indigenti. Ha senso tutto questo?